Nelle ultime settimane sono circolate diverse notizie sulla presunta morte di Abu Bakr al-Baghdadi . Mosca, Damasco e Teheran sono praticamente certe che il califfo dello Stato Islamico sia deceduto in un raid vicino a Raqqa il 28 maggio, anche se la coalizione internazionale a guida Usa non conferma, almeno per ora, questa versione. L’unica fatto acclarato è che molto cambiato da quando, tre anni fa, l’iracheno Ibrāhīm al-Badrī, noto col nome di al-Baghdadi, appariva in video nelle vesti di califfo nella Grande moschea al-Nūrī a Mosul per proclamare la nascita dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. A quel tempo l’autoproclamato Stato Islamico controllava un territorio, tra Siria e Iraq, grande come l’Inghilterra.

Ora Mosul, nonostante la resistenza dell’Isis, è stata quasi completamente liberata dai terroristi, in ritirata anche a Raqqa e in molte altre località della Siria e dell’Iraq. Che fine abbia fatto il leader dell’organizzazione terroristica rimane un mistero: è davvero deceduto come sostengono i russi? Molto probabile. Nonostante la sua morte sia stata annunciata in più occasioni, è da novembre – poco prima dell’inizio della battaglia di Mosul – che al-Baghdadi sembra essere scomparso nella nulla . E nelle ultime ore sta cominciando a girare la notizia del suo eventuale e probabile successore alla guida di Daesh: si tratta di Iyad al-Obeidi (chiamato anche Abu Saleh al-Obeidi o Saleh Haifa). A darne notizia è Asia Times.

Chi è il possibile successore del Califfo al-Baghdādī

Proveniente da una potente tribù irachena, Iyad al-Obeidi cresce a Baghdad, dove frequenta l’Accademia Militare irachena prima di arruolarsi nell’esercito per combattere la guerra contro la Repubblica Islamica dell’Iran (1980-1988) e unirsi al partito Ba’ath di Saddam Hussein. È proprio in quel periodo che comincia a coltivare l’odio verso i persiani, complice anche la retorica del regime personalistico di Hussein, intransigente verso gli oppositori interni e spietato nei confronti di sciiti e curdi.

Durante l’invasione dell’Iraq del 2003 da parte della coalizione internazionale guidata da Stati Uniti e Gran Bretagna, al-Obeidi cerca di scappare ma viene arrestato dall’esercito Usa e incarcerato a Camp Bucca, vicino al confine con il Kuwait, dove incontra Ibrāhīm al-Badrī (Abu Bakr al-Baghdadi) . Al suo rilascio, si unisce all’organizzazione del terrorista giordano Abu Musab al-Zarqawi,diramazione irachena di Al Qaida (Jama’at al-Tawhid wa al-Jihad), prima di unirsi allo Stato Islamico. Dalla scorsa estate al-Obeidi è diventato uno dei comandanti più agguerriti e preparati dell’Isis. Anche per questo motivo il suo nome è in lizza per prendere il comando dell’organizzazione al posto di al-Baghdadi, qualora venisse confermata la morte del califfo. 

Legato alle tribù nobiliari dell’Iraq

Tutti gli ex baathisti come al-Obeidi sono soldati molto esperti, ben addestrati e disciplinati. Iyad al-Obeidi, come suggerisce il nome stesso, proviene dalla tribù degli Al-Obaidi, una famiglia di nobili origini, al tempo di Saddam Hussein una delle più rilevanti e influenti tribù dell’Iraq, con importanti legami di parentela in Arabia Saudita, Giordania e Kuwait. Gli Al-Obaidi, insieme ai Duleimis, costituivano la spina dorsale del regime di Saddam. Ricchi e influenti, offrirono il loro sostegno incondizionato al raʾīs. La moglie di al-Baghdādī, Saja al-Duleimi, inoltre, è parente di Iyad al-Obeidi e questo spiega anche l’amicizia e la collaborazione tra i due terroristi, iniziata nel 2010. 

Come potrebbe cambiare l’Isis

Il problema, semmai, è dal punto di vista ideologico: Iyad al-Obeidi non ha alcun tipo di legame o di discendenza familiare diretta con Maometto e non potrebbe dunque assumere il ruolo di “Califfo” – a differenza di ciò che affermava, al contrario, Abū Bakr al-Baghdādī. Rivendicazione, quest’ultima, che non aveva di fatto alcuna base solida poiché, come sottolineava in un’intervista di qualche tempo fa il professor Massimo Campanini, «non ha fondamenti legali perché il califfo ideale deve essere Qurayshita (cioè appartenere alla tribù del Profeta Muhammad) e deve essere un ‘alim, cioè un dotto in scienze religiose riconosciuto dall’establishment: entrambe qualità che non si ritrovano in Abu Bakr al-Baghdadi». Nel suo momento più difficile, lo Stato Islamico potrebbe presto cambiare forma e avere un nuovo comandante in capo. 

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