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Gli Stati Uniti potrebbero, in futuro, fornire carri armati all’esercito ucraino. Un alto funzionario della Difesa Usa ha affermato lunedì 19 settembre che la possibilità che Washington possa trasferire non specificati Mbt (Main Battle Tank) alle forze armate di Kiev è “sul tavolo”.

L’informazione è stata svelata durante una conferenza stampa di routine del Pentagono sullo stato della guerra in Ucraina. Secondo Foreign Policy, Washington, per consegnare i carri armati, avrebbe posto la condizione per le forze armate ucraine di dover dimostrare di essere in grado di utilizzare in modo efficace gli Mbt più moderni di fabbricazione occidentale. Tale requisito, alla luce di quanto abbiamo visto in questi mesi, sembra facilmente raggiungibile: l’esercito ucraino ha dimostrato di poter impiegare in modo fruttuoso armamenti moderni costruiti in Occidente come i lanciarazzi multipli (Mlrs – Multiple Launch Rocket System) tipo Himars nonché i fondamentali missili antiradiazioni Agm-88 Harm, che sono stati visti montati sui caccia MiG-29 e Su-27 dell’aeronautica militare di Kiev, senza dimenticar i vettori antinave Harpoon, accreditati di attacchi contro il naviglio russo nei pressi dell’Isola dei Serpenti, e probabilmente anche autori dell’affondamento dell’incrociatore russo Moskva, nave ammiraglia della Flotta del Mar Nero. Sappiamo inoltre che personale ucraino è stato addestrato con successo in Europa all’utilizzo degli obici semoventi Pzh-2000 – forniti a Kiev dalla Germania e dall’Olanda – anch’essi rivelatisi efficaci nel conflitto grazie alla loro elevata cadenza di tiro e gittata.

Come spesso accade in questi casi, quando il Pentagono rilascia simili affermazioni significa che, molto probabilmente, la consegna di armamenti è già cominciata o sta per esserlo. Le parole del funzionario della Difesa statunitense aprono però il campo a speculazioni riguardanti la tipologia di carri armati occidentali che potrebbero essere consegnati all’esercito ucraino, che sin dall’inizio del conflitto ha richiesto a gran voce l’invio di tali mezzi per bocca del presidente Volodmyr Zelensky.

Oltre Atlantico si dibatte sul potenziale di combattimento degli Mbt M1 Abrams di fabbricazione statunitense nel conflitto ucraino: negli arsenali statunitensi c’è un certo numero M1 di vecchio tipo che sono prontamente esportabili, e che, nonostante l’anzianità, rappresenterebbero un miglioramento significativo delle capacità belliche delle forze ucraine in quanto comunque più moderni della maggior parte – se non di tutti – quelli risalenti all’era sovietica che attualmente operano nell’esercito di Kiev. È possibile quindi che i vecchi Abrams possano essere adeguatamente privati di alcuni sistemi bordo, come quello di controllo del fuoco o per le comunicazioni, in modo da consentire loro di essere inviati più rapidamente in Ucraina con la sicurezza di non fornire mezzi con dotazioni particolarmente “sensibili”.

L’opzione Abrams per l’esercito ucraino è rafforzata anche dal recente cambiamento di assetto del Corpo dei Marines, che, ormai da tempo, sta progressivamente abbandonando la sua componente pesante per riassumere il ruolo di forza da assalto anfibio altamente mobile che l’ha da sempre caratterizzato: a quanto risulta, i carri M1 insieme ai veicoli recupero M88 e ai gittaponte M60 sono passati allo U.S. Army, che ora si trova ad avere i depositi pieni di questi veicoli corazzati.

Esiste però una possibile problematica data dalla logistica ucraina: gli M1 sono propulsi da un motore a turbina al contrario di altri Mbt in forza all’esercito di Kiev utilizzanti motori diesel. L’Ucraina ha utilizzato carri armati con quel tipo particolare di propulsore – come i T-64 e T-80 – ma ha optato per il motore diesel per le varianti successive dei T-80 (incluso il T-84) in quanto la manutenzione risulta molto più semplice ed economica.

L’altra opzione è rappresentata dai carri di fabbricazione tedesca Leopard 1: da mesi, in Europa, si dibatte sull’opportunità politica e sulla fattibilità di consegnare questi vecchi Mbt a Kiev, magari sfruttando Paesi terzi, ma per ora le autorità tedesche continuano a bloccare qualsiasi trasferimento. Le considerazioni riguardanti l’invio di possibili armi offensive – come potrebbero essere gli Mbt – a un Paese belligerante che avevano caratterizzato il dibattito politico europei nei primi mesi di guerra sembra però che siano state accantonate: sappiamo infatti che la Slovenia ha annunciato di essere pronta a consegnare all’esercito ucraino circa 28 M-55S (la versione modernizzata dei vecchi T-55) in cambio del trasferimento dalla Germania di 40 nuovi veicoli militari da trasporto.

Sebbene il T-55 non sia sconosciuto al personale ucraino, la sua modernizzazione ha comportato l’adozione di nuovi sistemi di bordo, che quindi richiedono adeguata formazione del personale per il loro utilizzo al meglio. La notizia diffusa dal governo sloveno nella giornata del 19 settembre, fa quindi ritenere che, in realtà, l’addestramento degli equipaggi ucraini sia stato già ultimato o stia per esserlo. Gli M-55S, modernizzati negli anni ’90, hanno ricevuto un cannone da 105 millimetri standard Nato al posto degli originali D-10T da 100 millimetri e hanno sistemi di controllo del fuoco e ottiche nuove, oltre alla possibilità di essere equipaggiati con corazzatura reattiva.

Se a prima vista può sembrare folle inviare in Ucraina la versione migliorata di un T-55 per affrontare i T-72 e i (pochi) T-80 e 90 russi, bisogna ricordare che anche l’esercito di Mosca ha schierato in combattimento i vecchi T-62 prelevandoli dai depositi di seconda e terza linea, e dalle immagini che ci sono giunte da osservatori occasionali, si può notare come buona parte di essi non abbia subito lavori di modernizzazione.

Sebbene ancora non sappiamo quando i carri armati americani potranno effettivamente raggiungere l’Ucraina e di quale tipo potrebbero essere, è ragionevole supporre che, proprio per le dichiarazioni del Pentagono, il trasferimento sia solo questione di tempo, se non è già cominciato.

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