I negoziati sono oramai al loro quarto o quinto round. Contarli inizia a diventare difficile. Non certo per il numero in sé, quanto perché oramai i contatti sono quotidiani tra russi e ucraini e non si parla più di sessioni differenti, bensì di “pause tecniche” tra un incontro e un altro. Se i colloqui oramai sono divenuti costanti vuol dire che le due parti stanno continuando a confrontarsi. Trovare una quadra non è semplice, ma uno spazio per il compromesso potrebbe esserci: “É un processo negoziale molto difficile e scivoloso. Ci sono contraddizioni fondamentali. Ma c’è sicuramente spazio per un compromesso” ha dichiarato Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Nei colloqui di queste ore non c’è da attendersi una fumata nera o una bianca. Il fatto stesso che russi e ucraini si stiano parlando è, di per sé, un segnale positivo.

Si tratta a oltranza

Il primo incontro tra le due delegazioni si è tenuto il 28 febbraio. La guerra era iniziata da pochi giorni e il vertice organizzato non lontano da Gomel, città bielorussa al confine con l’Ucraina, ha assunto le sembianze di uno scoglio a cui l’opinione pubblica si è aggrappata per verificare se realmente il conflitto poteva o meno fermarsi. Era evidente però che in quel momento non si avevano le condizioni per stabilire la fine delle ostilità. Né tanto meno il cessate il fuoco è stato realmente posto sul tavolo di quel primo round di negoziati. Se da un lato si è quindi parlato di un nulla di fatto, dall’altro però è bene capire che in una situazione di conflitto il semplice incontro tra le due parti belligeranti è già di per sé una notizia positiva. Più che legittimo e naturale che l’opinione pubblica internazionale e soprattutto quella ucraina sperassero in una stretta di mano risolutiva non appena la guerra si è mostrata in tutta la sua violenza. Realisticamente però, quando due parti entrano in conflitto, tessere una ragnatela diplomatica è alquanto difficile. Si tratta di un lavoro che richiede tempo e molta pazienza. Una pazienza difficile da digerire da chi è costretto a fuggire o da chi ha perso amici e parenti al fronte. Ma che rappresenta forse l’unico vero elemento decisivo per navigare verso un compromesso.

Per questo quando dopo l’incontro di Gomel si è subito parlato di un secondo round, sotto il profilo politico l’attività diplomatica ha raggiunto un primo successo. Il canale di dialogo aperto con fatica il 28 febbraio è risultato più solido del previsto, inaugurando una serie di incontri in grado di tracciare le prime tessere del complesso e complicato mosaico diplomatico. Il secondo e il terzo round di colloqui, durati sempre oltre le cinque ore, hanno fatto ulteriormente avanzare la trama politica. E questo nonostante sul campo bombardamenti e combattimenti hanno continuato a causare vittime e sofferenze. Il quarto round dei negoziati, il primo tenuto in videoconferenza, ha dato il via libera definitivo al dialogo politico. Perché da questo momento in poi russi e ucraini hanno deciso di trattare a oltranza. Non più round e singoli incontri in campo neutro, bensì confronti quotidiani in videoconferenza capaci di segnare giorno dopo giorno nuovi avanzamenti della trattativa. Il lavoro sarà lento, ma sta procedendo. Un elemento che al momento è l’unico segnale di speranza in vista delle prossime settimane.

Cosa è successo nelle ultime ore

Le parole di alcuni dei protagonisti dei colloqui poi hanno fatto ulteriormente ben sperare. Oleksiy Arestovich, uno dei consiglieri del gabinetto presidenziale, si è spinto oltre ieri parlando di un possibile accordo di pace entro maggio o addirittura prima: “Penso che non più tardi di maggio – ha scritto ieri in una nota – inizio maggio, dovremmo avere un accordo di pace, magari anche molto prima, vedremo. Ci sarà un accordo di pace raggiunto molto velocemente, entro una o due settimane con il ritiro delle truppe e tutto il resto, o ci sarà il tentativo di mettere insieme dei siriani per un secondo round, e quando avremo distrutto anche questi, un accordo per metà o fine aprile”. Anche da Mosca fonti del Cremlino hanno parlato di “passi in avanti” tra le parti. Passi che secondo Kiev consistono nel fatto che adesso la Russia non impone ultimatum o linee rosse.


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CAUSALE: Reportage Ucraina
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Sul campo i progressi hanno portato all’effettiva organizzazione di corridoi umanitari nelle città più martoriate dal conflitto. Negli ultimi giorni in tanti hanno potuto lasciare Kharkiv, Sumy e soprattutto Mariupol, la città assediata ridotta a un cumulo di macerie dove mancano acqua ed elettricità. A livello politico, i passi in avanti hanno iniziato a far parlare di possibili futuri compromessi e nuovi incontri ad alto livello tra le parti. Al termine della nuova sessione di trattative svoltasi in questo martedì, è stato lo stesso presidente ucraino Zelensky a commentare in modo positivo le ultime ore di negoziati: “La nostra delegazione lavora a questo anche negoziando con la parte russa – ha dichiarato in un video su Telegram – Va abbastanza bene, mi è stato detto. Ma vedremo, i negoziati continueranno mercoledì”.

Quali temi si stanno affrontando

A Mosca da una parte e a Kiev dall’altra, le due delegazioni continueranno a vedersi ancora in videoconferenza nei prossimi giorni. Gli argomenti sono gli stessi di cui si parla a inizio guerra. Il canale diplomatico aperto tra russi e ucraini sta facendo sì che adesso i principali temi siano discussi direttamente dai delegati dei rispettivi governi. La Russia vuole il riconoscimento della sua sovranità sulla Crimea, il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche separatiste del Donbass e soprattutto la neutralità dell’Ucraina. Gli ucraini, dal canto loro, chiedono in primo luogo il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe dai territori occupati. Le distanze tre le due parti sono ampie, ma le trattative a oltranza serviranno proprio a provare giorno dopo giorno un compromesso. I colloqui non rappresentano più quindi una novità in questa guerra, né tantomeno una piccola eccezione a una realtà fatta di raid e violenze sul campo. Al contrario, i negoziati costituiscono adesso un elemento importante dell’attuale crisi che, si spera, dia quanto prima i frutti sperati.

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