In questa seconda fase del conflitto in Ucraina, che ha visto la razionalizzazione delle direttrici di attacco russe che, avendo abbandonato l’avanzata verso Kiev/Chernihiv, si sono concentrate sull’est del Paese nel tentativo di conquistare il Donbass probabilmente attraverso un’ampia manovra di aggiramento avente in Dnipro il suo snodo cruciale, le operazioni nel meridione a ovest del fiume Dnepr non sono cessate e sembra che l’attività di bombardamento abbia ripreso vigore.
Oltre alle città più occidentali, come Leopoli, che recentemente sono state colpite nelle loro infrastrutture anche, ma non solo, per rallentare l’afflusso di rifornimenti verso il fronte, su Odessa e Mykolaiv si sta assistendo a un nuovo lancio di missili da crociera di tipo diverso: la Russia sta colpendo, come già aveva fatto in precedenza, con vettori Kalibr lanciati dalle sue unità navali e con P-800 Onix del sistema da difesa costiera Bastion-P.
L’obiettivo sembra essere nuovamente la conquista dell’importante centro portuale ucraino sul Mar Nero, con la possibilità che le forze russe vadano oltre nel tentativo di ricongiungersi coi tre battaglioni tattici (Btg) che presidiano la repubblica indipendentista della Transnistria: un’opzione quest’ultima che però, attualmente, sembra essere lontana stante la consistenza delle forze terrestri a disposizione per il conflitto, e che quindi richiederebbe una mobilitazione generale che si svilupperebbe in un discreto arco temporale (stimiamo dalle due alle tre settimane stante la capacità logistica russa).
Alcuni autori sostengono che l’assalto a Odessa avverrebbe principalmente via mare, usando la capacità delle forze anfibie di Mosca nel Mar Nero, ma questo è vero solo in minima parte, e merita un approfondimento.
Innanzitutto bisogna capire la consistenza e la dottrina di impiego delle forza anfibie russe. Mosca, nei giorni precedenti il conflitto, ha rafforzato il suo dispositivo anfibio nel Mar Nero, facendovi affluire altre unità da altre Flotte (Caspio, del Nord, Baltico e addirittura Pacifico) pertanto alle due classe Alligator ivi presenti se n’è aggiunta una terza (l’ultima della categoria) e alle quattro classe Ropucha altre due. Oltre a queste navi maggiori, essenziali per il trasporto e la messa a terra di uomini e mezzi, nel Mar Nero ne sono giunte di più piccolo tonnellaggio, come le classe Serna, provenienti, per lo più, dal Mar Caspio (qualcosa avvenuto addirittura nei mesi precedenti, a dimostrazione di come il Cremlino stesse preparando l’operazione militare da tempo).
Una nave classe Alligator può trasportare sino a 20 Mbt (Main Battle Tank), 40 veicoli corazzati trasporto truppe, e circa 400 uomini. Una classe Ropucha 10 Mbt e 340 uomini oppure 12 Apc (Armoured Personnel Carrier), 3 Mbt e 340 uomini. Va precisato che mentre una Ropucha è in grado di sbarcare il suo carico direttamente sulla spiaggia, una Alligator necessita di un porto per poter scaricare mezzi e uomini. Quanto accaduto allo scalo marittimo di Berdyansk il 24 marzo scorso – che sia per incidente o attacco ucraino – ha menomato la capacità anfibia russa essendo stata affondata una Alligator e gravemente danneggiata almeno una Ropucha (forse due). Ora facendo un rapido calcolo possiamo affermare che le unità da assalto anfibio presenti nel Mar Nero possono trasportare (per eccesso) circa 2500 uomini e un centinaio di Mbt, di cui però circa un terzo necessitano di un porto per essere sbarcati.
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Per quanto riguarda la dottrina di impiego delle forze anfibie russe, bisogna innanzitutto ricordare che la fanteria di marina di Mosca non rappresenta una forza di vaste proporzioni paragonabile a quella statunitense: a differenza dei Marines, ad esempio, non sono una forza armata indipendente e sono addestrati principalmente non per le operazioni anfibie a lungo raggio ma per la difesa costiera. La fanteria navale russa è molto più piccola contando su 12mila uomini, ovvero circa un decimo del Corpo dei Marines, a testimonianza di come Mosca, nella sua dottrina militare, richieda che essa venga utilizzata come truppe d’assalto in seguito e di concerto con un attacco eseguito dalle forze di terra.
