Si trova nella penisola di Kola la “fortezza nucleare” della Russia, una rete di difesa d’importanza strategica stabilita nel freddo impenetrabile dell’Artico dove il Cremlino ha scelto di schierare il grosso del suo deterrente nucleare che accumula un potenziale distruttivo impossibile da immaginare: la sola metà forse basterebbe ad annichilire la vita sul pianeta.
All’estremità nordoccidentale della Federazione, affacciata sul gelido mare di Barents e sul Mar Bianco, una rete di basi che si sviluppa su oltre 100mila chilometri quadrati accoglie sottomarini e bombardieri strategici– tutti capaci di trasportare missili balistici armati con testate nucleari. Nella base di Severomorsk e altre satelliti è alla fonda la Flotta del Nord, la più armata e letale unità navale del Cremlino. Dalle piste della base aerea di Olenegorsk sono invece pronti al decollo i bombardieri strategici con capacità transatlantiche come i Tupolev Tu-160 “Blackjack” e i Tu-95 “Bear”.
È in questo bastione glaciale a poche centinaia di chilometri dal confine con Finlandia e Norvegia, che la Russia ha attestato alcune della parti chiave della sua “triade nucleare” , ed è proprio da qui che salpano in continuazione i “buchi neri” della Marina russa che attraversando in assetto silenzioso il Giuk Gapriappaiono a largo del continente europeo da versante occidentale o direttamente nel Mediterraneo, o i bombardieri strategici che fanno ordinare puntualmente lo “scramble” agli intercettori della Nato. Per la sua posizione strategica da qui inoltre viene protetto l’ingresso al Mar Bianco, che conduce direttamente all’heartland russo e dove affacciano i principali cantieri navali che costruiscono e progettano i nuovi sottomarini destinati alla flotta. Nella fortezza affacciata sull’Artico sarebbero presenti altre cinque istallazioni e depositi di armi nucleari situati a Zapadnaja Lica, Gadzevo, nella baia di Kola, a Ščukozero e Bolšoye Ramozero.
È da qui dunque partirebbe ogni genere di offensiva che mirasse a mantenere o ottenere la supremazia nell’Artico, o qualsiasi missione nello scenario di un confronto o evento bellico che vedesse la potenza russa scontrarsi con la Nato nell’Europa settentrionale.
L’Alleanza Atlantica, preoccupata per l’assembramento di forze schierato dalla Russia così in prossimità dell’ex “blocco occidentale”, e angosciata dalle rotte seguite dai sottomarini d’attacco che scompaiono sotto la calotta artico e nelle faglie sottomarine per ricomparire altrove, ha infatti rinforzato le contromisure per la lotta anti-sommergibile e continua annualmente ad addestrarsi per rispondere ad un’eventuale invasione da oriente. Le annuali esercitazioni “Trident Juncture”e “Allied Spirit” non sono infatti altro se non una prova generale di come potrebbe essere frenata un’offensiva su vasta scala che mobilitasse il grosso delle forze occidentali e che attendesse il suo intervento.
La Penisola di Kola si conferma dunque il primo bastione della difesa russa rivolto a Occidente, una proiezione di potenza che tiene a portata di tiro i primi paesi alleati del nemico di sempre – gli Stati Uniti – e guarda all’Artico, che secondo gli analisti diverrà il teatro delle tensioni internazionali del futuro, a causa della contesa per le rotte commerciali che qui troveranno una “strada tra i ghiacci”. Il Cremlino infatti ha già annunciato un programma di rafforzamentodel suo schieramento militare, avvertendo che “la Russia proteggerà gli interessi nazionali nella regione”, consapevole che “l’Artico si è trasformato in un luogo in cui si scontrano interessi territoriali, militari e strategici di un certo numero di Stati che scoprono del potenziale e delle risorse in questa regione”.