Nel raccontare la guerra in Ucraina stiamo giustamente ponendo molta attenzione su quanto avviene sul campo di battaglia, tra le manovre a tenaglia dell’esercito russo, la resistenza delle forze ucraine e le prossime mosse di Mosca. Ma in tutto questo non ci siamo forse interrogati a sufficienza su quanto l’Occidente è compatto per gestire questa crisi. La domanda da porsi è semplice: il blocco occidentale è unito in un unico intento?

“A dire il vero non è ben chiaro. L’Occidente è uno schieramento variegato. Comprende posizioni di Paesi che non sono facilmente conciliabili. Pensiamo a quelle di Germania e Stati Uniti. Il cancelliere Scholz sta mostrando attenzione alle richieste di Washington, ma allo stesso tempo è consapevole che la decisione di congelare il gasdotto North Stream 2 provocherà seri danni alla Russia ma anche all’Europa”, ha spiegato Giampaolo Cadalanu, a lungo firma di Repubblica e inviato, ospite alla tavola rotonda sul futuro dell’Ucraina organizzata da InsideOver.

Imparare dal passato

L’Occidente, dunque, è unito nel condannare l’aggressione russa all’Ucraina ma ha posizioni convergenti su come affrontare la crisi. E questo è paradossale, come ha spiegato lo stesso Cadalanu: “La storia insegna che un attacco come quello che Vladimir Putin ha lanciato in Ucraina viene considerato un errore. Il motivo è semplice: una mossa del genere solitamente compatta il fronte avversario. Basta ricordare come l’Occidente ha reagito al blocco di Berlino: la Nato è praticamente nata subito dopo. L’aggressione ha solitamente l’effetto di ricompattare gli avversari”. Cosa che non è avvenuta in questo caso, a giudicare dalle posizioni espresse dal blocco occidentale.

Ma l’Occidente non solo non è compatto; deve scontare molteplici errori commessi nell’ultimo periodo. “Al netto dell’invasione russa di un Paese sovrano, inaccettabile, è difficile non ragionare sulle responsabilità occidentali”, ha aggiunto lo stesso Cadalanu. A proposito di errori, basta tornare indietro di qualche anno per ricordare come, al termine della Guerra Fredda, l’Occidente abbia utilizzato con l’Unione Sovietica un approccio prevalentemente americano, che non ha puntato al reinserimento di Mosca nel circuito occidentale.

Le paure della Russia

Accanto alle divergenze occidentali ci sono da mettere in conto le paure di Mosca. “La Russia ha sempre avuto l’incubo delle “maledette pianure” del centro Europa. Per capire perché bisogna studiare la geografia. I russi hanno sempre avuto il pensiero di essere indifesi a ovest. Del resto, da qui sono stati attaccati sia da Napoleone che da Hitler”, ha ricordato, ancora, Cadalanu. Più complesso analizzare, secondo il giornalista, il futuro di Kiev.

Anche perché Mosca non può accettare che un Paese vicino abbia armi americane: “L’ipotesi che l’Ucraina possa entrare in alleanza con l’Occidente e che un domani possa schierare armi sul confine russo, per Putin è totalmente inaccettabile”. Resta da chiedersi perché i diplomatici occidentali non l’abbiano capito in tempo, ovvero prima che scoppiasse la guerra. In ogni caso, se Putin ha attaccato è perché probabilmente si è sentito con le spalle al muro. “Sarà vero che Putin ha il controllo del suo Paese e che l’opinione pubblica lo sostiene? Qualche segnale che non sia così è arrivato. Ci sono persone che scendono in piazza per contestare la scelta di invadere un paese considerato fratello”, ha concluso Cadalanu.