La modesta dimensione di questa stessa forza presenta seri limiti. Un reggimento di fanteria navale russa non possiede né la potenza di combattimento né il supporto necessario per sostenersi in un conflitto importante avendo a disposizione pochissima potenza di fuoco organica, pertanto deve affidarsi al supporto delle Vks (le forze aerospaziali russe) o delle unità maggiori della Flotta. Senza rinforzi adeguati, la fanteria di marina si deve limitare a condurre attacchi su piccola scala, colpendo obiettivi minori o effettuando incursioni di commando.
Proprio quanto avvenuto nel Mare d’Azov durante il conflitto, quando è stato effettuato un piccolo sbarco non lontano da Mariupol più per portare rapidamente un certo numero di uomini verso la città assediata che per effettuare una manovra decisiva, ci dimostra la vera natura delle forze anfibie russe. Del resto lo stesso porto di Berdyansk, che avrebbe potuto fare da campo di prova per un assalto anfibio più grande su Odessa, è stato occupato dalle forze terrestri, e solo in un secondo momento sono arrivate le navi russe che hanno scaricato le truppe e i mezzi.
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Mosca ha cercato di espandere le sue capacità diversi anni fa con l’acquisto di due navi d’assalto anfibie di classe Mistral dalla Francia, il che avrebbe rappresentato un miglioramento significativo rispetto alle unità dalla marina russa in quanto le francesi hanno la possibilità di usare l’ampio ponte di volo per il sostegno allo sbarco. L’accordo però è stato stracciato dopo l’invasione della Crimea nel 2014 così la forza anfibia russa è rimasta con una delle sue maggiori lacune: la mancanza di supporto aereo.
La fanteria di marina russa si è vista in azione, in questa guerra, anche nello sbarco sulla piccola Isola del Serpenti, ma in quella occasione ha beneficiato della copertura dell’incrociatore classe Atlant “Moskva”, che, come sappiamo, è andato recentemente perduto. Il suo affondamento, proprio nel contesto delle operazioni anfibie, è una perdita insostituibile per Mosca, impossibilitata a far giungere nel Mar Nero altre unità da guerra a causa della chiusura del Bosforo da parte della Turchia, pertanto qualsiasi tipo di sbarco necessiterà di una superiorità aeronavale difficilmente raggiungibile senza effettuare prima una grande azione terrestre che neutralizzi le difese ucraine lungo la costa.
Ecco perché diventano cruciali le operazioni a Mykolaiv, cittadina situata non lontano da Kherson sulla via di Odessa: basta prendere una carta geografica per capire che le barriere naturali presenti lungo la costa possono essere superate solo vincendo la resistenza ucraina in quel settore. Una resistenza che si è fatta accanita, beneficiando della relativa tregua data dal passaggio tra le due fasi del conflitto, e che ha saputo anche ricacciare i russi dai sobborghi della città.
Quando, e se, il fronte cederà a Mykolaiv, e le unità tattiche russe riusciranno con un’ampia manovra a puntare su Odessa, è probabile che assisteremo a un’azione anfibia. Dovrà essere però un’operazione terrestre in grande stile, accuratamente preparata, in quanto proprio la geografia gioca a sfavore delle linee di attacco russe, strette tra l’entroterra ucraino e il mare, pertanto crediamo che sarà necessario mobilitare nuove forze. Solo quando i primi carri armati saranno arrivati nei pressi di Odessa, e si comincerà a combattere nei suoi sobborghi, allora vedremo l’azione di sbarco che sarà attuata per dividere le forze dei difensori.
Bisogna fare un ulteriore chiarimento: le “puntate” delle unità navali anfibie davanti alla città portuale che abbiamo visto nelle scorse settimane potrebbero rispondere a una precisa tattica di mantenimento della pressione sull’esercito ucraino, che davanti alla minaccia di uno sbarco si trova costretto a tenere in loco diversi battaglioni che potrebbero essere fatti affluire altrove. Se vogliamo, e con una certa licenza, possiamo dire che, in questo momento, la flotta anfibia russa rappresenta una “fleet in being” (o flotta in potenza) capace di stornare dal fronte terrestre truppe e mezzi dei difensori.