Le operazioni psicologiche ucraine avevano inaugurato la caccia ai servizi segreti russi sul suolo di Mosca già qualche settimana fa. Dopo aver istruito cellule di sabotatori, infatti, l’intelligence di Kiev ha messo in funzione la macchina degli armamenti autonomi per colpire le abitazioni degli agenti segreti russi e società sotto copertura.

Le analisi delle risorse, infatti, hanno puntato il focus, principalmente su possibili nuove operazioni aeree, incentrate sull’impiego di quadricotteri armati con munizioni “vaganti”, o meglio conosciuti come loitering munition, progettati per causare devastazione a chilometri di distanza.

Proprio su questo, infatti, si era espresso il dottor James Rogers, Consigliere sui droni delle Nazioni Unite, della Nato e del Parlamento britannico, il quale aveva analizzato sulla Cnn, quale ruolo, la capacità dronica, avrebbe giocato nel conflitto ucraino. Così, da lì a poco, il mondo dell’analisi ha potuto leggere, dalle più svariate agenzie, di come attacchi di droni hanno colpito condomini connessi ad attività dell’Svr, ovvero i servizi segreti esteri di Mosca, oltre ad altri edifici che ospitavano start-up per l’intelligence strategica, i quali avevano addirittura una sede nello Utah ed operavano sui dati open-source.

L’intelligence ucraina porta la guerra sul suolo di Mosca

Nell’approfondimento della Nbc si rileva che uno degli edifici colpiti, infatti, secondo quanto riportato dal team della Strider Global Intelligence, era di proprietà di un’organizzazione che si occupava del bilancio statale russo, sotto contratto con un’unità militare, la quale è conosciuta per essere una copertura del Foreign Intelligence Service. Il programma segreto interno dei droni era da tempo sul tavolo del ministero della Trasformazione Digitale di Kiev, che simultaneamente, però, ha coltivato una rete di “agenti simpatizzanti”, all’interno della Russia.

Questi agenti, come riportato dalle risorse aperte, lavorerebbero per compiere atti di sabotaggio contro obiettivi russi, fornendo droni, all’interno del territorio. Secondo funzionari di Washington, si sarebbero sviluppate vere e proprie cellule russe, filo-ucraine, presumibilmente, artefici anche degli attacchi alle raffinerie petrolifere ed ai centri residenziali di Mosca.

Il pensiero della comunità dell’intelligence, però, ora è impegnato a riflettere su come si sia materialmente riusciti a portare questi armamenti dietro le linee nemiche, sebbene fonti interne a Kiev, avrebbero rivelato alla Cnn, di aver stabilito rotte di “contrabbando” ben organizzate per il traffico di componenti da assemblare o d’interi droni, tutti di fabbricazione ucraina.

Da qui sta dilagando la filosofia del cash works wonders, ovvero la teoria che il denaro fa miracoli. L’intelligence europea fa notare che, essendo il territorio russo molto vasto, la politica del contrabbando troverebbe terreno fertile, soprattutto nelle aree periferiche, dove la vita dei comuni cittadini russi non è proprio semplice e tutto questo consentirebbe il lavoro sporco di alcuni agenti operativi dislocati sul territorio.

Su questo passaggio le riflessioni di Washington guardano all’organizzazione dei servizi segreti di Kiev, che secondo le fonti, avrebbero il placet “a fare” del presidente Zelensky, e si discute sull’agilità di movimento di quest’ultimi, in quanto, non tutte le operazioni, poi, passerebbero per il sign-off del Presidente.

Le dichiarazioni del viceammiraglio francese Nicolas Vaujour, capo delle operazioni dello Stato Maggiore, fanno intendere però che questa tipologia di “guerra psicologica” ucraina sta offrendo un forte segnale alla popolazione russa, ed al suo attuale governo, in quanto sposta la guerra direttamente all’interno di Mosca e, nel contempo, sgretola alcune certezze ritenute granitiche da molti.

Qualche settimana fa, Nbc news aveva già riportato documentazione dell’intelligence Usa che riferiva proprio su dossier degli agenti ucraini, impegnati a perseguire attacchi in Bielorussia ed in Russia, seppur contrariamente alla volontà degli Stati Uniti e dell’Occidente. Inoltre, dalle risorse aperte si evinceva, già da tempo, anche il forte dissenso del capo del gruppo paramilitare russo Wagner, Yevgeny Prigozhin, che, a più riprese, aveva pesantemente accusato i leader militari della propria nazione, di non aver difeso e di non saper difendere il Paese contro i droni. Proprio questa potrebbe essere un’altra chiave di lettura che spiegherebbe la marcia di quest’ultimo verso il Cremlino, oltre alle motivazioni in circolazione, che invece, riguardavano la volontà del inistero della Difesa di assimilare la Wagner nelle proprie forze armate. Una marcia che, nel contempo, però, ha portato alla luce ed agli occhi del mondo, fragilità e nuove riflessioni, su stabilità e capacità di risposta del governo di Mosca.

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