Di tanto in tanto un missile sparato dalle navi russe posizionate nel Mar Nero riesce a bucare le difese di Odessa e colpire qualche “obiettivo strategico” ai fini militari. Da giorni l’esercito ucraino aspetta l’assalto finale di Mosca sulla città, sul modello di quanto avvenuto a Mariupol. Per il momento, però, non sta avvenendo niente di simile.
È vero che le forze del Cremlino stanno lasciando il nord per spostarsi in massa nei nuovi scenari del conflitto, ma non è affatto scontato che, una volta terminato il riposizionamento, gli uomini di Vladimir Putin inizieranno ad assediare Odessa. Già, perché questa città si è letteralmente trasformata in un fortino, tra difese antiaeree, mine in mare e sulla spiaggia, ostacoli. E ancora: nuovi droni, missili guidati anticarro, artiglieria e razzi di vario tipo.
Secondo molti analisti è impossibile, per Mosca, pensare di avventurarsi in una sortita terrestre, a meno di non esser disposta a correre il rischio di un non remoto insuccesso e, nel migliore dei casi, di lasciare sul campo di battaglia migliaia di soldati.
- Cosa sappiamo sui fatti di Bucha
- Chi sono i soldati accusati della strage di Bucha
- Johnson guida il fronte dei falchi anti Putin
Odessa fortezza inespugnabile?
Se i russi non possono raggiungere Odessa via terra, potrebbero comunque tentare un assalto via mare. A questo proposito, Forbes ha sottolineato un fatto: considerando che la Russia avrebbe potuto trasformare l’Ucraina in un Paese senza sbocco sul mare, i razzi sparati dal Mar Nero sono praticamente una sorta di ammissione di sconfitta da parte del Cremlino.
Insomma, come vedremo, avventurarsi in un vero e proprio attacco via mare potrebbe rivelarsi per Putin un autentico suicidio navale. La flotta anfibia del Mar Nero, con le sue navi da sbarco Ropucha e Alligator, possono trasportare migliaia di soldati e decine dei veicoli ma, anche con la protezione di incrociatori, fregate e corvette, questi mezzi restano pericolosamente vulnerabili.
Basta guardare cosa è accaduto lo scorso 24 marzo alla Saratov, la nave da sbarco russa di classe Alligator andata a fuoco e affondata dagli ucraini mentre si trovava sul molo di Berdyansk. Non sappiamo ancora come Kiev sia riuscita a distruggere l’imbarcazione – forse con un drone TB-2 – ma tanto è bastato per lanciare un chiaro messaggio alla marina russa. Attaccare Odessa potrebbe essere più pericoloso di quanto non si possa pensare.
La mancanza di una strategia costiera
Nel frattempo Odessa ha ricevuto nuovi supporti dai Paesi occidentali, tra cui il Regno Unito che ha fornito armi per la difesa costiera. Tutto questo complica ulteriormente le prossime mosse di Mosca che, a dire il vero, avrebbe potuto evitare di finire in una situazione del genere semplicemente adottando una strategia costiera volta alla conquista di obiettivi strategici anziché mirata all’assedio di Kiev e alla defenestrazione del governo Zelensky.
Sprecando uomini e risorse nel nord dell’Ucraina, l’occasione russa di tagliare fuori gli ucraini dal mare potrebbe essere compromessa per sempre. È vero che Mosca occupa Berdyanks e Kherson, che Mariupol è praticamente caduta e che la flotta del Cremlino ha bloccato Mykolaiv. È però altrettanto vero che Odessa rimane al momento sotto il controllo ucraino.
“La Russia conserva ancora la capacità di tentare un atterraggio anfibio ma è probabile che un’operazione del genere sia sempre più ad alto rischio a causa del tempo che le forze ucraine hanno dovuto prepararsi”, ha fatto sapere il Ministero della Difesa britannico.