Nel caleidoscopio dei gruppi paramilitari che, da un anno a questa parte, sono attivi nel conflitto in Ucraina è sempre più difficile capire chi è chi e per conto di chi combatte. Avevamo parlato mesi fa dell’Esercito nazionale repubblicano (Rospartizan) che, nell’agosto scorso, aveva rivendicato l’attentato a Darya Dugina e a suo padre, il filosofo Alexandr. Avevano fatto pensare a una sollevazione interna alla Russia anche i nazionalisti baschiri, ispiratisi intellettualmente ai primi.
In queste ore il servizio di sicurezza federale russo (Fsb) ha affermato di aver sventato un attentato al miliardario e amministratore delegato del gruppo mediatico Tsargrad, Konstantin Malofeev, ritenuto il finanziatore dal 2014 delle milizie filo-russe in Donbass ma soprattutto patron mediatico proprio di Dugin. L’attentato sarebbe stato organizzato proprio dal sedicente “Corpo dei volontari russi” (Русский Добровольческий Корпус), il quale ha rivendicato la responsabilità del recente attacco nella regione russa di Briansk. Secondo le autorità russe, “l’atto di terrorismo doveva essere compiuto facendo esplodere un ordigno esplosivo artigianale, posto sotto l’auto di Malofeev”. L’Fsb ha riferito all’agenzia Tass che “l’organizzatore del delitto è il fondatore e uno dei leader del cosiddetto Corpo dei volontari russì, che vive sul territorio dell’Ucraina e agisce sotto il controllo del Servizio di sicurezza ucraino, partecipando a operazioni di combattimento contro le truppe russe da parte ucraina”. L’attentato sarebbe stato impedito, tra l’altro, proprio nell’agosto 2022, lo stesso mese che ha visto prendere di mira la famiglia Dugin.
Cosa sappiamo del “Corpo dei volontari russi”
Il ‘Corpo dei volontari russi si descrive come una formazione di volontari che fa parte delle forze armate ucraine, cosa che Kiev non conferma. Il fondatore del gruppo è Denis Kapustin, conosciuto con lo pseudonimo di Denis Nikitin, nato a Mosca nel 1984, e descritto da vari media occidentali come un neonazista. Secondo il servizio speciale russo, Kapustin ha organizzato e partecipato direttamente all’attacco del 2 marzo. Gli investigatori russi hanno aperto un procedimento penale contro Kapustin per l’attentato alla vita di Malofeev, che ha assicurato su Telegram di non essere stato ferito nell’attentato.
Ancora una volta, è Telegram la principale fucina di informazioni su questa strana brigata nonché loro principale canale di comunicazione con più di 45mila iscritti. Il gruppo non disdegna nemmeno TikTok e Instagram, scelta che fa presumere un’età media dei combattenti piuttosto bassa, come testimoniano anche video e foto. Il corpo sembra anche foraggiarsi attraverso Monobank, la banca digitale, gestibile esclusivamente da smartphone, nata nel 2015 con sede legale nel Regno Unito: tutti i post, infatti contengono un link per poter donare alla causa.
Il loro canale risulta creato il 25 luglio scorso, mentre il primo post risale al 4 agosto: un succinto comunicato che rende onore ad un giovane combattente Azov, Andrey “Balagan”, caduto nell’agosto del 2014 in Donbass. Il canale ospita numerose interviste a combattenti di origine russa che hanno scelto di stare dalla parte di Kiev: queste sono sempre introdotte da comunicati molto simili tra loro, a guisa di Je accuse nei confronti di Vladimir Putin. Ma ci sono anche dirette dai teatri di guerra, foto di armi e testimoniante di reduci dagli ospedali da campo. Numerosi post riguardano giovani reclute donne. Ogni post viene chiuso all’inno di “Per un’Ucraina indipendente e una Russia libera!”.
Chi è Denis Nikitin
Da ciò che sappiamo il corpo pare essere legato agli ambienti della far right russa e spesso i suoi combattenti mostrano con orgoglio nei post sui social i simboli dell’Esercito russo di liberazione, che collaborò con la Germania durante la Seconda guerra mondiale. Al di là di simboli e bandiere, è il capo di questa legione che suscita pesanti interrogativi. Denis “White Rex” Nikitin, non è uno sconosciuto nel panorama dei neonazisti europei: formazione cosmopolitia, nato in Russia ma poi emigrato con la famiglia in Germania, Paese che tuttavia lo ha bandito dall’area Schengen nel 2019 per le sue attività sovversive.
