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La crisi ucraina sembra essere giunta a un inevitabile scontro armato. Nelle ultime 24 ore la diplomazia internazionale è sostanzialmente arrivata a un punto morto, e le cancellerie occidentali hanno emanato diversi avvisi e ordini di evacuazione per i propri cittadini, arrivando anche a ridurre drasticamente la presenza di personale diplomatico nelle rispettive legazioni a Kiev.

Stati Uniti, Olanda, Giappone, Corea del Sud, Israele, Montenegro, Norvegia, Lettonia, Gran Bretagna, Spagna e soprattutto Italia hanno esortato i propri cittadini ad andarsene dall’Ucraina, una decisione intrapresa, nelle ultime ore, anche dalla Germania. L’Ue ieri ha evacuato il personale non essenziale dal suo ufficio di rappresentanza a Kiev mentre la stessa Russia, tra ieri e oggi, ha ridotto all’essenziale i propri diplomatici d’ambasciata “in relazione a possibili provocazioni”.

L’attacco russo sembra quindi imminente, e il dipartimento di Stato ha riferito che potrebbe avvenire già nella giornata di lunedì. Frattanto proprio gli Stati Uniti si preparano ad accogliere i propri cittadini sfollati: in Polonia parte dell’82esima divisione aviotrasportata è stata posizionata al confine ucraino per allestire campi di accoglienza e per gestire al meglio l’evacuazione, onde evitare un’altra possibile caotica fuga come avvenuto in Afghanistan lo scorso agosto. Se invasione sarà, come reagirà l’Ucraina e la Nato?

L’Alleanza Atlantica ha le mani legate. Kiev non fa parte della Nato pertanto non ricade nella clausola di intervento rappresentata dall’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico. Il sostegno all’Ucraina si limiterebbe quindi, forzatamente, all’invio di armi e munizioni, che gli Stati Uniti, ad esempio, hanno già promesso da tempo. Si aprirebbe quindi uno scenario simile alla Guerra del Kippur, dove Israele ricevette ingenti aiuti militari da oltre Atlantico in quanto Washington non desiderava essere direttamente coinvolta in quel conflitto tra Tel Aviv e i Paesi Arabi.

Esistono però due possibilità da non sottovalutare che, se dovessero concretizzarsi, comporterebbero l’intervento diretto della Nato. Innanzitutto, ed è questo lo scenario più probabile tra le due, la vicinanza degli assetti militari delle due parti (Russia e Nato) porta con sé il pericolo che, in caso di invasione russa, qualche comandante di nave, o pilota di caccia, “prema il grilletto” per cattiva valutazione di una situazione tattica puntuale. Facciamo un esempio: un pattugliatore marittimo, che è armato, si avvicina troppo, o esegue manovre provocatorie, a navi russe e scatta la reazione che ne comporta l’abbattimento. Oppure ci può essere un incidente: nella confusione “elettronica” del conflitto, un velivolo da ricognizione o un caccia di scorta della Nato (perché i voli di ricognizione elettronica verrebbero molto probabilmente accompagnati dai caccia) può venire abbattuto per sbaglio dalla difesa missilistica russa che utilizza assetti a lunghissima portata come gli S-400.

Secondariamente, ma questo è uno scenario di più difficile realizzazione, durante l’attacco russo potrebbero venire uccisi i “consiglieri militari” della Nato che stanno addestrando le truppe ucraine. Sappiamo infatti che in Ucraina ci sono forze speciali canadesi per svolgere questo compito, e sono solo quelle palesemente note non conoscendo quanti consiglieri militari e di quali Paesi siano gli altri. È molto probabile, però, che in caso di attacco questi verrebbero molto rapidamente ritirati proprio per evitare questa possibilità.



L’incidente, l’imponderabile, data la situazione tattica, è pertanto sempre da tenere in considerazione. Come reagirebbe invece l’Ucraina?

L’esercito ucraino non è più numericamente inconsistente e molto scarsamente armato come lo era nel 2014, al tempo del colpo di mano russo in Crimea. Ora Kiev può contare su circa 145/150mila uomini (incluse le forze aviotrasportate/paracadutisti) e su approssimativamente 50mila effettivi della Guardia Nazionale (che sovrintende al controllo dei confini), a cui si aggiungono 10mila della difesa civile, entrambi però non alle dipendenze del ministero della Difesa di Kiev. L’esercito rappresenta la fetta maggiore delle forze armate ucraine (12mila uomini fanno parte della marina e 40mila dell’aeronautica), ma nonostante una grande industria della difesa e vaste scorte di armi, gran parte dell’equipaggiamento dell’Ucraina è obsoleto oppure non è più aggiornato o comunque abbisogna di riparazioni significative.

La gran parte dei mezzi corazzati ucraini sono rappresentati, infatti, da vecchi carri T-64 (circa 1790), e anche quelli più moderni non sono tutti in condizione di combattere perché in riparazione o in via di rimodernamento. L’esercito di Kiev sta infatti attraversando una lunga fase di modernizzazione che però è rallentata dalla corruzione interna e dalla scarsità dei fondi a disposizione, che sono divisi tra, appunto, la modernizzazione di assetti già presenti e l’acquisizione di nuove piattaforme di combattimento. Questa quantità di uomini e mezzi rappresenterebbe comunque una certa massa d’attrito in caso di invasione russa, e, dato che avrebbe una postura difensiva, avrebbe il vantaggio tattico soprattutto in aree urbane, dove le truppe potrebbero sfruttare la particolarità intrinseca delle città (strade, edifici, reticolo fognario) per ingaggiare le truppe russe in combattimenti “casa per casa” dove la superiorità dei mezzi corazzati e dell’aviazione verrebbe quasi annullata per la difficoltà di movimento e di individuazione dei bersagli.

L’aeronautica ucraina è assolutamente inconsistente se rapportata a quella che potrebbe schierare la Russia: Kiev dispone di soli 35 elicotteri da attacco Mil Mi-24 e di 65 multiruolo Mi-8, che vanno ad affiancarsi ai 43 Sukhoi Su-27, 27 Mig-29, 17 Su-25 e 12 Su-24M. Una disparità di forze che, nonostante la dispersione in aeroporti e campi secondari – che è già in atto – permetterebbe solo di effettuare rapide e sporadiche sortite, non avendo quindi un peso decisivo nell’evolversi del conflitto.

La marina militare ucraina è praticamente inesistente: è composta solo da unità di piccole e piccolissime dimensioni da dopo il colpo di mano russo in Crimea e nella base navale di Odessa è presente un’unica fregata classe Krivak III. Del tutto insufficiente a rappresentare un serio pericolo per un possibile sbarco anfibio russo, che, come abbiamo già detto, potrebbe essere solo una diversione per distogliere l’attenzione verso le vere direttrici di attacco, stante la ancora scarsa capacità anfibia russa. L’Ucraina si troverebbe quindi coinvolta in una guerra di posizione nei grossi centri urbani, che offrirebbero delle sacche di resistenza anche per lungo periodo, ma in campo aperto il suo esercito non avrebbe praticamente alcuna chance di resistere molto all’enorme massa d’urto rappresentata dai corazzati e dall’aviazione russa.