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L’esercito ucraino, secondo una tattica prestabilita, è impegnato in una controffensiva volta a logorare le forze nemiche piuttosto che a guadagnare rapidamente terreno. Sostanzialmente, a dimostrazione di questo assunto, è possibile riportare la diffusione degli attacchi lungo la quasi totalità della linea del fronte e le piccole porzioni di territorio riconquistate lungo nel settore meridionale, tra Zaporizhzhia e Donetsk.

Questa postura “enemy oriented” – invece di quella “terrain oriented” – è stata decisa ritenendo di poter impiegare al meglio le capacità date dall’uso intensivo degli Uav (Unmanned Air Vehicle) e delle nuove risorse di artiglieria fornite dall’Occidente utilizzate per tiro di controbatteria. Parallelamente, la fornitura di veicoli corazzati e blindati occidentali, notoriamente più resistenti rispetto a quelli di fabbricazione sovietica/russa per filosofia costruttiva e quindi in grado con molta più probabilità di salvare il personale una volta colpiti, sta dimostrando di avere un vantaggio strategico perché appunto è possibile ottimizzare il rapporto perdite/rinforzi sebbene si debba considerare, a livello tattico, che l’addestramento degli ucraini – come vedremo – presenta delle limitazioni per quanto riguarda le tattiche e il numero di unità formate.

L’esercito russo ha dimostrato capacità di adattamento non indifferenti, sia dal punto di vista tattico sia da quello strategico, pertanto il conflitto si prospetta ancora lungo e non è scontato che questo suo prolungarsi porterà un vantaggio a Kiev: la questione è legata alla maggiore capacità di mobilitazione della Russia, pur considerando i risvolti politici che questa comporterebbe e il ridotto livello di addestramento, e al fatto che lo Stato maggiore di Mosca può comunque contare su una riserva più consistente di mezzi e armamenti rispetto all’Ucraina. Inoltre, dal lato ucraino, la messa fuori combattimento, per usura o danni di guerra, di carri armati, Ifv (Infantry Fighting Vehicle), obici e altri veicoli specializzati pone dei seri rischi riguardanti la loro disponibilità considerando che in questo momento gli sforzi industriali occidentali non sono sufficienti a sostenere il ritmo del conflitto, e che una buona fetta dei mezzi forniti è ormai fuori produzione, quindi è molto difficile reperire i pezzi di ricambio per effettuare manutenzione/riparazione.

La controffensiva procede lentamente e a caro costo, pertanto si ritiene che per raggiungere gli obiettivi strategico/politici (interrompere le linee di rifornimento tra la Federazione e la Crimea e/o raggiungere città chiave come Melitopol o Berdyansk) sarà necessario organizzare nei prossimi mesi e per tutto il 2024 (e oltre) ulteriori attacchi coordinati di ampio respiro.

Dall’altro lato del fronte, le perdite russe per quanto riguarda l’artiglieria e i carri armati sono state elevate, e soprattutto le prime hanno preoccupato lo Stato maggiore di Mosca in quanto si è evidenziata la perdita della superiorità nelle artiglierie: qualcosa che fa parte della dottrina del warfighting russo sin dai tempi della Seconda guerra mondiale.

Per quanto riguarda le perdite di personale, sebbene accettabili per quanto riguarda il livello di logoramento inflitto agli ucraini, sono tuttavia insostenibili nel contesto di un attacco prolungato a meno che non vengano forniti rinforzi. Sostanzialmente, la Russia ha ottenuto un successo tattico nell’impedire uno sfondamento, grazie alla postura difensiva che sfrutta le fortificazioni della “Linea Surovikin” costruita durante il periodo invernale e primaverile, e potrebbe ottenere un successo operativo se riuscisse a infliggere al nemico perdite di equipaggiamento comparabili alle proprie. Il logoramento del personale, tuttavia, se dovesse rimanere costante fino all’autunno, comporterebbe il rischio di una sconfitta operativa, mentre l’ulteriore perdita dei sistemi di artiglieria provocherebbe una riduzione della capacità di logoramento delle truppe ucraine.

