Sarebbe stato raggiunto un accordo – puramente militare e non politico – tra Damasco e i curdi di Afrin. Lo riferisce Reuters, citando Badran Jia Kurd, consigliere dell’amministrazione curda nel nord della Siria. Una svolta non da poco, ma forse l’unica possibile per i curdi, abbandonati di fatto dagli Stati Uniti e bombardati dalla Turchia da ormai un mese.

Lo Stato maggiore di Ankara ha fatto sapere oggi che i “terroristi neutralizzati”, così vengono definiti i curdi da Recep Tayyip Erdogan, dall’inizio delle operazioni sono 1641. In realtà, come ha spiegato l’inviato dell’Independent Robert Fisk, le prime vittime di questa battaglia sono i civili.
Per i curdi, appellarsi a Damasco era rimasta ormai l’unica cosa da fare. L’ultima spiaggia, forse, ma necessaria, nonostante i tentativi di boicottaggio, come ha spiegato lo stesso Badran Jia Kurd: “Non sappiamo in quale misura questi accordi potranno durare poiché ci sono fazioni che non sono soddisfatte dell’accordo e vogliono vederlo fallire”.
Il fronte curdo, in effetti, è spaccato. Da una parte c’è chi ancora spera nella creazione di uno Stato indipendente, mentre dall’altra – forse con maggior realismo – c’è chi vuole tornare nell’orbita di Damasco, magari ottenendo più autonomia nella regione settentrionale della Siria. Tra le richieste dei governativi ci sono la consegna delle armi pesanti e l’esposizione della bandiera nazionale siriana.
Come riporta La Stampa, “alla Turchia resterebbe una stretta striscia lungo il confine, una zona cuscinetto profonda alcuni chilometri per impedire eventuali infiltrazioni di elementi dello Ypg nel suo territorio. Se l’accordo andrà in porto finirà probabilmente anche l’operazione ‘Ramoscello di olivo’, lanciata il 20 gennaio dall’esercito curdo e da milizie arabe alleate per conquistare Afrin”.
Secondo il quotidiano Al Mayadeen, l’accordo sarebbe di fatto già entrato in vigore e i militari di Damasco entreranno nel cantone oggi stesso o, al massimo, domani. La tv di Stato siriana Sana ha invece parlato di volontari, non legati all’esercito, che sarebbero pronti a soccorrere i curdi: “Le forze popolari arriveranno ad Afrin nelle prossime ore per sostenere la tenacia degli abitanti contro l’operazione di repressione lanciata il mese scorso dal regime turco”.
Mosca contro i tentativi di usare i curdi
“Stiamo assistendo a un tentativo di usare i curdi in un gioco geopolitico, che non ha nulla a che fare con i loro interessi e invitiamo tutti coloro, che sono coinvolti in questi processi a fermarsi e iniziare a cercare compromessi”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, parlando a Mosca a una conferenza sul ruolo della Russia in Medio Oriente.
“Abbiamo ripetutamente affermato – ha dichiarato il ministro – che sosteniamo pienamente le legittime aspirazioni del popolo curdo. Riteniamo sbagliato – ha aggiunto Lavrov riferendosi alla situazione ad Afrin – che qualcuno approfitti delle aspirazioni del popolo curdo per i suoi giochi geopolitici che non hanno nulla a che fare con gli interessi dei curdi e della sicurezza regionale”.
La reazione turca
Come era prevedibile, la Turchia, attraverso il suoi ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, ha condannato l’intervento di Damasco: “Se davvero il regime siriano vuole entrare ad Afrin per proteggere il Pyd-Ypg nessuno fermerà i nostri militari. Eliminare i terroristi è ora l’obiettivo di Ramoscello d’Ulivo così come è stato per Scudo dell’Eufrate (operazione anti Isis del 2016 Ndr). Ribadisco che la Turchia vuole l’Unità territoriale della Siria. Bisogna capire per quale motivo Assad entrerebbe ad Afrin, se vuole combattere i terroristi nessun problema, ma se vuole difenderli allora nessuno fermerà i soldati turchi”.
La telefonata tra Putin e Erdogan
Questo pomeriggio Erdogan ha avuto un colloquio telefonico con Vladimir Putin. Secondo quanto riportano le agenzie, al centro della telefonata ci sarebbero gli ultimi sviluppi dell’offensiva “Ramoscello d’olivo” e il controllo del cantone di Afrin e della provincia di Idlib.