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La pioggia di droni killer russi (in gergo tecnico loitering munitions) caduta sulla capitale ucraina e su altri obiettivi strategici nelle scorse settimane, ha posto l’accento su un problema non secondario della difesa aerea dell’Ucraina.

Kiev ha fatto richiesta esplicita agli Stati Uniti e agli alleati della Nato di sopperire alle mancanze in questo campo, e l’Alleanza si è impegnata a migliorare le capacità ucraine nel settore della difesa aerea a corto raggio con la decisione di inviare alcuni sistemi come il Crotale francese, il Nasams statunitense, gli Hawk e Spada spagnoli oppure gli Iris-T tedeschi. Questi strumenti sono ottimi per colpire bersagli che hanno un profilo di volo e una risposta radar diverso da quello dei piccoli droni kamikaze, che sono in grado di sfuggire alle maglie radar e di colpire i loro bersagli.

Centurion: il sistema che proteggeva Baghdad

Pertanto, per contrastare questa minaccia, occorrerebbe fornire a Kiev dei sistemi per la difesa di punto di tipo diverso, come possono essere i C-Ram (Counter Rocket Artillery Mortar). Gli Usa, infatti, utilizzano efficacemente il sistema Centurion per la difesa della Green Zone di Baghdad. Il Centurion è un C-Ram derivato dal sistema imbarcato Phalanx che è un Ciws, ovvero un sistema d’arma per la difesa di punto (Close In Weapon System). Sebbene entrambi i sistemi si affidino alla mitragliatrice a canne rotanti (Gatling) da 20 millimetri M61A1 Vulcan, c’è qualche differenza tra i due oltre al fatto che uno è montato su un rimorchio a pianale mobile mentre l’altro poggia su un robusto supporto per armi navali: è il fatto che il Phalanx spara proiettili tipo Mk 149 con anima in tungsteno perforante a perdita di involucro (Apds), mentre il Centurion utilizza proiettili M-940 Multipurpose Tracer-Self Destruct (Mpt-Sd) appositamente progettati per autodistruggersi a una certa distanza in modo che la raffica sparata non spazzi via un isolato di un centro abitato a chilometri di distanza. Una “filosofia” profondamente diversa: mentre per il Phalanx si cerca la penetrazione per distruggere missili e velivoli in arrivo, per il Centurion si cerca il minimo impatto per evitare i “danni collaterali” pur mantenendo l’efficacia distruttiva sui colpi di artiglieria i o razzi in arrivo.

Il sistema Vampire

Il Centurion ha però lo svantaggio delle sue dimensioni (e del costo), che sono notevoli, pertanto l’opzione su cui punta Washington per rinforzare le difese aeree ucraine è il sistema Vampire (Vehicle-Agnostic Modular Palletized Isr Rocket Equipment). Si tratta di un sistema composto da una sfera con sensore elettro-ottico e a infrarossi (per rilevare il drone), un designatore laser (per tracciare il drone) e un lanciatore a quattro colpi di razzi a corto raggio da 70 millimetri, il tutto montato sul cassone posteriore di un veicolo tipo pick-up. È a basso costo in quanto un singolo colpo viene a costare circa 27mila dollari. Il problema è che il contratto per l’acquisizione del Vampire, costruito dalla L3Harris, da parte della Difesa statunitense non è stato ancora assegnato ed è pertanto improbabile che arrivi in Ucraina prima di maggio 2023, come ha riferito il segretario stampa del Pentagono generale Pat Ryder.

Intanto che si procede alla finalizzazione del contratto per i Vampire, potrebbe quindi tornare sul tavolo l’opzione Centurion, di cui l’esercito statunitense ha 53 esemplari in servizio utilizzati principalmente per proteggere le installazioni militari e diplomatiche in Medio Oriente. Il suo costo di utilizzo è maggiore del Vampire ma è una frazione del Nasams e soprattutto non andrebbe a intaccare le preziose scorte di missili nei magazzini Usa. I sistemi C-Ram hanno dimostrato più volte la loro efficacia ingaggiando razzi e colpi di mortaio in Iraq e Afghanistan e, a quanto pare, hanno abbattuto due droni in arrivo a Baghdad nel gennaio di quest’anno. Il problema è il tempo.

Dell’invio dei Vampire si parla da fine agosto, ma, come abbiamo visto, occorre altro tempo prima che possano prendere la strada di Kiev. Tempo che l’Ucraina non ha perché anche se le forze armate hanno affermato di aver abbattuto più di 1400 droni nemici nel corso della guerra, Kiev ha più volte richiesto ulteriori sistemi di difesa aerea a dimostrazione di come gli attacchi aerei russi, portati con droni kamikaze, siano efficaci, ora che possono contare sull’approvvigionamento di questi particolari strumenti bellici da parte dell’Iran.

Quanto accade in Ucraina è attentamente monitorato dalle forze armate occidentali in quanto quel conflitto sta usando in modo particolarmente intensivo Uas (Unmanned Air System) di ogni dimensione. L’attenzione viene puntata soprattutto su quelli di piccole dimensioni che rappresentano, come abbiamo visto, una sfida per le difese aeree, e pertanto l’invio di sistemi C-Uas (Counter Uas) in Ucraina servirà da palestra per testarne l’efficacia. Da questo punto di vista sarebbe utile anche impiegare nella difesa dei cieli ucraini nuove soluzioni di intercettazione di piccoli droni in modo cinetico, considerando che il campo di battaglia è troppo insicuro per poter testare alcune di quelle a energia diretta come i laser di ultima generazione: il conflitto potrebbe essere l’occasione, ad esempio, di testare l’efficacia di sciami di piccoli droni usati come “muro” per colpire i droni killer (come lo Skylord sviluppato dall’israeliana Xtend). Nel conflitto, però, è bene ricordarlo, si sono visti alcune armi a energia diretta come gli Sky Edm4S della lituana Nt Service: si tratta di un grosso fucile che interrompe i segnali dei sistemi di guida dei droni semplicemente puntandolo verso il bersaglio e premendo il grilletto.

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