Dopo gli appelli giunti dal Dipartimento di Stato la scorsa settimana nei suoi confronti, adesso una delegazione americana ha incontrato il generale Khalifa Haftar nel suo quartier generale posto nei pressi di Bengasi. Oggetto dell’incontro è stata la richiesta emanata da Washington alcuni giorni fa, ossia fermare l’offensiva su Tripoli.
L’incontro di Bengasi
A dare notizia di un vertice tra una delegazione del Libyan National Army (Lna), l’esercito guidato da Khalifa Haftar, ed una americana è stato il sito Libyan Express. Nell’articolo è present anche una foto in cui compare lo stesso generale, circondato da fedelissimi mentre parla con i propri interlocutori d’oltreoceano. La delegazione americana era formata, tra gli altri, dal vice consigliere per la sicurezza nazionale per gli affari del Medio Oriente e del Nord Africa, Victoria Coates, l’ambasciatore in Libia, Richard Norland, il vicedirettore aggiunto per gli affari internazionali presso il Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti, Matthew Zais, e il vicedirettore Uusafricom per la strategia, l’impegno e i programmi, Generale di brigata Steven de Milliano.
La delegazione Usa ha chiesto ad Haftar di cessare le ostilità, ribadendo dunque la posizione già espressa dal Dipartimento di Stato. L’incontro, come sottolineato da SpecialeLibia.it, si è tenuto lo scorso 24 novembre, pochi giorni dopo dunque il primo esplicito invito a sospendere l’offensiva su Tripoli rivolta al Libyan National Army. Non si conoscono altri dettagli, né tanto meno le richieste avanzate da Haftar per giungere ad un cessate il fuoco. Una nota del Dipartimento di Stato invece, ha fatto riferimento al recente comprovato sostegno russo dato al generale uomo forte della Cirenaica: “I funzionari hanno sottolineato il pieno sostegno degli Stati Uniti alla sovranità e all’integrità territoriale della Libia – si legge nella nota – e hanno espresso seria preoccupazione per lo sfruttamento del conflitto da parte della Russia a spese del popolo libico”.
Gli Usa in campo per un cessate il fuoco?
Forse l’aumentato interesse russo per il dossier libico ha richiamato a sua volta un maggiore interventismo degli Usa, tanto a Tripoli quanto a Bengasi. L’impressione fino a pochi giorni fa è stata quella secondo cui la Casa Bianca considerasse il contesto libico come marginale rispetto ai propri interessi. Un’impressione suffragata da un attivismo americano ridotto in gran parte al monitoraggio della situazione relativa all’avanzamento dei gruppi jihadisti nel paese nordafricano. Dopo la visita di Erdogan a Washington dello scorso 13 ottobre, la situazione è cambiata: prima la richiesta di interrompere l’offensiva fatta ad Haftar, poi gli incontri tenuti sia a Tripoli che a Bengasi da parte di delegazioni americane. Il tutto con uno sguardo rivolto sia al governo di Fayez Al Sarraj, di cui la Turchia è principale alleata, sia all’esercito guidato da Haftar.
Possibile che, per frenare l’attivismo russo testimoniato anche dalla presenza di uomini della Wagner al fianco del Libyan National Army adesso gli Usa abbiano iniziato a lavorare per un cessate il fuoco? Una domanda che sorge spontanea soprattutto alla luce della seconda parte della nota del Dipartimento di Stato Usa prima richiamata: “Queste discussioni franche – si legge – si basano su recenti colloqui con funzionari con sede a Tripoli, allo scopo di stabilire una base comune per i progressi tra le parti sulle questioni che le dividono, nel contesto di un cessate il fuoco”.
Dunque, Washington ha di fatto iniziato un dialogo con entrambe le parti libiche chiamate in causa per far giungere ad un compromesso. Una svolta che potrebbe portare al tanto sospirato cessate il fuoco. E che spiegherebbe, tra le altre cose, come mai gli Usa in questi giorni si sono mostrati scettici dinnanzi la prospettiva di organizzare una nuova conferenza sulla Libia in Germania.