Il presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, generale in pensione 75enne, ha intenzione di ricandidarsi alle elezioni previste per febbraio prossimo. Ma il problema della sicurezza interna del Paese potrebbe mettere in forse la sua rielezione. A maggio miliziani armati hanno ucciso dozzine di persone in un attacco in un villaggio isolato nel nord. Il terzo attacco in quella settimana con un bilancio per le vittime a due cifre. Ciò è stato visto come un segno della crescente ondata di violenza che ha come teatro la nazione più popolosa dell’Africa di cui l’età media è 18 anni.
Ma altri problemi attraversano il Paese. Primi tra tutti la minaccia di Boko Haram e gli scontri tra agricoltori e pastori nomadi di bovini. Infatti come conferma Oluseun Onigbinde, fondatore della start-up BudgIT: “Sembra che l’architettura della sicurezza stia cadendo a pezzi, ogni giorno vedi dieci persone uccise qui, venti persone uccise lì”. Buhari è stato eletto nel 2015 con la promessa di distruggere Boko Haram, il gruppo jihadista i cui attacchi hanno ucciso almeno 20mila persone negli ultimi nove anni. Nonostante l’esercito abbia dichiarato a più riprese di averlo sconfitto, i miliziani anche se indeboliti, continuano a imperversare e hanno sequestrato solo pochi mesi fa 100 studentesse.
Buhari tra l’altro non ha una ottima condizione di salute. Recentemente è volato a Londra, in base a quanto trapelato per la stessa indisposizione non conosciuta per la quale ha trascorso più di tre mesi nel Regno Unito l’anno scorso. Tutto ciò mentre gli scontri tra contadini e mandriani si scatenano. Causati sopratutto dalla migrazione verso sud degli allevatori nomadi che come Buhari sono di etnia Fulani e musulmani, i contadini invece di religione cristiana. Gli scontri sono guidati da dispute sulla terra, ma sono stati politicizzati in termini religiosi ed etnici. Intanto anche il movimento separatista Biafran riemerge nel sud-est.
Nel frattempo, la detenzione di un leader sciita appoggiato dall’Iran ha scatenato disordini tra i suoi seguaci nel nord, dove anche i rapimenti sono in aumento. E anche se le azioni dei miliziani nel Delta del Niger, ricco di petrolio, nel sud sono diminuite, la stagione elettorale spesso spinge al risorgere della violenza.
Secondo alcuni analisti, Buhari ha combattuto bene contro Boko Haram, ma ha rovinato tutto permettendo ai pastori Fulani di conquistare la Nigeria, uccidendo la gente ovunque. E si sospetta che, visto che è Fulani, ci sia qualche gioco poco chiaro da parte sua. Una narrazione diffusa è che i contadini cristiani vengono uccisi dai pastori musulmani e il presidente musulmano non fa niente. Questa versione del conflitto è molto pericolosa in un Paese polarizzato religiosamente.
Durante la visita di Buhari alla Casa Bianca qualche mese fa, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha promesso il sostegno alla lotta del leader nigeriano contro Boko Haram. Buhari è stato anche criticato per un’affermazione riguardo ai problemi di sicurezza del paese. Secondo il presidente si tratterebbe di ex mercenari del dittatore libico Muammar Gheddafi armati di fucili e non di pastori Fulani. Tuttavia, secondo alcune fonti occidentali è possibile che alcuni degli assassini siano stati armati o incoraggiati da attori politici che sperano di seminare il caos e minare il potere di Buhari.