La storia di Deir Ez Zour, nel già particolare contesto bellico siriano, appare unica e singolare: vi è simbiosi tra militari e civili, tutti hanno lo stesso scopo e per tutti l’unico obiettivo per il quale ci si sveglia ogni giorno è quello inerente la salvezza della propria stessa vita. Adesso la situazione in città è più tranquilla, le linee di difesa reggono ma l’assedio non è finito: gli altri reparti dell’esercito sono lontani 250 km da Deir Ezzour ed allora, per chissà ancora quanto tempo, la vita quotidiana di questo capoluogo siriano è destinata ad essere immersa nel conflitto, in attesa che sui campi petroliferi ad ovest del centro urbano possa tornare nuovamente a sventolare la bandiera siriana.dei ezzorGli attacchi di gennaioIn Siria non passa giorno in cui non si parli degli eroi di Deir Ez Zour: a guidarli è il generale Issam Zahreddine, in grado di motivare i suoi uomini, di metterli in guardia dai veicoli blindati dei jihadisti che avanzano, con tonnellate di tritolo a bordo, verso le prime linee di combattimento. Ed il generale, proprio nel mese di gennaio, è stato protagonista di un altro importante episodio destinato a consegnare alla storia futura l’assedio sulla sua città: Zahreddine infatti, con la sua brigata dell’esercito, ha respinto i più feroci attacchi dell’Isis degli ultimi due anni: si calcola che migliaia di uomini del califfato hanno assaltato in una settimana Deir Ez Zour, riuscendo ad isolare il centro urbano dal proprio aeroporto, pur tuttavia i rifornimenti arrivati per mezzo degli elicotteri e gli attacchi aerei russi e siriani hanno evitato il peggio.Come detto in precedenza, la situazione in città è più stabile, ma per gli abitanti rimasti a Deir Ez Zour, impossibilitati ad uscire da circa cinque anni dalla città se non a rischio di essere catturati dall’Isis, la guerra continua ad apparire come l’unica e vera quotidianità, con il tempo che viene scandito dal conflitto e, per tutti, collaborare alla resistenza anti jihadisti vuol dire avere salva la vita e diventa quindi una mera questione di sopravvivenza.Le uniche speranze per la fine dell’assedioGuardando una normale mappa dell’attuale situazione militare in Siria, ci si rende conto di come Deir Ez Zour sia un vero e proprio ‘puntino’ governativo assediato da miliziani che occupano il deserto circostante in un raggio di 250 km; l’avamposto di Assad più vicino, si trova poco ad est di Homs e, dopo la caduta di Palmira, il fronte ha subito un altro indietreggiamento. Ma gli abitanti della città ed i suoi militari non mollano: il cuscinetto di protezione attorno la base militare ed il centro urbano appare oggi più esteso e, a meno di rinforzi provenienti dall’Iraq per il califfato, dovrebbe garantire alcuni mesi di ‘autonomia’ all’enclave governativa, vitale per poter far sopravvivere i residenti ed i soldati e per poter garantire altri rifornimenti.

Ma a Deir Ez Zour si guarda con fiducia anche a quanto avviene nel deserto ad est di Homs: qui le truppe governative hanno ripreso ad avanzare dopo la sconfitta di Palmyra di dicembre, è stata messa in sicurezza la base militare di Tyas e si punta ai campi petroliferi posti nel cuore del deserto siriano. Il tutto, oltre ad indebolire l’ISIS, permetterebbe un avanzamento del fronte tra Arak e la provincia di Deir Ez Zour, con la città capoluogo che entrerebbe nel mirino delle forze regolari siriane, con ovviamente la prospettiva di un ricongiungimento fino alla rottura dell’assedio. Si guarda, anche se con meno ottimismo, anche al vicino Iraq: Baghdad, oltre che Mosul, sta liberando la confinante provincia di Al Anbar, a dicembre fonti siriane parlavano di un accordo tra governo iracheno e siriano per permettere un eventuale avanzamento proprio delle truppe dell’Iraq nel deserto siriano con il fine di liberare Deir Ez Zour.L’attacco della coalizione a guida UsaSul finire dell’estate, un bombardamento durato circa un’ora ha ucciso almeno 80 soldati siriani nella base militare di Deir Ez Zour; ufficialmente, secondo il governo USA, si è trattato di un ‘errore’ compiuto da alcuni aerei della coalizione occidentale, di fatto però quel bombardamento ha rischiato di condannare la città alla caduta nelle mani dell’ISIS. L’aeroporto è rimasto pericolosamente inutilizzabile per diversi giorni, i miliziani erano riusciti a minacciare la base militare, soltanto al prezzo di nuove altre battaglie la situazione è tornata più stabile; quell’episodio, tra le altre cose, avvenne proprio durante la tregua stipulata con la supervisione concordata tra l’allora presidente Obama ed il governo russo.

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