La minaccia dell’utilizzo di armi chimiche in Siria e in Iraqda parte di attori non statuali era riemersa lo scorso 23 marzo quando l’Ambasciatore Ahmet Üzümcü, Direttore Generale dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW), aveva espresso grande preoccupazione e aveva condannato l’uso di armi chimiche nella città irachena di Taza da parte dell’ISIS.Lunedì scorso (la notizia è stata ripresa ma non verificata dalla Reuters) la TV di Stato siriana Al Ekhbariya, riportava che i miliziani dello Stato Islamico avrebbero attaccato le forze armate siriane nella provincia orientale di Deir al – Zor con gas mostarda. Questa notizia riapre il controverso dibattito sullo smantellamento dell’arsenale chimico del regime di Assad e la possibile appropriazione e impiego di al Nusra, dell’ISIS e di altri attori non statuali degli agenti chimici sottratti al controllo del regime.A confermare parzialmente questo scenario vi erano, già nel 2014, alcune stime dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) che testimoniavano l’esistenza di siti di stoccaggio e di produzione di agenti chimici non dichiarati dal regime siriano nella lista fatta avere alle Nazioni Unite. Dal rapporto emergeva, inoltre, che alcuni impianti di produzione di sostanza di ricina (una sostanza tossica altamente letale) fossero stati distrutti prima che la Siria aderisse, in seguito agli attacchi chimici di Ghouta, al programma dell’OPCW.La squadra dell’OPCW iniziò ad operare in Siria ai primi di ottobre del 2013 e, a fine mese, gli osservatori internazionali confermarono che l’equipaggiamento relativo alla produzione, miscelazione e caricamento di armi chimiche, dichiarato dal regime di Assad, era stato distrutto. Sulla consistenza dell’arsenale chimico di Assad gli Stati Uniti, la Russia e l’intelligence francese stimavano che il regime disponesse di 1.000 tonnellate di armi chimiche.Il programma delle armi chimiche siriane era datato agli inizi degli ’70, aveva goduto di forniture provenienti dall’Egitto e dall’Unione Sovietica e, secondo una stima dei vertici del Director National Intelligence (DNI) americana, il programma dipendeva, per quanto riguardava i precursori chimici, da fonti estere. Prima della rivolta del 2011 si stimava che ci fossero in Siria una cinquantina di depositi, tanto che nel 2012 le IDF (Israel Defense Forces) descrissero l’arsenale siriano come uno tra i più grandi del mondo.A fronte delle stime ufficiali che confermerebbero la distruzione del 92% delle arsenale chimico del regime di Assad vi sono state in questi anni diverse testimonianze e inchieste, tra cui una delle più approfondite è quella condotta dalla reporter del The Telegraph, Ruth Sherlok, che riscontrerebbero l’uso dei barili bomba al cloro lanciati dagli elicotteri del regime di Assd contro ribelli e popolazione. Il rischio che il protrarsi della guerriglia in Siria e Iraqpossa aver favorito la fuoriuscita dal territorio siriano di una parte delle scorte dell’arsenale di Assad e di Saddam Hussein, così come la possibilità che alcuni attori ne siano entrati in possesso non va sottovalutato. Non vi è alcun dubbio che le armi chimiche nella storia e nell’immaginario collettivo dei paesi occidentali abbiano una forte capacità evocativa.Questo alimenta l’ipotesi che una delle tante milizie armate operanti in Siria possa dotarsi di armi chimiche, così come le stesse accuse rivolte nel 2013 dal Free Syrian Army al movimento sciita libanese Hezbollah di aver trasferito in Libano una parte dell’arsenale di Assad, ponendo molti interrogativi e preoccupazioni tra l’opinione pubblica.Al tempo stesso però il sospetto e la conferma del possesso da parte di attori non statuali come l’ISIS di armi chimiche potrebbe compattare i vari attori e le coalizioni operanti nel conflitto siriano. È altrettanto evidente che il solo sospetto che il Partito di Dio possa essere dotato di armi chimiche potrebbe risultare un utile argomento per una copertura internazionale ad una vasta azione militare da parte delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) contro il Sud del Libano e le alture del Golan.

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