In-Q-Tel. Questo è il nome di un fondo di venture capital americano che, come si legge sul loro sito, investe in startup focalizzate nel settore commerciale e in tecnologie pronte all’uso e  prodotti off the shelf (preconfezionati) che possono essere modificati, testati e consegnati nell’arco di 6/36 mesi. La società è nata per creare una stretta collaborazione tra la Cia, l’agenzia di intelligence americana, ed il settore privato, a fronte del proliferare di piccole imprese nel campo delle nuove tecnologie che potenzialmente possono avere importanti ricadute nel settore della sicurezza nazionale: In-Q-Tel infatti è focalizzata nell’intelligenza artificiale, nella cyber security, nelle comunicazioni, nelle tecnologie spaziali e in altri settori tra cui anche quello delle biotecnologie.

Fondata nel 1999 proprio nel momento dell’esplosione delle startup e del passaggio dall’economia “dot com” all’intelligenza artificiale, la società è stata molto attiva nel corso degli anni finanziando con una pioggia di dollari pubblici quelle società i cui progetti sono stati considerati di importanza strategica per gli Stati Uniti.

Nel 2016, ad esempio, la Forterra Systems, piccola società californiana che si occupa di realtà virtuale, aveva bisogno di fondi, ma i prodotti in catalogo, come ci ricorda Milano Finanza, non avevano molta presa sul pubblico. Poi sono arrivati i soldi proprio dalla In-Q-Tel, la Forterra Systems ha sviluppato strumenti a uso militare, e di conseguenza anche i contratti con il governo.

Finanziamenti nell’ombra ma nemmeno troppo, in quanto i fondi della società, derivando dal bilancio pubblico, sono individuabili. Sappiamo così che In-Q-Tel ha ricevuto soldi anche da altri enti oltre la Cia, tra i quali la National Security Agency, il Federal Bureau of Investigation e il Dipartimento della Difesa, e sappiamo anche che ha finanziato un’altra società, la Metabiota, una startup con sede a San Francisco, che, come ci ricorda il Sole24Ore, ha sviluppato una tecnologia in grado di prevenire il diffondersi di malattie infettive e di aiutare interi paesi ad adottare misure di sicurezza. L’azienda è stata fondata da Nathan Wolfe, professore di biologia, ricercatore ed esperto in immunologia e malattie infettive.

La Metabiota in particolare ha sviluppato una tecnologia in grado di raccogliere milioni di informazioni provenienti da varie comunità e cliniche regionali per identificare i luoghi in cui una malattia potrebbe espandersi. Ciò permette di creare una sorta di mappa che non solo garantisce una visione generale delle varie popolazioni, ma che consente anche di capire meglio quali rimedi adottare, come impiegare le risorse finanziare e come evitare il diffondersi di un’epidemia.

Con un “curriculum” simile la Cia non poteva non interessarsi al lavoro della Metabiota. Ricordiamo infatti che le agenzie di intelligence hanno una particolare sensibilità verso la raccolta di informazioni sui possibili rischi di contagio da malattie infettive: un’approfondita analisi del diffondersi di un’epidemia in una nazione serve anche per misurarne il livello tecnico e la prontezza dei suoi organismi militari o di protezione civile, nonché è utile per capire quanto un virus possa aver intaccato l’intero sistema difensivo, ad esempio se ha colpito reparti o comandi particolari in egual misura rispetto ai dati riportati per la popolazione civile. Ammettere debolezze in questo campo, anche in caso di un’epidemia in atto, non è ammissibile.

Inoltre durante le fasi di un’epidemia le varie agenzie, tra cui quelle appositamente nate per questo scopo come l’americana Ncmi, hanno il compito di informare il Nsc (National Security Council) affinché le massime cariche dello Stato possano prendere tutte le misure preventive o contenitive del caso.

Tornando alla piccola società di San Francisco, come si legge su Il Fatto Quotidiano che riporta un’analisi della rivista del Mit (Massachusetts Institute of Technology), la Metabiota utilizza l’intelligenza artificiale per ricavare dai dati informazioni su infezioni che possono colpire aree specifiche del mondo. In particolare hanno messo a punto un programma che traccia gli spostamenti delle persone: se un infetto è transitato per un certo aeroporto, viene registrato il passaggio e confrontato incrociandolo con l’analisi delle cosiddette “fonti aperte”: articoli di giornali, servizi televisivi e radio, pubblicazioni scientifiche specialistiche. Questo però è tutto quello che sappiamo, perché la Cia, nonostante prenda i soldi dal bilancio dello Stato, non è affatto trasparente per quanto riguarda le tecnologie che finanzia e in particolare non lo è su quanto le finanzia.

Per il più noto servizio segreto americano, una società come la In-Q-Tel è un modo per incoraggiare e plasmare lo sviluppo della tecnologia senza impantanarsi nella burocrazia. Da quanto è stata creata, infatti, i programmi – almeno quello di cui siamo a conoscenza – sono aumentati e parimenti sono aumentati i fondi a disposizione per svilupparli passando dal primo budget complessivo di 28 milioni di dollari del 1999 sino ai 120 milioni di dollari del 2016.