Nella giornata di ieri, il Pentagono ha annunciato che tutte le truppe statunitensi hanno lasciato l’Afghanistan. L’ultimo C-17 è decollato dall’aeroporto di Kabul alle 15:29, orario della costa orientale degli Stati Uniti, nel rispetto della scadenza del 31 agosto che l’amministrazione Biden ha concordato con i talebani, ponendo così ufficialmente fine al conflitto più lungo di sempre che l’America abbia mai intrapreso. Tutto questo accade mentre un numero imprecisato di cittadini americani e collaboratori della coalizione occidentale è rimasto a Kabul, come peraltro confermato dal segretario stampa della Casa Bianca, Jen Psaki, e si sollevano al contempo molti dubbi sulle modalità del caotico ritiro Usa dal Paese che sta affossando Joe Biden nei sondaggi (secondo la Cnn, infatti, il Presidente Usa ha un tasso di approvazione fermo al 47%, il più basso da quando si è insediato: una luna di miele con l’elettorato che sembra essere finita, e non solo per via del disastro afghano).

Il ruolo del Qatar e i dubbi sul ritiro

Riavvolgendo il nastro di queste ultime – drammatiche – settimane c’è effettivamente qualcosa che non torna nella catastrofe afghana. Come nota Dagospia, ad esempio, perché il presidente Ashraf Ghani, considerato un fantoccio in mano americana, è stato il primo a scappare da Kabul per rifugiarsi ad Abu Dhabi, dove l’attendeva, lo sceicco degli Emirati Arabi, Mohammed Bin Zayed? È noto che l’accordo di pace fra Usa e talebani è stato sottoscritto a Doha, in Qatar, attraverso una delegazione di 31 talebani che ha ratificato la fine delle ostilità con l’America rappresentata dall’allora segretario di Stato, Mike Pompeo. In quell’occasione ciò che emergeva era l’assenza del governo di Kabul. Non a caso, dunque, Ghani ha deciso di rifugiarsi dallo sceicco Mohammed bin Zayed, nemico e rivale dello sceicco del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani. Quest’ultimo, infatti, sarà sicuramente un punto di riferimento per i Talebani nella regione, dato che, come osserva anche la Treccani, Doha, svolge un ruolo di mediazione tra le varie forze, interne e straniere, coinvolte in Afghanistan. Va precisato, tuttavia, che i legami fra i Talebani e il Qatar sono ampiamente noti e radicati. Negli ultimi vent’anni, diverse figure di spicco dei Talebani hanno trovato rifugio proprio nel piccolo emirato: fra questi c’è Abdul Ghani Baradar, che a seguito del suo rilascio richiesto dagli Stati Uniti al Pakistan nel 2018, è stato a capo dell’ufficio politico dei Talebani a Doha.

Di chi è la colpa del disastro afghano?

Ciò che si chiedono molti osservatori è: chi è il vero responsabile del disastro afghano? In un primo momento, come abbiamo già approfondito su InsideOver, il Presidente Joe Biden ha provato a scaricare la colpa sull’intelligence. Com’è emerso successivamente, secondo alcune rivelazioni anonime diffuse sempre da Abc News l’amministrazione Biden, era stata altresì correttamente messa conoscenza del fatto che i talebani sarebbero riusciti a prendersi il Paese e la capitale in pochissimo tempo. A partire da luglio i servizi avevano trasmesso rapporti più pessimistici, inascoltati dalla Casa Bianca e dal presidente Usa.

Tutta colpa di Biden, dunque? In realtà non è così facile individuare un solo responsabile: come nota anche la prestigiosa rivista Foreign Affairs, il seme della sconfitta americana risale a molto tempo fa e ai tempi dell’amministrazione Bush. Altro grave errore è stato quello – ai tempi dell’amministrazione – di non coinvolgere il governo afghano nelle trattative: dal punto di vista operativo, tuttavia, il responsabile del caotico ritiro è sicuramente il Pentagono, vista l’inspiegabile mancanza di un quartier generale in grado di gestire una situazione di sicurezza in rapido deterioramento oltre alla mossa azzardata di chiudere la base aerea di Bagram più di sei settimane fa, quando la missione per evacuare gli alleati più stretti degli Usa era appena iniziata. Dal punto di vista politico, invece, Biden è indubbiamente percepito come il responsabile, con l’aggravante del fatto che ha mentito davanti agli americani quando ha provato a scaricare la colpa sull’intelligence e a non assumersi le sue responsabilità. Un atteggiamento non certo degno del ruolo che ricopre.





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