Il rafforzamento dell’apparato militare, la consegna all’esercito russo impegnato in Ucraina dei nuovi sistemi anti missile S-500 ma, soprattutto, l’annuncio sul super missile intercontinentale Sarmat. Vladimir Putin ha annunciato al mondo intero tre importanti novità che potrebbero, non solo influire sul conflitto in corso sul territorio ucraino, ma anche sui rapporti tra Russia e Occidente negli anni a venire.
Andiamo con ordine partendo proprio dal Saramat, testato ad aprile e che, come ha spiegato il presidente russo, sarà operativo entro la fine dell’anno. Questo vettore secondo il ministero della Difesa, è capace di “penetrare ogni sistema di difesa missilistica esistente o futura” e lo stesso Putin aveva annunciato che darà garanzie di sicurezza alla Russia “contro le attuali minacce” e “farà riflettere coloro che ci stanno minacciando”. Incontrando al Cremlino i giovani diplomati dell’accademia militare, Putin ha quindi reso noto che le forze militari dispiegate in Ucraina hanno iniziato a ricevere in dotazione i nuovi sistemi anti missile S-500.
Il missile Saramat
“Sono stati effettuati con successo i test del missile balistico intercontinentale pesante Sarmat. Si prevede che entro la fine dell’anno il primo complesso di questo tipo sarà in servizio di combattimento”, ha dichiarato Putin. Ricordiamo che il missile Saramat ha un raggio d’azione di circa 18 mila chilometri e che è stato progettato per caricare fino a 15 testate nucleari o inserire in zona suborbitale 24 veicoli ipersonici Avangard.
L’RS-28 Sarmat, questo il nome completo, è sostanzialmente un missile balistico intercontinentale pesante di fabbricazione russa. È stato sviluppato a partire dal 2011 come sostituto del precedente R-36M. Il suo compito? In teoria nasce per eludere le difese missilistiche avversarie in virtù di una fase di salita più breve dei suoi predecessori. Se Putin ha parlato urbi et orbi del Saramat è perché il capo del Cremlino voleva lanciare un chiaro messaggio ai suoi avversari, forse intimidirli. Forse, addirittura, far capire al blocco occidentale che provocare la Russia oltre un certo limite non è una buona idea.
- Cosa sappiamo delle armi laser russe usate in Ucraina
- Le origini della guerra
- Lo stallo che costringe la Russia a cambiare i piani
Gli altri jolly di Mosca
“Oltre alle nuove armi che sono già state testate sul campo di battaglia, le forze armate hanno già iniziato a ricevere sistemi per la difesa aerea S-500 e sistemi di difesa missilistica che non hanno eguali al mondo”, ha affermato Putin. E non è finita qui, perché il capo del Cremlino ha detto chiaramente che la Russia continuerà a sviluppare e rafforzare le forze armate, alla luce delle potenziali minacce e dei rischi militari.
Nei giorni scorsi Mosca aveva parlato anche di armi laser. Il vice primo ministro russo, Yury Borisov, ha dichiarato che i primi prototipi di armi laser che causano “la distruzione fisica del bersaglio” sarebbero già pronti all’uso. Il primo risponde al nome di Peresvet, e pare essere in grado di accecare i satelliti posizionati fino ad una distanza di 1.500 chilometri. “Se Peresvet acceca, la nuova generazione di armi laser porta alla distruzione fisica del bersaglio”, ha quindi dichiarato alla televisione di stato russa lo stesso Borisov alludendo ad altre armi. In particolare a Zadira, altra arma laser che si concentra sulla distruzione fisica di un oggetto collocato a una distanza massima di 5 chilometri, bruciando letteralmente un bersaglio a causa del suo impatto termico. Sono questi, dunque, i possibili nuovi jolly militari di Mosca.