L’aeronautica ucraina sta utilizzando il kit di precisione per bombe a caduta libera Joint Direct Attack Munition-Extended Range, o Jdam-Er, contro le forze russe nel suo sforzo di contrastare l’invasione del Paese. A inizio marzo 2023, il generale dell’U.S. Air Force comandante in capo delle forze aeree statunitensi in Europa, James Hecker, aveva rivelato che gli Stati Uniti avevano inviato le Jdam-Er a Kiev, per impiegarle sui suoi cacciabombardieri tipo Su-27S (ma probabilmente anche sui MiG-29): qualcosa che era noto dal 21 febbraio scorso.
Lo Stato maggiore ucraino, nella persona di Yuri Ignat, alla fine di marzo aveva confermato le parole del generale Hecker quando aveva detto che “utilizziamo bombe Jdam. Si tratta di bombe di tipo occidentale con le quali la nostra aviazione colpisce con successo obiettivi importanti. Queste bombe sono leggermente meno potenti, ma estremamente precise. Mi piacerebbe avere più bombe simili per avere successo al fronte”.
Il significato di quel “leggermente meno potenti” non è chiaro, ma è probabile che Ignat si riferisse al fatto che gli ucraini usano il kit Jdam su bombe da 450 o addirittura 225 chilogrammi invece che sulle bombe più grandi da 900.
Finora non ci sono dettagli su quale tipo di bombe gli ucraini abbiano montato il kit Jdam-Er, ma le fotografie che ci sono giunte in questi mesi sembrano indicare le Mk-82 da 225 chilogrammi (500 libbre).
L’Er della Joint Direct Attack Munition è l’ultima variante del kit di guida di precisione prodotto da Boeing. In produzione dal 1998, il kit serve a trasformare le bombe a caduta libera non guidate in ordigni di precisione e sono attualmente impiegati dall’aeronautica e dalla marina americana e dalle forze aeree di oltre 26 altri Paesi.
Il kit di guida Er incorpora un set di ali a basso costo per triplicare la portata dell’ordigno portandola a oltre 45 miglia (72 chilometri). Il munizionamento ha registrato un’affidabilità del 95% con un Cep (Circular Error Probable) di 9,6 metri che scendono a 5 quando sono disponibili le coordinate geografiche del bersaglio tramite sistema di posizionamento globale (Gps).
Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, insieme a Boeing, ha deciso di produrre su grande scala le Jdam-Er nel 2021 a seguito dell’efficienza dimostrata, ed è anche per questo che il Pentagono ha stabilito di inviarle all’Ucraina. Questo kit permette infatti di avere un ordigno di precisione a basso costo grazie all’aggiunta di superfici aerodinamiche su una normale bomba a caduta libera insieme a un sistema di navigazione inerziale (Ins) assistito dal sistema di posizionamento globale. Il sistema di navigazione si coordina con l’avionica del cacciabombardiere per ottenere i vettori di posizione e velocità, sebbene le coordinate dell’obiettivo possano essere preimpostate a terra.
Una bomba Jdam può planare autonomamente verso le coordinate del bersaglio dopo il suo rilascio dall’aereo, permettendogli di allontanarsi immediatamente dopo lo sgancio e così non avvicinarsi ai sistemi contraerei avversari. Una Jdam può essere sganciata in diverse modalità: picchiata, loft, volo rettilineo e livellato e può colpire in asse o fuori asse dal bersaglio da altitudini molto basse o molto elevate.
Come per i missili antiradiazioni Agm-88 “Harm”, anche per le Jdam-Er è stato necessario adeguare i cacciabombardieri ucraini al loro utilizzo, trattandosi di velivoli di fabbricazione sovietica/russa non adatti a utilizzare l’armamento di fabbricazione occidentale.
Per usare le bombe con questo kit, il personale statunitense e ucraino ha dovuto inventare un nuovo pilone subalare per i caccia ucraini che permettesse al velivolo di comunicare con la bomba e quindi aggiornare i dati di lancio.
A quanto pare, il nuovo pilone pensato per adeguare il munizionamento occidentale ai caccia di Kiev utilizzante il bus dati digitale Mil-Std-1760C ha reso compatibili i MiG-29 e i Sukhoi Su-27 con le Jdam-Er.
L’aviazione di Kiev ha in servizio Su-27P, assegnati alla difesa aerea e privi di qualsiasi capacità aria-suolo, e Su-27S utilizzati dalle forze aeree tattiche, che hanno una limitata capacità di attacco al suolo (fino a 4 tonnellate di bombe e razzi). Quindi è probabile che la scelta sia ricaduta su questi ultimi in quanto presentano anche il vantaggio che i loro piloti abbiano svolto addestramento per l’attacco al suolo.
Agli ucraini, dei 50 Su-27 anteguerra, in teoria ne restano circa 38 di entrambe le versioni considerando che 70 erano in servizio negli anni Novanta e che almeno una quarantina di essi, sino al 2014, erano stati messi a terra per poi essere cannibalizzati e utilizzati per ottenere ulteriori esemplari in efficienza, ma sta diventando sempre più difficile stabilire il numero di cacciabombardieri di questo tipo ancora disponibili per Kiev. Ogni Su-27 che l’Ucraina perde è un Su-27 che non può sostituire in quanto, a differenza dei MiG-29 e dei Su-25, questo caccia non era in servizio negli ex Paesi del Patto di Varsavia ora facenti parte della Nato.
Tornando al lavoro di adeguamento dei Su-27 per poter utilizzare l’armamento occidentale, è probabile che questo sia stato facilitato dal fatto che gli Stati Uniti posseggano da anni almeno un Su-27 (proprio di provenienza ucraina) usato per l’addestramento dei piloti al dogfight (ma non solo) e probabilmente da un evento risalente al primo giorno di guerra che è stato rapidamente dimenticato: il 24 febbraio 2022 un Su-27P dell’aviazione ucraina a pieno carico con sei missili aria-aria R-27 (AA-10 “Alamo” in codice Nato) e quattro R-73 (AA-11 “Archer”) a guida Ir, era atterrato in Romania nella base aerea di Bacău, per poi decollare una settimana dopo completamente disarmato. In quella occasione probabilmente esperti occidentali hanno effettuato ulteriori valutazioni riguardanti l’avionica del caccia e la sua compatibilità con missili e bombe occidentali.