Nuova giornata di tensione in Siria e questa volta gli scontri hanno coinvolto sia il nord che il sud del paese, con la provincia di Idlib comunque ancora una volta principale scenario delle più importanti ultime evoluzioni del conflitto. Qui è in corso oramai da diversi giorni uno scontro aperto tra l’esercito turco e quello siriano, con quest’ultimo coadiuvato dall’aviazione russa. La morte di più di 30 soldati di Ankara a seguito di un raid avvenuto giovedì notte, ha dato il via ad ulteriori azioni dell’esercito turco che stanno portando in questa domenica a nuovi intensi scontri tra le varie parti in campo.
La guerra nei cieli di Idlib
Ma, a differenza che nei giorni scorsi, l’attenzione questa volta è rivolta più a quanto accade in aria che in terra. Lo spazio aereo siriano, come si sa, è interamente “sigillato” dai russi seppur questo non ha impedito nel corso degli anni di raid arrivati dall’estero, come quelli attuati dagli Usa nel 2017 e nel 2018 e quelli compiuti dagli israeliani contro soprattutto obiettivi iraniani. La provincia di Idlib, pur se in buona parte in mano da anni alle milizie islamiste, tra filo turche e filo Al Qaeda, non ha fatto eccezione: lo spazio aereo sopra questo territorio è sempre stato controllato dai russi e, di riflesso, ha permesso all’aviazione siriana di agire contro le postazioni nemiche. Ma adesso la situazione nelle ultime ore è sembrata leggermente diversa: la Turchia ha iniziato ad inviare droni verso Idlib, andando dunque a mettere in discussione la predominanza russo – siriana nello spazio aereo del nord del paese.
La presenza di questi mezzi senza pilota, forse dello stesso modello di quelli inviati da Ankara a Tripoli negli ultimi mesi per dare manforte al locale governo di Al Sarraj contro il generale Haftar, ha tenuto più lontani sia i jet russi che siriani. Un drone armato è stato però abbattuto sui cieli sopra Saraqib, la città della provincia di Idlib passata di mano tre volte nelle ultime settimane ed attualmente in possesso dei miliziani islamisti filo turchi. Secondo diverse fonti militari, il drone in questione sarebbe stato colpito da fuoco amico, con i combattenti finanziati da Ankara che avrebbero erroneamente scambiato l’areo senza pilota per un mezzo russo o siriano. Ma dalla capitale turca si è puntato il dito contro la contraerea di Damasco e questo ha innescato un’altra reazione dell’esercito del paese anatolico.
Poche ore dopo infatti, due jet siriani che erano tornati a bersagliare l’area di Idlib sono stati abbattuti. La notizia è stata confermata dai vertici dell’aviazione siriana, i quali hanno spiegato che i piloti sono riusciti a salvarsi mentre un terzo aereo è stato in grado di evitare l’impatto con gli ordigni turchi. I mezzi sono stati colpiti da missili terra area lanciati molto probabilmente dallo spazio aereo turco, una circostanza quest’ultima che mostra come Ankara sia in grado al momento di controllare una parte dei cieli siriani senza dover entrare nello spazio aereo sorvegliato dai russi. L’obiettivo del governo turco, sembra quello di voler evitare di offrire a Damasco il vantaggio di poter dispiegare i propri mezzi aerei sopra Idlib, almeno fino a quando non verrà discusso un accordo per il quale stanno lavorando la diplomazia di Ankara e quella di Mosca. La battaglia nell’ultima provincia siriana fuori dall’orbita di Assad prosegue comunque anche via terra: scontri sarebbero in corso nella periferia di Saraqib, con i siriani che stanno tornando nuovamente ad avanzare verso la città.
Scontri anche a Daraa
Se ad Idlib nuove tensioni e nuovi scontri erano ben preventivabili, per via di una situazione che vede la contrapposizione tra turchi e siriani, era invece da tempo lontana dai radar del conflitto la provincia meridionale di Daraa. Qui dove nel marzo del 2011 sono scoppiate alcune delle più importanti proteste anti Assad che hanno poi contribuito a far precipitare il paese nell’abisso della guerra, non si combatte più da quasi due anni. Nell’estate del 2018 infatti, l’esercito siriano ha riconquistato tutte le aree finite fuori controllo della provincia e questo grazie anche ad accordi mediati con la Russia con le sigle del cosiddetto “Southern Front” (Sf), raccolte sotto le insegne della bandiera del Free Siryan Army. Quell’intesa, che ha posto fine ad una battaglia lunga più di 5 anni, ha previsto tra le altre cose un programma di riconciliazione nazionale in cui le sigle anti Assad si sono impegnate a deporre le armi.
Oggi quell’accordo sembra pericolosamente vacillare. Sono stati registrati infatti alcuni scontri tra esercito siriano e fazioni dell’ex Sf che, nelle scorse ore, hanno evidentemente deciso di riprendere nuovamente la battaglia. Per adesso gli scontri sono stati sporadici, ma il quadro è in continua evoluzione e non è escluso che si potrebbe giungere ad una nuova escalation. Una grana in più per Assad, il quale riteneva oramai chiusa la partita nel sud del paese. Per la verità, come fatto rilevare da alcune fonti di stampa russe, a Daraa in questi mesi di relativa pacificazione non sono mancati episodi di tensione. Il timore però, è che adesso possa riaprirsi un nuovo fronte e questo in uno dei momenti più delicati del conflitto.