La storia torna a ripetersi per Il Cairo. L’Egitto, infatti, è nelle ultime ore al centro di un giallo che riguarderebbe la presunta fornitura di armi nei confronti di Mosca. È quanto emerge da un documento dell’intelligence statunitense ottenuto dal Washington Post tramite Discord, un’app popolare tra i gamer, nella quale si parla di presunte conversazioni tra Abdel Fattah al-Sisi e alti funzionari militari egiziani nelle quali si farebbe riferimento a piani per fornire alla Russia proiettili di artiglieria e polvere da sparo.
Se la notizia trovasse conferma, le rivelazioni porrebberro gli Stati Uniti un bivio: dovrebbero continuare a difendere e sostenere l’Egitto oppure no? Da Mosca, nel frattempo, giunge la risposta di Dmitri Peskov: le notizie sui presunti piani dell’Egitto sarebbero “un’altra bufala” e vanno trattate di conseguenza.
Cosa dice il documento dell’intelligence Usa
Il presidente al-Sisi, uno dei più stretti alleati degli Stati Uniti in Medio Oriente, avrebbe recentemente ordinato ai suoi sottoposti di produrre in segreto fino a 40mila razzi da mandare in Russia. Nel documento si evidenzia che lo scorso primo febbraio al-Sisi avrebbe chiesto ai suoi funzionari di mantenere segreta la produzione e la spedizione dei razzi “per evitare problemi con l’Occidente”. Stando sempre al documento trapelato, il leader egiziano avrebbe chiesto a una persona identificata solo come “Salah al-Din” di comunicare agli operai della fabbrica che i proiettili erano, in realtà, destinati all’esercito egiziano. Salah al-Din potrebbe essere probabilmente Mohamed Salah al-Din, il ministro di Stato per la Produzione militare, il quale avrebbe “ordinato alla sua gente di lavorare su turni se necessario perché era il minimo che l’Egitto potesse fare per ripagare la Russia per un aiuto non specificato in precedenza”.
La polvere da sparo offerta alla Russia sarebbe prodotta dalla Fabbrica 18, ovvero un vecchio impianto di produzione chimica: questa fabbrica militare è affiliata al ministero della Produzione Militare ove si producono esplosivi, propellenti, caricatori, mortai e motori a razzo. La fabbrica, il cui nome è
Abu Zaabal Company for Specialty Chemicals, è stata fondata nel 1950 per produrre propellenti ed esplosivi. Nel documento si citano anche i Sakr 45, ma non si dice esplicitamente se questi razzi, che sono compatibili con i lanciarazzi multipli Grad, vengano prodotti per la Russia.
“La posizione dell’Egitto fin dall’inizio si basa sul non coinvolgimento in questa crisi e sull’impegno a restare equidistante dalle parti, pur affermando il sostegno alla Carta delle Nazioni Unite e al diritto internazionale secondo le risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Ahmed Abu Zeid, a proposito del documento e della veridicità delle conversazioni riportate. “Continuiamo a sollecitare entrambe le parti a cessare le ostilità e raggiungere una soluzione politica attraverso i negoziati”, ha aggiunto. Un funzionario del governo degli Stati Uniti, parlando a condizione di anonimato in merito alla presunta iniziativa egiziana di esportare razzi alla Russia, ha spiegato che “non l’abbiamo visto accadere” e “non siamo al corrente dell’esecuzione di questo piano”. La portavoce del Pentagono, Sabrina Singh, ha precisato che il dipartimento di Giustizia ha aperto un’indagine sulla fuga di documenti riservati.
La cooperazione “pericolosa” Egitto-Russia
Il documento non chiarisce esplicitamente perché la Russia dovrebbe essere interessata ad acquisire i razzi, ma con ogni probabilità ciò sarebbe dovuto alla necessità di far fronte alle enormi quantità di munizioni utilizzate in Ucraina. Secondo il governo americano, anche la Corea del Nord starebbe fornendo segretamente alla Russia proiettili di artiglieria, mentre la Cina sta prendendo in considerazione l’ipotesi di fare lo stesso. La collaborazione eventuale tra Mosca e il Cairo non deve sorprendere: i due Paesi, oltre a possedere una lunga storia di cooperazione, hanno recentemente siglato diversi accordi significativi.
La Russia è stata anche costantemente uno dei principali, se non il più grande, fornitore di armi all’Egitto. Il Cairo possiede il più grande esercito in Africa, acquista anche molte armi dagli Stati Uniti e dall’UE. Tuttavia, spesso americani ed europei hanno posto condizioni alla vendita di armi, cosa che la Russia non ha mai fatto. Inoltre, Rosatom, la società statale russa per l’energia atomica, ha iniziato lo scorso anno la costruzione della prima centrale nucleare egiziana a El Dabaa, presso il Governatorato di Matrouh, a circa 320 chilometri a nord-ovest del Cairo. L’impianto avrà quattro reattori Vver-1200, rendendo l’Egitto l’unico Paese della regione ad avere un reattore di generazione III+. Il progetto costerà 28,75 miliardi di dollari di cui la Russia finanzierà l’85% come prestito statale di 25 miliardi di dollari e l’Egitto fornirà il restante 15% sotto forma di rate. Il prestito russo ha un periodo di rimborso di 22 anni, con un tasso di interesse annuo del 3%.
L’Egitto combattuto tra Russia e Occidente
I due Paesi hanno celebrato lo scorso marzo gli 80 anni di relazioni diplomatiche, fiorite poi negli anni del nasserismo. Fu poi sotto il defunto presidente Anwar Al-Sadat, tuttavia, che le relazioni andarono deteriorandosi, quando quest’ultimo iniziò a riorientare il Paese verso l’Occidente. Le relazioni tra i due Paesi sono state ristabilite sotto il defunto presidente Hosni Mubarak nel 1984, e dopo la rimozione del presidente islamista Mohamed Morsi dall’incarico nel 2013 e sotto il presidente Al-Sisi. Entrambe le nazioni, da allora, hanno lavorato strettamente per rafforzare i legami militari e commerciali. Ma forse l’aspetto importante è che dopo lo scoppio della guerra in Ucraina che ha ostacolato l’accesso al grano ucraino, Il Cairo ha iniziato a fare molto affidamento sugli acquisti di grano russo. L’accordo ha aiutato l’Egitto a evitare crisi alimentari che potrebbero innescare disordini sociali.
Con sempre maggiore fatica l’Egitto tenta di barcamenarsi tra il foraggiamento occidentale e la collaborazione con la Russia. Circa un anno fa, in vista del vertice Cop27, sembrava stesse cercando di rifinire la propria immagine. Putin e al-Sisi, del resto, hanno molto in comune: Mosca ha condannato le primavere arabe, e al-Sisi sente tutto il peso di proteste represse pronte ad esplodere nel momento sbagliato. Ma soprattutto, a differenza degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, l’amicizia con la Russia non dipende dal miglioramento dei diritti umani in Egitto. Altre convergenze “sensibili” riguardano anche la politica estera: Russia ed Egitto sostengono Khalifa Haftar nel conflitto libico e l’Egitto ha dato il suo placet al ruolo della Russia in Siria.