Da settimane ormai si parla della possibilitĂ di una controffensiva ucraina, che, idealmente, potrebbe puntare a spezzare il fronte meridionale per arrivare al Mare d’Azov, e quindi separare la Federazione russa dalla Crimea in modo da, possibilmente, costringere Mosca a chiedere una tregua.
Questo settore, in particolare quello compreso tra il fiume Dnipro e la cittadina di Donetsk, è quello che, in queste settimane, ha visto alcune “ricognizioni in forze” dell’esercito ucraino e pertanto si ritiene che possano essere propedeutiche per l’avvio della controffensiva, sebbene proprio qui i russi siano trincerati meglio rispetto ad altre aree e pertanto resta sempre la possibilitĂ che si tratti di azioni diversive, come lo sbarco effettuato sulla riva sinistra del fiume Dnepr nella zona di Kherson, per sviare l’attenzione dei russi e colpirli altrove.
Il periodo sembra essere quello giusto dal punto di vista climatico: le pesanti piogge che hanno martellato l’Ucraina centro-orientale e meridionale a inizio aprile sono cessate, e le previsioni garantiscono un tempo pressochĂ© stabile lungo quasi tutta la linea del fronte almeno sino al 14 maggio. Il clima asciutto permette infatti al terreno di consolidarsi e quindi di reggere il passaggio dei mezzi pesanti come i carri armati, che altrimenti correrebbero il rischio di impantanarsi nel fango – la rasputitsa – che caratterizza le sconfinate pianure ucraine nel periodo autunnale e primaverile.
Tutto ora si gioca intorno al fattore tempo: l’iniziativa è ancora in mano russa, nonostante i contrattacchi ucraini, in quanto lentamente (e a caro prezzo) le forze di Mosca avanzano nel Donbass, pertanto chi per primo attaccherĂ in forze avrĂ maggiori probabilitĂ di cogliere l’avversario di sorpresa, concentrando le sue forze.
Sul fronte meridionale, invece, le ultime settimane hanno dimostrato come i russi siano passati in una postura attendista, avendo rinunciato ad avanzare in alcuni settori chiave come quello di Vuhledar, che è costato a Mosca un numero spropositato di uomini e mezzi in questi mesi.
Proprio la concentrazione di forze è la chiave del successo in guerra: si considera accettabile attaccare con un rapporto di 3 a 1, ovvero di avere forze sul campo tre volte più grandi rispetto a quelle avversarie.
Da questo punto di vista, quindi, i carri armati di fabbricazione occidentale giunti in Ucraina, sebbene non sufficienti in chiave difensiva perchĂ©, in quel caso, distribuiti su una linea del fronte molto lunga, in chiave offensiva sarebbero utili a ottenere una superioritĂ locale – se concentrati – che potrebbe portare al successo dell’operazione.
I carri armati, però, sono solo un tassello degli aiuti occidentali, che si sono concentrati anche sulla fornitura di mezzi blindati per il trasporto truppe, su sistemi di artiglieria e sugli AIFV (Armoured Infantry Fighting Vehicle) – escludendo i sistemi da difesa area.
Nelle settimane precedenti è stato calcolato che sono giunti all’esercito di Kiev circa 200 AIFV (tra cui 60 M2A2 “Bradley”, “Marder” e CV-90) e oltre mille veicoli blindati di vario tipo (tra IFV, APC, MRAP, eccetera) insieme a centinaia di pezzi di artiglieria trainata e semovente. Il numero totale di “Bradely” inviati dagli Stati Uniti è sufficiente per equipaggiare una Brigata corazzata secondo gli standard dell’U.S. Army: questa unità è infatti composta da 56 M2A2, 116 carri armati tipo Abrams piĂą altri veicoli leggeri. Lo stesso numero di “Bradley” potrebbe invece equipaggiare due battaglioni di fanteria meccanizzata.
Quindi i 200 AIFV occidentali potrebbero andare a formare quattro Brigate corazzate secondo l’uso dell’Esercito Usa. Il problema è l’addestramento: sembra che i primi equipaggi ucraini, numericamente sufficienti a formare un Battaglione di cavalleria, abbiano completato l’addestramento alla fine di febbraio, ma a riportarlo sono solo fonti ucraine quindi è possibile che si tratti di numeri e tempistiche volutamente esagerate. In questi due mesi, quindi potrebbero essere stati formati altri due o quattro Battaglioni, a seconda che siano state coinvolte altre strutture e personale della Nato allo scopo.
Secondo alcune fonti Osint, l’Ucraina, a inizio aprile, avrebbe avuto in fase di costituzione cinque Brigate corazzate, che venivano date schierate in rinforzo delle unitĂ al fronte lungo tutta la sua lunghezza: da Zaporizhzhia sino all’oblast di Kharkiv. Altre fonti, piĂą recenti ma sempre risalenti a fine aprile, riferiscono che l’Ucraina avrebbe abbastanza forze per la costituzione di 12 nuove brigate, tra cui 3 corazzate pesanti (quindi con carri armati). Se così fosse si tratterebbe di circa 90mila uomini pronti al combattimento.
Oggettivamente è impossibile sapere con esattezza il numero di nuove Brigate formate dall’esercito ucraino, come non sappiamo esattamente la composizione di queste dal punto di vista dei mezzi, ma se consideriamo valida l’impronta dell’U.S. Army per quanto riguarda gli AIFV che compongono una Brigata corazzata possiamo dedurre che quasi sicuramente, dati i numeri in gioco, l’Ucraina abbia la possibilitĂ di schierare quattro nuove Brigate corazzate al completo, e quindi, possibilmente, 5 semi-complete, confermando quanto affermato dalla prima fonte open source.
Il numero effettivo delle forze, molto probabilmente, non lo sapremo nemmeno durante la possibile nuova controffensiva, ma allora potremo valutarlo in base alle perdite e ricordandoci quanto visto durante la scorsa estate quando gli ucraini hanno liberato la regione di Kharkiv e sono subentrati a russi che hanno abbandonato quella di Kherson a occidente del fiume Dnipro, quando dagli stessi canali non ufficiali russi di informazione ci arrivavano le valutazioni del numero degli attaccanti.