Dopo più di otto anni di negoziati, l’Algeria vedrà la consegna dei cacciabombardieri Sukhoi Su-34 (“Fullback” in codice Nato) dalla Russia. L’aeronautica algerina (Aaf) è “vicina” a concludere l’accordo per l’acquisto di 14 velivoli di questo tipo, mai esportati prima dalla Russia.

Diverse fonti avrebbero riferito a Menadefence che a gennaio 2021, negli impianti di Novosibirsk di Sukhoi, è iniziata la produzione del primo lotto di sei Su-34 per l’Algeria. Questo lotto dovrebbe essere pronto entro la fine del 2021 e verrà utilizzato per l’addestramento dei piloti istruttori algerini e del personale di terra addetto alla sua manutenzione, addestramento che inizierà in Russia all’inizio del 2022. Il resto dei quattordici Su-34 sarà consegnato nel 2022 e nel 2023.

Come riporta il sito Defense World, il ministero della Difesa russo ha ordinato circa 20 cacciabombardieri Sukhoi Su-34, noti in Russia come “anatroccolo” per via del disegno del muso.

La particolarità di quest’ordine per nuovi Su-34 risiede nel fatto che abbiano alcune modifiche basate sull’esperienza maturata durante le operazioni aeree di combattimento effettuate in Siria. Un altro contratto per l’acquisto di aerei Su-34M aggiornati dovrebbe essere firmato nel 2021. La versione da esportazione originariamente offerta da Mosca (il Su-32), non era piaciuta all’Algeria, avendo delle dotazioni non all’altezza dei velivoli originali e non conformi alle necessità di Algeri, che ha preferito, in questi anni, sviluppare il Su-24 il più possibile, che così fa registrare il terzo grande ammodernamento compiuto negli ultimi dieci anni.

La notizia dell’acquisto dei Su-34 da parte algerina, sebbene riportata da diverse fonti tra cui il sito specializzato francese, non è tuttavia stata confermata dagli enti federali russi preposti alle esportazioni di armamenti.

Tuttavia anche il prestigioso Scramble Magazine ritiene che la notizia sia fondata e afferma che la variante algerina si chiamerà Su-34ME, la cui principale differenza con la versione usata dalla Vks Russa sarà il sistema Iff (Identification, Friend or Foe) e altri sistemi di comunicazione. Per il resto il velivolo algerino sarà lo stesso, compreso l’armamento che è stato testato e valutato in Siria.

Le voci dell’accordo avevano già cominciato a circolare insistentemente lo scorso dicembre, dopo una prima “fuga di notizie” avvenuta nel 2019. Sempre Scramble riferiva che le indiscrezioni dell’anno prima sull’ordinazione di quattordici esemplari da parte dell’Algeria erano in attesa di conferma.

L’acquisto da parte di Algeri del Su-34 implementa notevolmente le capacità di bombardamento di precisione e a lungo raggio dell’Aeronautica Algerina contro obiettivi terrestri e soprattutto navali. Si parla, infatti, di un eventuale acquisto del missile da crociera antinave indiano Brahmos – derivato dal P-800 Oniks russo – che potrebbe dare all’Algeria capacità del tutto nuove.

Il Su 34 può trasportare fino a 12 tonnellate di bombe, missili e razzi con molteplici configurazioni di combattimento ed ha anche una discreta capacità di autodifesa.

L’Algeria sembra essere l’acquirente “fantasma” preferito di armamenti russi. Rapporti precedenti, risalenti al 2019, affermavano che Algeri avrebbe firmato un contratto per l’acquisto di 14 cacciabombardieri di quinta generazione Sukhoi Su-57. Un accordo del valore di quasi due miliardi di dollari rilanciato da diversi importanti media del Medio Oriente, ma poi rivelatosi infondato.

Quello che è certo, però, è lo stretto rapporto tra Mosca e Algeri, che dura sin dall’indipendenza algerina. Durante il primo decennio successivo all’ottenimento dell’indipendenza dalla Francia, l’Algeria è diventata subito cliente di Mosca per quanto riguarda gli armamenti aeronautici: l’aviazione algerina acquisì aerei dall’Urss, principalmente MiG-15UTI e MiG-17, anche se alcuni di essi vennero donati dall’Egitto. Quando nel 1963 si verificarono gli scontri al confine con il Marocco, il governo algerino decise di potenziare le capacità dell’esercito e dell’aviazione acquistando dall’Unione Sovietica MiG-17F, MiG-21, Su-7BMK e alcuni velivoli An-12 oltre a elicotteri Mi-1 e Mi-4. I velivoli algerini parteciparono anche a operazioni di combattimento durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967: due stormi di MiG-17F, e uno di MiG-21 insieme a uno di Su-7BMK erano di stanza in Egitto per supportare la coalizione araba. Successivamente, negli anni ’70, arrivarono velivoli più moderni come il Mig-23 o il Mig-25, ma è solo negli anni ’80 che l’Algeria si apre ufficialmente all’Occidente con l’arrivo, nelle fila della sua aeronautica, di 18 C-130H Hercules, 12 T-34 Mentors e altrettanti Hawker Beechcrafts forniti dagli Stati Uniti tra il 1981 ed il 1989. Fu solo una breve parentesi, tuttavia, in quanto la linea attuale di velivoli parla sempre russo e vede schierati i Mig-29SMT, Su-24MK e Su-30MKA.

Mosca quindi non molla il suo più longevo e costante acquirente nel campo degli armamenti aeronautici in Africa Settentrionale, ed è comprensibile che cerchi di accontentarlo, con versioni non propriamente da esportazione (quindi non “degradate”) dei suoi migliori caccia nell’ottica di poter essere sempre più incisiva nel contesto decisionale di quel continente: la decisione di vendere caccia non in versione “export”, unica nel suo genere, si affianca, infatti, ai movimenti diplomatici (e non) che vedono, ad esempio, la futura apertura di una base navale russa in Sudan o la presenza di “contractor” russi nella Repubblica Centroafricana, in Libia e nello stesso Sudan.





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