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Notoriamente la capacità di produrre sofisticati sistemi d’arma rappresenta una delle principali espressioni tecnologiche di un Paese. E anche la Cina degli ultimi due decenni non fa eccezione. Notevoli investimenti in settori chiave del comparto tecnologico legato alla difesa e la creazione di colossi industriali del settore hanno consentito lo sviluppo e l’introduzione di sistemi di prim’ordine; grazie anche a un’espansione economica che ha consentito cospicui investimenti nel settore della difesa.

Parallelamente, a livello internazionale si sono sempre più diffusi testi e report e pubblicazioni accademiche relativi a fluidodinamica e aerodinamica computazionale, elettronica avanzata e computer, progettazione di satelliti,nanotecnologie e intelligenza artificiale, realizzati da autori cinesi a testimonianza dei continui progressi tecnologici.

I progressi scientifico-tecnologici

Ovviamente l’incremento dello strumento militare cinese è stato possibile grazie a un rapido sviluppo tecnologico, considerato dal governo cinese fondamentale non solo per il proprio strumento militare, ma anche per lo sviluppo generale del paese e del prestigio internazionale ad esso connesso. Conseguentemente, il 21esimo secolo ha visto numerosi provvedimenti del governo tendenti a promuovere un generale sviluppo scientifico-tecnologico della Cina, con lo scopo di migliorare ed evolvere il paese ma anche di ridurre, fino ad annullare, la dipendenza tecnologica dagli altri paesi. Dal punto di vista della politica interna, questo “nazionalismo tecnologico” viene visto positivamente anche dal punto di vista sociale e ideologico come una sorta di alternativa ai principi tradizionali del marxismo qualora questi comincino ad essere percepiti in modo più sfumato dal popolo cinese.

L’ascesa delle capacità tecnologiche cinesi si sta rafforzando grazie alla forte volontà da parte dello stato che fornisce sia una guida di politica di sviluppo, sia risorse appropriate. Circa il 30% di tutte le spese per la ricerca scientifico-tecnologica (che dovrebbe raggiungere il 2,5% del PIL nel 2020) viene destinato alla ricerca in campo militare, comprendendo anche applicazioni tecnologiche “dual use”. La spinta verso l’evoluzione scientifico-tecnologica della Cina subisce un notevolissimo impulso da quando, nel 2013, Xi Jinping assume la carica di Segretario del Partito comunista.

Nel maggio 2016 Xi Jinping ha ribadito l’importanza dell’innovazione scientifico-tecnologica affermando che “se la scienza e la tecnologia prosperano, la nazione prospera e se la scienza e la tecnologia sono forti, la nazione sarà forte”. Nel discorso Xi ha esaltato l’innovazione tecnologica come chiave per la modernizzazione delle forze armate, spingendo anche verso una maggiore collaborazione militare-civile per tecnologie dual-use. A conferma di quanto detto, nell’ottobre 2017, Xi ha sottolineato, durante il 19esimo congresso del Partito, l’importanza di rivitalizzare il paese attraverso la scienza e l’innovazione in una strategia di sviluppo militare-civile, entrambi elementi chiave per la costruzione di una società avanzata, con forze armate in grado di difendere un’economia moderna in un paese avanzato.

Le considerazioni operative e le dottrine di impiego militari cinesi subiscono un drastico cambiamento a partire dallo “show tecnologico” connesso alla Guerra del Golfo del 1992. I pianificatori militari cinesi compresero di essere di fronte a un quadro nuovo che poneva la superiorità scientifico-tecnologica come una della variabili fondamentali della guerra moderna. Da allora la Cina ha smesso di copiare la tecnologia militare di altri paesi (ad esempio dei sistemi d’arma a suo tempo forniti dall’Urss) per adattarla ai suoi bisogni, iniziando studi e progetti relativi a sistemi d’arma realmente nuovi e avanzati.

L’evoluzione della tecnologia militare cinese è globale: missili balistici, armi anti-satellite, velivoli da combattimento di ultima generazione, unità navali (comprese portaerei), fino alle armi ad impulso elettromagnetico (Emp, Electro-Magnetic Pulse). La modernizzazione tecnologica della Cina e delle sue forze armate sta procedendo più velocemente di quanto previsto da molti analisti occidentali. Sebbene per gli Usa sono ancora le capacità russe a rappresentare la minaccia di riferimento, l’interesse per le capacità militari della Cina è sempre più vivo da parte di Washington, soprattutto in termini di forze aeree e navali. Sebbene permangono luci e ombre e gli analisti sono scettici rispetto ad alcune capacità dei sistemi d’arma cinesi, i progressi sono ben chiari e tecnologicamente ed operativamente “aggressivi”, come il progetto di un missile aria-aria a lungo raggio specificamente concepito per colpire aerei cisterna e posti volanti di comando/controllo che orbitano solitamente fuori dalle zone di pericolo, e che rappresentano elementi essenziali (e vulnerabili) per qualsiasi operazione aerea moderna.

A tutto ciò va aggiunta una strategia commercialmente aggressiva nell’esportazione di sistemi d’arma: la riluttanza dei paesi occidentali a vendere armi sofisticate a paesi ritenuti non affidabili, instabili politicamente, potenzialmente ostili, o che appartengono ad aree particolarmente sensibili, lascia a Pechino campo libero in determinate aree geografiche. È il caso della vendita di velivoli senza pilota dotati di armamento, venduti dalla Cina a molti paesi (Pakistan e paesi africani e mediorientali). Sebbene mediamente il livello tecnologico sia inferiore agli analoghi sistemi occidentali, il prezzo ammonta a circa il 50% rendendoli appetibili anche dal punto di vista commerciale. Questa aggressività commerciale allarma i paesi occidentali: se è vero che un conflitto con la Cina non è attualmente concretamente ipotizzabile, gli occidentali potrebbero trovarsi a dover fronteggiare sistemi d’arma cinesi nelle mani di paesi concretamente ostili in caso di operazioni militari.

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