L’unità a livello europeo sulla condanna alla guerra in Ucraina indubbiamente c’è stata. Su altri temi afferenti al conflitto, la quadra nello scenario della reggia di Versailles non è stata trovata. Mario Draghi nelle sue dichiarazioni delle ultime ore ha parlato di “compattezza” in seno all’Ue, ma questa affermazione è vera solo in parte. Sulle nuove sanzioni da applicare alla Russia, così come sulla domanda di adesione dell’Ucraina e sul Recovery Plan bellico i pareri tra i 27 sono stati molto distanti. E soltanto nei prossimi giorni si potrà vedere un vero accordo.

No all’adesione rapida dell’Ucraina

Tutti i governi Ue sono stati concordi sulla necessità di garantire maggior sostegno a Kiev. Dunque l’invio di nuove armi e di nuovi mezzi all’Ucraina, impegnata nel conflitto contro la Russia, non è mai stato in discussione. Tuttavia nel vertice di Versailles, originariamente pensato da Emmanuel Macron come punto cardine del suo semestre di presidenza dell’Ue, non è emersa unione nel sostegno all’ingresso immediato dell’Ucraina nel territorio comunitario. La richiesta è partita da Kiev il 26 febbraio scorso, due giorni dopo cioè lo scoppio del conflitto. In particolare, si chiedeva una procedura di emergenza per l’ingresso nell’Ue. Già nella serata di giovedì lo stesso Macron aveva fatto sapere che “era impensabile l’ingresso di un Paese in guerra nella comunità”. Anche se poi l’Eliseo ha spiegato che da parte francese ed europea non verrà meno il supporto militare a Kiev.

Il consiglio convocato a Versailles alla fine ha risposto negativamente alla richiesta ucraina. Pur non chiudendo del tutto le porte in faccia a Kiev. Semplicemente, per il momento non è possibile parlare di Ucraina nell’Unione Europea. Un concetto chiarito anche dal premier olandese Rutte: “Non c’è dubbio che Paesi Bassi e Ucraina siano al fianco in questo momento, ma non esiste un percorso veloce di adesione all’Ue”. In poche parole, anche e soprattutto perché è in guerra, Kiev non può avere corsie preferenziali. Il presidente ucraino Zelensky non l’ha presa molto bene: “L’Ue deve fare di più per noi – ha dichiarato in un videomessaggio su Telegram – Bisogna avere più forza, questo non quello che ci aspettiamo. Bisogna che le decisioni degli uomini politici coincidano con gli umori dei loro popoli, dei popoli europei”.

Divisioni anche su sanzioni e Recovery Plan

Sulle sanzioni l’Ue vorrebbe remare compatta nella stessa direzione, ma le defezioni non mancano. Il presidente della commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, al termine del vertice di Versailles ha dichiarato che c’è compattezza nella convinzione di redigere un quarto pacchetto di sanzioni alla Russia. Ma, andando poi nel dettaglio, ci sono molte differenze all’interno del club dei 27. I Paesi baltici vorrebbero da subito interrompere l’importazione di greggio russo, Germania e Italia non sembrerebbero così nette e favorevoli. Dunque c’è sì il mandato da parte del consiglio all’esecutivo europeo di imporre nuove sanzioni, ma le divisioni sui dettagli del nuovo pacchetto sono state parecchie. Se ne dovrebbe sapere di più la prossima settimana. L’unica cosa certa è che, a lungo termine, c’è la volontà di superare la forte dipendenza energetica dalla Russia. Ursula Von Der Leyen ha annunciato per fine maggio la presentazione di un piano europeo per l’indipendenza energetica da Mosca entro il 2027.

Sul piatto del consiglio di Versailles anche una proposta annunciata nei giorni scorsi da Macron e che però non sarebbe andata a buon fine. Ossia quella di un “Recovery di guerra”. Una sorta di riedizione del Recovery Found approvato per superare l’emergenza economica causata dal coronavirus, ma riproposto per l’attuale emergenza bellica. Il conflitto in Ucraina, è il pensiero del presidente francese, ha fatto emergere la necessità di una difesa comune, da sempre pallino dell’attuale inquilino dell’Eliseo, e di un’emancipazione dal gas russo. Per finanziare progetti in tal senso, l’Europa potrebbe portare avanti un nuovo Recovery da cento miliardi di Euro. Tuttavia questo piano non è passato. Molti Paesi, tra cui Paesi Bassi e Germania, hanno espresso le proprie perplessità. Il governo de L’Aja, in particolare, ha sottolineato come siano ancora presenti nel Recovery Plan tutte le risorse necessarie anche per fronteggiare le attuali emergenze e quindi non servono ulteriori esborsi di denaro.

L’unità di cui i vertici europei hanno parlato per certi versi c’è stata, per altri no. La proposta di adesione di Kiev, le nuove sanzioni e il progetto del Recovery di guerra hanno rischiato di far impantanare il vertice ospitato da Macron. Ad ogni modo, dopo il consiglio adesso si aspettano precise indicazioni anche dalle prossime mosse della commissione europea.

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