I suoi legami corrono da un capo all’altro del continente, ove si presenta con mille sfaccettature differenti: suprematista bianco con i gruppi militari neonazisti, combattente russo in e per l’Ucraina, imprenditore di abbigliamento tattico in Svizzera, lo stesso scelto dai suoi supporter in giro per l’Europa. Radio Svizzera Italiana, nel gennaio scorso, ha ricostruito punto per punto il suo pedigree: detesta Zelensky per le sue origini ebraiche ma anche Putin, reo di aver creato una Russia sbiadita e multietnica. Miete consensi e arruola volontari non solo nel mondo sommerso degli adoratori del “sole nero”, ma anche nel retrovie dello sport legato alle arti marziali.
Se il ruolo di guida militare e capo spirituale del movimento è abbastanza chiaro, meno chiaro è quali siano i legami tra Nikitin e le forze regolare sul campo in Ucraina. Lo scorso 21 ottobre Nikitin, che si muove agevolmente e alla luce del sole, e non come un leader braccato, è a Kiev, in quel della sede di Interfax Ucraina e presiede una conferenza stampa nella quale si presenta come “Rex”. Accanto a lui, due uomini in mimetica, uno a volto coperto, l’altro nascosto da divisa e rayban scuri: i loro cavalieri sul tavolo riportano i nomi di battaglia “Fortuna” e “Cardinale”. I tre sono a loro agio nel raccontare le prodezze del gruppo e non fanno mistero delle loro operazioni.
Quale rapporto con Kiev?
Comprendere il ruolo dei “volontari russi” nel panorama dei combattimenti in Ucraina non è affatto semplice. Alcuni indizi sembrano confermare un ruolo chiave, sebbene non sbandierato ai quattro venti: per paradosso, proprio una bandiera ha suscitato i primi sospetti sul ruolo del Corpo. Il 25 febbraio del 2022, come riporta un loro post, la bandiera del gruppo ha sventolato accanto a quella ucraina sulla famigerata Isola dei Serpenti. Sotto la foto, una frase sibillina che però tradisce parte del bagaglio ideologico del gruppo del gruppo: “I nostri hanno preso Snake Island. L’isola dei serpenti nel Mar Nero gioca un ruolo chiave nella geografia sacra, secondo Vasile Lovinescu (Geticus), lì si trovava l’antico santuario di Apollo. Chiunque controlli l’isola controlla il corso della storia mondiale”. Il sopracitato Geticus è stato un critico letterario rumeno e filosofo esoterico, discepolo del filosofo francese René Guénon. E ancora: sul suo canale Telegram Nikitin viene spesso ritratto su teatri di guerra affatto sconosciuti, spesso accanto a membri di forze regolari. In uno dei video, girato in notturna, il miliziano maneggia uno dei potenti Himars (High mobility artillery rocket system): un’arma “ufficiale” nelle mani dell’esercito regolare e, soprattutto, di fabbricazione occidentale, oggetto dei rifornimenti Usa a Kiev. Come sono finiti nelle mani di Nikitin e dei suoi?
Ultima, ma non per importanza, la vicenda dell’attacco contro la regione russa di Bryansk, che l’Fsb ha definito ad opera di “sabotatori ucraini”, scatenando le ire di Putin. In quel frangente, secondo la Novaya Gazeta l’azione sarebbe stata rivendicata dal Corpo dei volontari russi, rivendicazione che in effetti è avvenuta. Sulle prime però Kiev ha ha puntato il dito contro la propaganda russa, una “provocazione deliberata” per “spaventare la popolazione e giustificare l’invasione dell’Ucraina”, un’attacco false flag insomma, parole del portavoce della presidenza Mykhailo Podolyak. Lo stesso che, sempre nello stesso post su Twitter, ha poi dichiarato “Il movimento partigiano in RF sta diventando più forte e più aggressivo. Temete i vostri partigiani…”.