Sul canale televisivo di Stato russo Rossiya1, durante un talk show, abbiamo assistito a un dibattito in studio sull’opportunità dell’utilizzo di armi nucleari strategiche da parte di Mosca. In particolare si è parlato del nuovo Icbm (Intercontinental Ballistic Missile) pesante RS-28 Sarmat, recentemente testato dalle Forze Missilistiche Strategiche della Federazione Russa, che sarebbe capace di bersagliare con numerose testate nucleari una vasta area di territorio avversario.

Quel lancio di prova, come tutti i lanci di Icbm effettuati da Russia e Stati Uniti, era largamente preventivato, ma il test è stato sfruttato abilmente dalla propaganda russa: nella trasmissione è stata mostrata un’infografica in cui si notano le traiettorie del vettore che punta verso Berlino, Parigi e Londra. Nell’immagine viene indicato anche il tempo di volo sui bersagli, compreso tra i 106 secondi per la capitale tedesca e i 202 per quella britannica, ma c’è un dettaglio – non di poco conto – che rende la ricostruzione inattendibile.

Solo 106 secondi per arrivare a Berlino, una manciata in più per raggiungere Londra (202) o Parigi (200). La narrativa, accompagnata da tanto di mappa che mostra le potenziali traiettorie e i tempi di volo del nuovo super missile intercontinentale, passa per i programmi della tv di stato, da Channel One a Rossija1, accompagnata dai commenti degli esperti (Ansa)

Si mostra, infatti, il lancio effettuato dall’oblast di Kaliningrad, exclave russa sul Baltico che confina con Polonia e Lituania, dove però gli Icbm pesanti non sono presenti perché in quella regione non ci sono i silos di lancio per i missili balistici intercontinentali. Nella trasmissione viene detto che “i Sarmat non ci sono ancora a Kaliningrad”, ma il punto è che questi vettori non saranno mai schierati in quella provincia così vicina ai territori dei Paesi della Nato e le motivazioni sono di natura sia tecnica che strategica.

Innanzitutto l’RS-28, come detto, è un Icbm pesante, ciò significa che ha una lunghissima gittata che, secondo fonti russe, addirittura gli permetterebbe di colpire il continente nordamericano attraverso una traiettoria “da sud” per evitare le difese antimissile statunitensi, dirette verso minacce missilistiche passanti per la classica traiettoria sul Polo Nord: Fort Greely, in Alaska e Vandenberg, in California, hanno un certo numero di sistemi Abm (Anti Ballistic Missile) denominati Gmd (Ground-based Midcourse Defense) pensati proprio per questo. Avere una grandissima gittata significa poterlo schierare negli usuali siti di lancio delle Forze Missilistiche Strategiche della Russia, che si trovano quasi tutti nelle regioni centrali dello sterminato territorio della Federazione: proprio per quanto riguarda il Sarmat, è stato affermato, in concomitanza con precedenti test, che sarà schierato nella regione di Uzhur, dove si trova la 62esima Divisione Missilistica facente parte della 33esima Armata, nell’oblast di Kransoyarsk. Gli altri due distretti missilistici si trovano nell’area centrale (31esima Armata, regione di Orenburg) e in quella occidentale (27esima Armata, regione di Vladimir).

Queste localizzazioni sono sufficienti per poter colpire ogni bersaglio su scala globale restando a debita distanza dai confini della Federazione, ed è proprio questo il motivo per cui Kaliningrad non vedrà la costruzione di silos di lancio per Icbm: l’exclave è troppo vicina ai territori della Nato quindi più a rischio di un attacco preventivo convenzionale sui siti di lancio in grado di metterli fuori combattimento. Un silos di un missile balistico è infatti un bersaglio altamente pagante, e un attacco di sorpresa, anche di tipo convenzionale, lanciato da Polonia o Lituania lascerebbe pochissimi secondi alle difese di Kaliningrad per reagire. Bisogna anche considerare che in Polonia sarà presto attivo il secondo sito del sistema antimissile Aegis Ashore: la base di Redzikowo è previsto che sarà attivata entro quest’anno.

Un discorso diverso meriterebbero i sistemi di lancio mobili di missili balistici e da crociera. I primi, del tipo RS-24 Yars o RT-2PM2 Topol-M, possono essere dispersi sul territorio della Federazione rendendone difficoltosa l’individuazione, ma anche in questo caso ci risulta difficile pensare il loro rischieramento a Kaliningrad: il territorio è troppo piccolo per effettuare una dispersione efficace; i secondi, del tipo 9M729 (o SSC-8 in codice Nato), sono Glcm (Ground-launched Cruise Missile) con armamento duale (nucleare e convenzionale) di lunga gittata (2500 chilometri stimati) e potrebbero essere usati per un attacco di sorpresa proprio per le caratteristiche di volo di un vettore di questo tipo (velocità subsonica e bassa quota). Questi missili, che fanno parte del sistema Iskander-K, non risulta però che siano stati attualmente schierati a Kaliningrad e la Russia, prima del conflitto in Ucraina, aveva deciso di tenerli in posizione nelle sue regioni centrali “oltre gli Urali” per non minare eccessivamente la stabilità strategica.



Sappiamo però che i 9M729 sono stati usati durante il conflitto in corso, e pertanto è ragionevole pensare che siano stati spostati più a occidente: guardando ai Notam (Notice to Air Men) emessi possiamo dedurre che le zone di lancio siano state nella regione di Saratov oppure leggermente più sud, verso il Caucaso ed il Mar Caspio.

Nella trasmissione viene affermato che i sistemi antimissile occidentali non sarebbero in grado di intercettare un attacco portato coi nuovi Sarmat. Occorre specificare alcuni passaggi: innanzitutto il Sarmat non è ancora entrato in servizio, inoltre l’Europa può contare sull’Aegis Ashore di Deveselu, in Romania, e su unità navali dotate del medesimo sistema imbarcato (i cacciatorpediniere classe Arleigh Burke) che incrociano regolarmente nelle acque dei Paesi della Nato. Oltretutto sistemi terrestri come il Samp/T, il Meads ed il Patriot sono efficaci contro missili balistici a corto raggio (come gli Iskander-M) e da crociera anche se non risultano ancora in grado di colpire i vettori intercontinentali (una questione legata alle velocità).

Va chiarito che la minaccia rappresentata dai missili intercontinentali è reale, soprattutto perché un attacco che dovesse utilizzarli sarebbe massiccio e quindi andrebbe a saturare le difese antimissile, anche quelle statunitensi, permettendo alla maggior parte delle testate di colpire i propri obiettivi. Quanto affermato nella trasmissione russa, però, più che una seria minaccia all’Europa, rappresenta un abile tentativo di condizionare e spaventare l’opinione pubblica nel Vecchio Continente in modo che metta pressione sui rispettivi governi nell’intento di fermarne il sostegno militare all’Ucraina: non è un caso che siano state indicate tre capitali europee di nazioni che più di ogni altre sono state attive, in un modo o nell’altro, in questa crisi internazionale. Come già detto affermare la possibilità di lanci di missili Sarmat, soprattutto da Kaliningrad, non trova riscontro nella realtà attuale, pertanto Mosca, avendo coscienza che la stampa occidentale è particolarmente attenta a quanto si afferma nei media russi, ha attivato ancora una volta la sua macchina per la dezinformatsiya, metodologia regina tra le cosiddette “misure attive” del Cremlino.