Data questa dinamica, l’esercito russo si è adattato e ha messo in atto delle contromisure non solo tattiche ma perfino dottrinali: ad esempio, l’estensione “da manuale” dei campi minati è stata aumentata (da 120 a 500 metri) mentre il supporto di fuoco di artiglieria è passato da un uso “estensivo” a uno “intensivo”, intendendo la ricerca di una maggiore precisione piuttosto che l’impiego “a tappeto”. Da quest’ultimo punto di vista è stata data particolare enfasi all’utilizzo di loitering munition (tipo Lancet e altre) coordinate da Uav da ricognizione che ha portato a un’ulteriore immediata risposta ucraina: sul campo di battaglia i veicoli corazzati, soprattutto gli obici semoventi, sono stati dotati di “gabbia” artigianale per proteggerli, al pari di quanto osservato da parte russa sin dall’inizio del conflitto.

Per cercare di ovviare al fuoco di controbatteria ucraino, i russi hanno affidato il contrasto alle unità nemiche avanzanti, e occupanti le posizioni abbandonate, maggiormente a plotoni di fanteria armati di Atgm (Anti Tank Guided Missile) anche di ultima generazione, che risultano essere disponibili in gran numero e provvedendo alla distruzione delle trincee con cariche da demolizione telecomandate. Questo si è reso necessario perché la tattica russa, all’inizio della controffensiva, prevedeva di bersagliare col tiro d’artiglieria le posizioni perse occupate dagli ucraini, attivando quindi il fuoco di controbatteria che ha ridotto sensibilmente il numero di pezzi disponibili.

La Russia ha adeguato anche le sue capacità e le tattiche della Ew (Electronic Warfare). Come sappiamo l’esercito russo ha investito molto, nel corso degli anni, nella Ew, ma durante la guerra è emerso uno svantaggio tattico dato dalla concentrazione di questi sistemi in un’unica piattaforma o in piattaforme diverse raggruppate, risultando quindi fragili al fuoco avversario. Il comando russo ha così disperso i suoi sistemi Ew su piattaforme più leggere oppure ha smontato le antenne posizionandole in posizioni tatticamente vantaggiose. La perdita di queste ultime sembra essere un costo che l’esercito russo ritiene di poter sostenere, ma si tratta di una transizione in corso e pertanto non di un approccio uniforme. Tuttavia è possibile notare un cambiamento di mentalità nella dottrina Ew russa proprio dato dalle lezioni apprese sul campo di battaglia.

Non bisogna poi dimenticare, come abbiamo avuto modo di analizzare precedentemente, l’apporto dato dalla componente aeronautica ad ala rotante che viene impiegata in un elevato numero di sortite giornaliere essendo basata a poca distanza dalla linea di combattimento. Questo però comporta il maggior rischio che la catena logistica per il suo sostentamento venga bersagliata e perfino disarticolata dai sistemi di artiglieria a lungo raggio dell’esercito di Kiev.

Passiamo ora al lato ucraino per tornare sulla questione dell’addestramento: gran parte dei dati a sostegno delle tattiche che i partner internazionali dell’Ucraina hanno impartito alle forze ucraine si basavano su analisi operative del XX secolo, che quindi non consideravano una serie di tecnologie impiegate in questo conflitto come gli Uav o le loitering munition. Inoltre, sebbene l’addestramento dell’esercito ucraino sia stato effettuato secondo gli standard Nato sin dal 2015, lo scoppio della guerra, con l’elevato numero di personale mobilitato, ha infoltito i ranghi di personale non avvezzo a essi e quindi si rende necessario addestrare gli ucraini secondo la loro dottrina di combattimento, che è diversa da quella dell’Alleanza. Qualcosa che non è facile in quanto il numero di uomini addestrabili ha la grandezza al massimo di una compagnia non potendo effettuare esercitazioni con unità quantitativamente più grandi proprio per via della guerra stessa.

Il lungo periodo di transizione dell’esercito ucraino da un modello “sovietico” a uno occidentale ha quindi posto delle problematiche non indifferenti a livello dottrinario in quanto gli stessi mezzi inviati dall’Occidente sono stati pensati per essere impiegati secondo un modello diverso di warfighting. Qualcosa che dovrà essere tenuto in considerazione anche per l’utilizzo dei cacciabombardieri F-16 che arriveranno in Ucraina a partire dall’inizio del 2024. Idealmente, la formazione dovrebbe basarsi sull’osservazione di come opera il personale ucraino e degli strumenti da cui dipende, per poi offrire addestramento su tecniche che ne massimizzino l’efficienza in questo contesto. In altri termini la formazione deve essere personalizzata.

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