La situazione a Kiev appare più tranquilla rispetto ai giorni scorsi. Le temute incursioni aeree sul centro storico non hanno avuto la stessa intensità vista invece a Kharkiv, al momento la città più bersagliata dai russi. Le esplosioni però ci sono state e le truppe di Mosca rimangono a pochi chilometri dal centro urbano. L’accerchiamento non è ultimato, ma su tre fianchi almeno è quasi completo. L’unico lato libero è quello che scorre verso sud, in direzione della cittadina di Vasylkiv. Non un caso: da qui passa l’autostrada verso la parte meridionale e occidentale dell’Ucraina e la principale linea ferroviaria. Con i treni diretti a Leopoli ancora regolarmente funzionanti e con decine di cittadini a bordo in fuga dalla capitale. Nel complesso però, Kiev sta vivendo momento meno drammatici rispetto ad altri contesti. La guerra in Ucraina, entrata in una fase cruciale, si sta svolgendo soprattutto su altri fronti.

L’attesa per i colloqui

La novità più importante oggi è arrivata sotto il profilo prettamente politico. Il tanto atteso secondo round delle trattative tra russi e ucraini si farà. Risultato quest’ultimo non certamente scontato. É stato individuata anche la località. Non più il territorio meridionale della Bielorussia, al confine con l’Ucraina e a pochi passi da Chernobyl. Si tratta di una zona non lontana da Brest e dal confine polacco. Una regione evocativa, individuata all’interno della Belovezhskaya Pushcha, riserva naturale che l’8 dicembre 1991 ha ospitato gli incontri che hanno portato alla firma degli accordi tra Eltsin e altri presidenti delle repubbliche sovietiche in grado, pochi giorni dopo, di archiviare per sempre il periodo dell’Urss. Sulle agenzie sono già apparse foto della sala che ospiterà le delegazioni. Quella russa dovrebbe essere già arrivata. Quella ucraina dovrebbe arrivare in serata oppure domani. I problemi logistici a lasciare Kiev e a mettersi in viaggio verso la Bielorussia avrebbero rallentato i tempi dei colloqui. L’incognita è proprio questa. Il colloquio doveva svolgersi nel tardo pomeriggio ma alla fine è probabile il rinvio a domani.

C’è però uno spiraglio in vista delle prossime ore. Vladimir Medinsky, ex ministro della cultura russo e capo delegazione di Mosca, nel confermare di essere in viaggio verso Brest ha parlato della possibilità che si arrivi a un cessate il fuoco. Dunque, rispetto al primo round di colloqui, forse qualche passo avanti è stato fatto. Lo stop almeno provvisorio delle attività belliche sarà quindi sul piatto e potrebbe portare a una tregua indispensabile per alleviare le sofferenze della popolazione civile. Da parte di Kiev è stata confermata la partecipazione ai negoziati, ma non sono emersi altri dettagli.

Kharkiv sotto assedio

Dal fronte le notizie principali sono giunte dalla seconda città ucraina. Martedì a Kharkiv è stato preso di mira il palazzo del governo regionale, oggi invece quello della polizia locale. Segno di come i russi non solo stiano bombardando in pieno centro, a differenza di quanto avviene altrove, ma mirano anche a cancellare i segni dell’amministrazione statale. Non più quindi solo obiettivi militari, bensì anche governativi. La situazione per i civili è drammatica. Sono molte le vittime tra la popolazione, non si ha però un numero preciso. La gente, hanno sottolineato molti testimoni sui social, è spaventata. Molti vivono nei rifugi, altri barricati in casa. Il problema poi è la lontananza di un confine non russo dalla città. I treni non stanno viaggiando regolarmente come a Kiev e raggiungere Leopoli è molto difficile. Chi può scappa nelle campagne, ma abbandonare il luogo dei combattimenti non è agevole. Un elemento che è destinato ad aggiungere ulteriori preoccupazioni tra i civili.

Sotto il profilo militare, fallito il primo assalto nella giornata di domenica, i russi dovrebbero attestarsi attorno il centro urbano. La città dovrebbe essere circondata lungo i versanti settentrionali. La novità odierna riguarda anche l’avanzata verso est. Soldati russi sono stati visti entrare a Balaklija, cittadina a metà strada tra Kharkiv e Slovjansk. Un luogo strategico e non lontano da quella linea di contatto con i territori separatisti oramai fissata soltanto sulle cartine. Mosca potrebbe avanzare da qui e ricongiungersi con i separatisti di Lugansk, accorpando così l’intero territorio nord orientale dell’Ucraina.

La battaglia per Mariupol

Gli scontri più temibili, soprattutto per i civili, dovrebbero riguardare la città portuale di Mariupol. Il centro urbano oramai dovrebbe essere completamente circondato. Da est sono arrivati i separatisti di Donetsk, da ovest invece i soldati russi avanzati dalla Crimea. Corridoi umanitari sono stati istituiti dai separatisti, i quali hanno invitato la popolazione ad abbandonare l’area. Qui ha sede il Battaglione Azov, uno dei più armati e ideologicamente motivati sul fronte ucraino. L’impressione è che a Mariupol potrebbe svilupparsi non solo una battaglia strategica per la campagna russa in Ucraina, ma anche una vera e propria resa dei conti tra separatisti e combattenti del Battaglione Azov attesa dal 2014.

La situazione sul Mar Nero

Per tutta la giornata si sono inseguite voci sulle sorti di Kherson. La città, trecentomila abitanti, dovrebbe essere caduta in mano russa. Almeno così era stato detto dal Ministero della Difesa a Mosca. Il sindaco e le autorità locali però hanno seccamente smentito. Le truppe russe sono certamente nella zona dell’aeroporto, del porto e della stazione ferroviaria, ma non avrebbero ancora completato la conquista. Ad ogni modo la città è circondata e adesso Mosca punta su Odessa, distante circa 200 km. Qui da ore decine di cittadini sono assiepati lungo le spiagge. Su Telegram sono rimbalzate voci circa un’imminente invasione con mezzi anfibi da parte russa. Le condizioni meteo hanno però via via fatto tramontare questa ipotesi. Ma con la caduta di Kherson, anche da queste parti ci si prepara a una possibile battaglia capace di togliere all’Ucraina gli accesso sul Mar Nero.