Idlib. È qui che, molto probabilmente, si combatterà l’ultima battaglia tra l’esercito di Bashar al Assad e i ribelli (per lo più jihadisti arrivati qui dopo vari accordi con i governativi in seguito alla battaglia della Ghouta e di Daraa). Nelle ultime ore, secondo quanto riportano sia fonti vicino a Damasco che quelle vicine all’opposizione, si è assistito ad alcuni bombardamenti nella zona intorno a Jisr al-Shughour.

Secondo il controverso Osservatorio siriano per i diritti umani, “gli attacchi sono il preludio a un assalto, ma non c’è ancora alcun progresso sul campo al momento”. Negli ultimi giorni, prosegue l’Osservatorio, nella regione sarebbero arrivati “rinforzi militari, inclusi soldati, equipaggiamenti, veicoli e munizioni”. Questa notizia è confermata da più fonti, tra cui il filo governativo Al Masdar. Nella pianura di Al Ghaab, a sud ovest di Idlib, sarebbero infatti arrivate le truppe speciali delle Tiger Forces. 

Uno dei volantini lanciati dagli elicotteri governativi (LaPresse)
Uno dei volantini lanciati dagli elicotteri governativi (LaPresse)

Una nuova battaglia è nell’aria. In questi giorni, infatti, gli elicotteri governativi hanno lanciato sulla provincia dei volantini per invitare i ribelli alla resa ed evitare così un bagno di sangue. Ma i jihadisti hanno già fatto sapere che non si arrenderanno e che combatteranno fino all’ultimo uomo

“Evitare un bagno di sangue a Idlib”

Proprio in queste ore, il consigliere speciale dell’Onu per la Siria Jan Egeland ha invocato l’aiuto di RussiaTurchia e Iran (garanti degli accordi di Astana) affinché si eviti “un bagno di sangue”. A Idlib, proprio come ad Aleppo, sono infatti presenti numerosi civili e la provincia, secondo le parole del consigliere, “trabocca di rifugiati e sfollati interni”. Ed è proprio così. 

Il problema è che Hayat Tharir al Sham, la vecchia Al Nusra, ha cominciato ad arrestare i civili che, nel sud est della provincia, stavano pianificando di riconciliarsi con il governo. Secondo quanto riporta Al Masdar, alcuni presunti negoziatori sono stati freddati dai jihadisti. 

Quest’azione, che è una vera e propria intimidazione, ricorda quanto successo ad Aleppo prima e nella Ghouta poi, quando i ribelli presero in ostaggio i civili. In quell’occasione, l’inviato della Nazioni Unite Staffan De Mistura implorò i jihadisti di lasciare la città: “Il vostro rifiuto di lasciare Aleppo mantiene in ostaggio 270mila civili”. Uno scenario simile potrebbe verificarsi anche ora e a farne le spese saranno ancora una volta i civili, stretti tra il fuoco jihadista e quello governativo. 

La sicurezza dei ribelli è, per il momento, garantita dalla Turchia. Bisognerà quindi vedere come si comporterà Recep Tayyip Erdogan. Il Sultano, infatti, ha saputo muoversi con abilità all’interno del conflitto. Il suo primo obiettivo era quello di abbattere Assad e per farlo non ha esitato ad arruolare i gruppi jihadisti. Poi, con l’intervento russo che ha permesso ad Assad di rimanere in in sella, ha saputo porsi come interlocutore di Mosca e, infine, con l’operazione Ramoscello di ulivo, si è preso un pezzo di Siria da usare come moneta di scambio. Erdogan si muove seguendo i propri interessi. E il destino dei ribelli di Idlib ora è sospeso a un filo. La madre di tutte le battaglie aleggia ormai nell’aria.