Un nuovo passo nel programma missilistico iraniano perché un nuovo vettore antinave sarebbe a disposizione dell’Iran e ad annunciarlo è stato l’ammiraglio Alireza Tangsiri, comandante della Marina del Corpo delle guardie della rivoluzione, parlando all’agenzia di stampa Tasnim. Il nuovo missile -qualora dovesse essere confermato- dovrebbe essere un aggiornamento del Hormuz-2 (basato sul Fateh-110) e permetterebbe di colpire un bersaglio navale posto fino a 700 chilometri di distanza, contro i “soli” 300 chilometri di gittata della precedente versione.
I rischi per gli Stati Uniti
Se dovesse essere confermato questo assicurerebbe alla Marina del Corpo delle guardie della rivoluzione la capacitĂ di mettere in serio pericolo tutte le navi militari in navigazione e ormeggiate in tutto il golfo Persico e nella zona nord-occidentale dell’Oceano Indiano. Un potenziale ulteriore campanello d’allarme per gli Stati Uniti impegnati attivamente -e massicciamente- allo scopo di assicurare la sicurezza degli alleati, ma soprattutto per contrastare e “osservare” da vicino l’Iran. Una presenza aumentata in modo massiccio dal 2018, quando Donald Trump ha deciso di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare raggiunto dall’amministrazione Obama, accusando il governo di Teheran di continuare sia il programma di arricchimento dell’uranio a scopi militari sia a sviluppare missili balistici a medio-lungo raggio.
Certamente i continui annunci da parte delle forze armate iraniane riguardanti lo sviluppo di nuovi armamenti non fanno altro che aumentare i sospetti di Washington, dove viene temuto un utilizzo contro le installazioni statunitensi o degli alleati nell’area. Un “allarme” lanciato anche in un’analisi sulle capacitĂ iraniane pubblicata dai servizi di intelligence della Marina statunitense, dove viene sottolineato come “l’Iran acquisisce continuamente una preziosa esperienza tecnica, permettendo alle proprie industrie della difesa di aumentare le capacitĂ di sostenere gli obiettivi militari del governo”. Nonostante i passi da gigante fatti negli ultimi anni, però, le capacitĂ iraniane rimangono nettamente basse, ma lo sviluppo di missili antinave a media-lunga gittata potrebbero creare molte preoccupazioni al Pentagono. Il rischio è che l’area diventi non sicura. Ovviamente le capacitĂ non dipendono solamente dagli annunci, ma anche e soprattutto dall’utilizzo sul campo tramite esercitazioni e test degli armamenti sviluppati. Su questo punto al Pentagono sono certi che molti degli armamenti annunciati da Teheran non siano operativi, ma ciò nonostante le forze iraniane avrebbero a disposizione missili superfice-superfice con gittata di 2500 chilometri, quindi capaci -nel caso- di colpire anche Israele e le basi statunitensi di tutto il Medio Oriente.
La serie di annunci
L’ultimo annuncio fatto dall’ammiraglio Tangsiri potrebbe essere un bluff a scopi prettamente “propagandistici”, soprattutto perché è arrivato poco dopo l’incontro non-amichevole, di domenica scorsa, tra forze navali dei due Paesi, quando circa 11 unità di attacco rapido della Marina delle guardie della rivoluzione islamica si sono avvicinate “accerchiando” alcune navi della Quinta Flotta statunitense nel golfo Persico. Un nuovo punto critico nello scontro tra i due Paesi, a cui si aggiunta la messa in orbita di un satellite militare da parte dell’Iran e la dichiarazione dell’ammiraglio Tangsiri sui possibili danni ambientali che seguirebbero all’affondamento di una nave a propulsione nucleare. Frase considerata una reale minaccia che, insieme ai recenti avvenimenti, ha portato Trump a dare l’ordine di affondare qualsiasi nave iraniana che possa mettere in pericolo il naviglio statunitense.
A mettere “in apprensione” l’amministrazione statunitense non ci sono solo i missili antinave, ma anche -e soprattutto- gli armamenti leggeri e non trasportati sui motoscafi del Corpo delle guardie della rivoluzione e le mine navali che potrebbero essere posate sulla zona dello stretto di Hormuz.
Di certo c’è che se qualora venisse confermato lo sviluppo e la messa in servizio attivo del “nuovo” missile antinave con gittata massima di 700 km, potrebbe essere un ulteriore motivo di frizione tra Iran e Stati Uniti. Il rischio sarebbe che tutte le navi in navigazione in una vasta zona potrebbero essere un bersaglio dell’Iran, che come dimostrato nel corso della scorsa estate non esiterebbe a “colpire” anche navi commerciali. Inoltre, questo significherebbe che le industrie della difesa iraniane hanno compiuto un ulteriore passo avanti importante nel campo della missilistica, a cui vanno aggiunti quelli sul missile a 3 stadi Qased potenzialmente trasformabile in Icbm.