Che cosa hanno in comune l’autore di “Educazione siberiana” Nicolai Lilin, il saggista e primate della Chiesa ortodossa italiana Alessandro Meluzzi, l’economista Paolo Turati ed il celebre vignettista Alfio Krancic?Per scoprirlo bisogna arrivare a Torino, in via Conte Rosso 3, dove lo scorso 14 dicembre è stato inaugurato, non senza polemiche, il primo centro di rappresentanza della Repubblica popolare di Donetsk (Dnr) in Italia. Qui – nei giorni dell’escalation del conflitto nel Donbass e dei combattimenti nella zona industriale di Avdiivka – si è tenuto l’evento “La Nuova Guerra Fredda ” che già dal titolo suggerisce le intenzioni degli organizzatori. Ed infatti, alla fine del dibattito, Maurizio Marrone, consigliere regionale del Piemonte e padrone di casa in qualità di presidente della Rappresentanza Dnr in Italia, Nicolai Lilin, Alessandro Meluzzi, Paolo Turati e Alfio Krancic (che per l’occasione ha realizzato una vignetta)  hanno lanciato un appello unanime “contro i nuovi crimini di guerra del governo golpista filo Ue e filo Nato di Kiev”.Così, mentre Kiev chiede alla Federazione Russa di “cessare immediatamente le ostilità” ed ai partner internazionali di “accentuare le pressioni politiche e diplomatiche sul Cremlino”, accusato di voler minare il processo di stabilizazzione dell’area, in quel di Torino le accuse vengono ribaltate. “Lo spaventoso numero di vittime, anche civili, che ha interessato la popolazione del Donbass da quando l’esercito ucraino ha scatenato la nuova offensiva militare, non deve lasciare indifferente l’Italia”, si legge nell’appello – che presto approderà su Change.org – con cui gli animatori del centro hanno preso una posizione netta a favore delle Repubbliche del Donbass.Nicolai Lilin: “Restiamo umani”“Non è un’adesione politica ma naturale”, quella dell’autore di “Educazione Siberiana”. Ad Occhi della Guerra ha spiegato: “Non si tratta di schierarsi politicamente ma di rimanere umani, chi è umano oggi non può restare indifferente di fronte ad un’escalation di violenza che accade a poche migliaia di chilometri da noi”. Lilin, che per primo pubblicò sulla sua pagina Facebook le foto della vittime del rogo di Odessa del 2 maggio 2014, archiviato dalla stampa nostrana come un incidente, ha sempre sfruttato la sua popolarità “per informare i lettori su ciò che accadeva alla popolazione del Donbass vittima di una rivoluzione pilotata allo scopo di posizionare Kiev nell’orbita Ue-Nato, sottraendola all’influenza di Mosca”.L’autore del best-seller che racconta la vita di un ragazzo siberiano educato a diventare un “criminale onesto” – vero e proprio caso letterario – rigetta tanto l’etichetta di personaggio famoso quanto quella di intellettuale “perché – spiega – la gente famosa e gli intellettuali di oggi, a parte poche eccezioni, sostengono il Partito Democratico nella speranza che cada qualche briciola dal tavolo, io non sono così”.E l’ultima freccia del suo arco, Lilin, la scaglia proprio contro il partito di Matteo Renzi che ha recentemente presentato un’interrogazione parlamentare contro il centro di rappresentanza della Dnr: “Gli scagnozzi del Pd sostengono la banda dei primi neonazisti nella storia dell’umanità assoldati da un nero (Obama, ndr) e pagati con i soldi di un ebreo (Soros, ndr), appoggiano i regimi golpisti che massacrano quelli legittimi – tanto in Ucraina quanto nel Medio Oriente – e pretendono di dare lezioni di democrazia, no grazie”.La triade di MeluzziPer Meluzzi, eclettico accademico divenuto primate e arcivescovo della Chiesa ortodossa italiana autocefala, la questione è triplice. “In prima battuta c’è il discorso umanitario di una popolazione civile sottoposta ad un’offensiva militare laddove ha chiesto solo l’autodeterminazione”, Meluzzi fa eco così a Lilin.“Il secondo aspetto è la politica complessiva in Ucraina dove è andata in scena una sedicente rivoluzione finanziata da centrali come quelle di Soros e delle ong pseudoumanitarie che – facendo leva su sentimenti anti russi ingiustificati – sono parte di una visione globalista che sta contribuendo a condannare l’Europa all’islamizzazione. Le grandi chiavi del futuro dell’Europa stanno proprio qui: nello scontro tra globalismo e sovranismo come dimostrano la Brexit e le presidenziali americane”. Ed in merito alla preoccupante ripresa delle ostilità nel sud est dell’Ucraina è proprio “la vittoria di Trump – secondo Meluzzi – ad aver spinto alcune centrali geopolitiche finanziarie americane ed europee ad accelerare i tempi prima che il legame tra Mosca e Washington si rinsaldi a loro discapito”.Ma l’adesione di Meluzzi è anche una scelta di fede: “La Chiesa ortodossa russa – spiega il primate – rappresenta anche per noi ortodossi italiani uno strumento di riaffermazione di quei valori non negoziabili, che erano assi portanti nella Chiesa cattolica di Benedetto XVI, mentre invece il pontificato di papa Francesco, vero cappellano dell’obamismo, è segnato dal sostegno ad una visione che antepone altri valori come l’apertura alle migrazioni ad ogni costo”.





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