È il 13 settembre del 1965; a Casablanca si apre il vertice della Lega Araba voluto dal re del Marocco Hassan II con la partecipazione di 12 Paesi e, per la prima volta, dell’Olp, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina creata un anno prima. Ma durante i quattro giorni del vertice avviene qualcosa che cambierà la storia del Medio Oriente.In quel 1965 la situazione geopolitica è di forte tensione. La crisi di Suez si è conclusa dieci anni prima con la sconfitta militare egiziana (ma con il disastro politico occidentale) e le tensioni tra Israele e i vicini arabi sono sempre più forti. Eppure non tutto il mondo islamico è contro lo Stato ebraico: da anni il Marocco ha un rapporto privilegiato con Israele; i servizi di sicurezza dei rispettivi Paesi si scambiano periodicamente informazioni.Nonostante la sbandierata “unità araba”, il vertice di Casablanca è accompagnato da polemiche e rivalità tra i diversi capi di governo; la Tunisia (in aperta polemica con Nasser) decide di non presentarsi.Re Hassan II non fidandosi degli altri leader arabi, decide di registrare di nascosto tutte le conversazioni e le riunioni che si tengono durante il summit. Sopratutto un incontro super segreto in cui i vertici militari arabi si riuniscono per concordare i preparativi di una guerra contro Israele; pianificano la creazione di un comando unificato arabo, relazionano sullo stato delle rispettive forze armate e discutono sulle possibili strategie da adottare.TziporimHassan II nei giorni precedenti ha chiamato a Casablanca una squadra mista del Mossad e del Shin Bet (il servizio segreto israeliano interno); si tratta di un’unità speciale chiamata “Tziporim”, gli Uccelli: il team israeliano viene fatto alloggiare in un piano dell’Hotel che ospita le delegazioni. Per Israele è un’occasione unica: i servizi marocchini passano agli israeliani le registrazioni di tutto quello che viene detto; queste registrazioni vengono trascritte e poi tradotte in ebraico.Ed è così che Israele viene a conoscenza che gli arabi stanno preparando la guerra ben due anni prima che questa scoppiasse. Quella che poi nel 1967, passerà alla storia come la Guerra dei Sei Giorni (per gli arabi An-Naksah, “la Sconfitta”), gli israeliani l’aspettavano più che preparati.Le “spie” di Gerusalemme raccolgono informazioni importantissime per anticipare le mosse dei loro nemici; di come gli arabi erano divisi al loro interno (sopratutto egiziani e giordani) e del livello di inefficienza delle loro forze armate. Il Gen. Shlomo Gazit, ex capo del Mossad, in una intervista al quotidiano Yedioth Ahronoth ha rivelato questa incredibile storia: “Dalle registrazioni capimmo quanto gli arabi fossero impreparati alla guerra”, sopratutto gli egiziani il cui esercito era in “uno stato pietoso”. I Capi di Stato Maggiore delle nazioni arabe non immaginano che le loro relazioni sono ascoltate quasi direttamente dagli israeliani. E nello stesso tempo i vertici militari di Tel Aviv non credono alle loro orecchie e si convincono che in caso di guerra lo Stato ebraico avrebbe prevalso facilmente sui suoi nemici. E così fu.E quando arrivò il momento…Quando nel maggio del 1967 la tensione tra Israele ed Egitto sale alle stelle con la chiusura degli stretti di Tiran da parte egiziana e la mobilitazione delle truppe sul Sinai, l’arrivo di contingenti iracheni in Giordania e l’intensificarsi delle pressioni militari siriane sul confine, Israele capisce che è giunto quel momento che da due anni sapeva sarebbe arrivato.Il 5 giugno l’aviazione israeliana attacca di sorpresa l’Egitto distruggendo a terra quasi totalmente la sua forza aerea. In sei giorni Israele annienta quattro eserciti arabi, causando oltre 20mila morti (contro i 700 di parte israeliana) e ridisegnando la mappa del Medio Oriente: strappa il Golan alla Siria, la striscia di Gaza ed il Sinai fino a Suez all’Egitto e la Cisgiordania con l’occupazione simbolica della Città Vecchia di Gerusalemme che i paracadutisti conquistarono su ordine diretto di Moshe Dayan. Ma sopratutto la guerra lampo segna la fine del progetto pan-arabo che Nasser aveva perseguito.Quella che è stata raccontata come la grande vittoria militare israeliana fu innanzitutto una vittoria dei suoi servizi segreti che l’allora capo del Mossad Meir Amit definì, in una lettera al Primo Ministro Levi Eshkol “una delle più grandi operazioni dell’intelligence d’Israele”. Ma non tutto è oro ciò che luccica, lo ricorda lo stesso Generale Gazit: “Dopo quasi 50 anni siamo ancora alla ricerca di una via d’uscita dalle conseguenze di quella guerra”.@GiampaoloRossi puoi seguirlo anche su Il Blog dell’Anarca
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