Il presunto attacco ucraino al Cremlino effettuato con droni, apre diversi scenari al di là dell’effettiva paternità dello stesso.

L’azione, come già detto dalle nostre colonne, potrebbe benissimo essere un false flag russo come essere un tentativo di colpire il Cremlino da parte di sabotatori ucraini – impossibile che i droni siano partiti dall’Ucraina date le distanze in gioco e le dimensioni degli stessi -, o addirittura messo in atto da parte di “dissidenti” russi.

A poche ore dall’evento, è difficile capire chi effettivamente si celi dietro quest’azione, soprattutto perché qualsiasi informazione proveniente dai canali ufficiali russi è filtrata dalla propaganda di Mosca.

Kiev, da questo punto di vista, non aiuta a chiarire, proseguendo a mettere in atto lo stesso atteggiamento tenuto davanti agli attacchi in territorio russo che sono stati segnalati dall’inizio del conflitto: ne smentisce alcuni, ne conferma altri oppure tace su altri ancora.

Un atteggiamento che paga, creando confusione in Russia e permettendo all’Ucraina di avere comunque una negazione plausibile agli occhi del pubblico e così puntare il dito su Mosca per l’escalation del conflitto.

Tornando a quanto accaduto nella notte al Cremlino, Mosca non ha dubbi: in un comunicato ufficiale, si afferma che “ieri sera il regime di Kiev ha tentato un attacco con droni contro la residenza del presidente della Federazione Russa al Cremlino. Due veicoli aerei senza equipaggio hanno preso di mira il Cremlino. L’azione tempestiva dei servizi militari e speciali che coinvolgono i sistemi radar ha consentito loro di disabilitare i dispositivi. Si sono schiantati sul terreno del Cremlino, spargendo frammenti senza causare vittime o danni. Consideriamo queste azioni un attacco terroristico premeditato e un tentativo di omicidio contro il Presidente, effettuato prima del Giorno della Vittoria e della Parata del 9 maggio, a cui è prevista la presenza, tra gli altri, di ospiti stranieri. Il presidente non ha riportato conseguenze in questo attacco terroristico. Il suo orario di lavoro rimane invariato e segue il suo corso ordinario. La Russia si riserva il diritto di prendere contromisure dove e quando lo riterrà opportuno”.

Mosca quindi coglie l’occasione per avere una freccia in più al suo arco propagandistico, e internamente può dimostrare la pericolosità del “regime di Kiev” e quindi la necessità di continuare nella sua “operazione militare speciale”, in un momento in cui dovrà forzatamente aumentare il numero di soldati – tra cui anche i coscritti – da impiegare nel conflitto.

A ben vedere, però, il consenso verso questa guerra tra la popolazione russa è molto alto, per via del martellamento propagandistico che prosegue sin da prima dello scoppio del conflitto, ma al Cremlino sanno che lo stallo nelle operazioni, i malumori di personaggi di spicco come Evgenij Prigozhin, e i continui scandali interni alle forze armate riguardanti la corruzione di ufficiali anche di spicco, possono minare la fiducia nella condotta della guerra da parte del Cremlino, che viene paradossalmente accusato di essere “troppo tenero” da parte delle frange nazionaliste della politica russa.

Probabilmente, se la Russia, dopo questo attacco che è stato attribuito a Kiev senza ombra di dubbio, non reagirà con forza, quindi andando a colpire pesantemente obiettivi simbolici ucraini come la capitale, ci saranno ulteriori malumori tra questi settori della politica, e nonostante il giro di vite dato allo Stato Maggiore, con la nomina di figure carismatiche ai vertici delle operazioni e dei distretti militari più importanti, l’élite russa potrebbe rivoltarsi contro la presidenza e i suoi sostenitori.

Bisogna quindi aspettarsi non un’esasperazione della retorica bellica, ma il proseguimento della stessa disinformazione e propaganda viste in questi mesi, perché il Cremlino non può correre il rischio di esacerbare la minaccia ucraina senza avere la possibilità di eliminarla una volta per tutte.

Le ricadute sul fronte bellico

Sul fronte bellico le prossime ore saranno indicative in tal senso, ma rispetto a quanto già visto – ovvero l’aumento dell’attività missilistica in vista della possibile controffensiva ucraina – riteniamo che non ci saranno grosse sorprese.

Il nodo chiave, comunque, resterà proprio la controffensiva ucraina. Se Kiev riuscirà a metterla in atto, quanto accaduto al Cremlino, o per meglio dire come Mosca lo sta raccontando, rischia di essere un boomerang per la propaganda russa: aumentare il senso di minaccia è funzionale solo se si hanno le capacità di eliminarlo.

Se ciò non dovesse accadere il malcontento tra le ali più oltranziste della politica (e nell’ambiente degli ex militari che in Russia è importante) potrebbe trovare terreno fertile per intaccare il potere della presidenza in modo incisivo.

Riteniamo anche che, per il Cremlino, l’attacco (ammesso che si sia trattato davvero di un’azione ostile e non dimostrativa da parte di qualche singolo) non può che avere paternità ucraina, perché le altre due possibilità sono inaccettabili e inammissibili: un false flag non verrebbe, ovviamente, mai ammesso, e l’azione di un dissidente russo non è contemplabile perché significherebbe ammettere l’esistenza di un fronte di opposizione interno.

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