Secondo il concetto politico della condivisione nucleare, sei paesi della Nato in Europa, ospitano circa 180 bombe nucleari B61. Dovrebbero rappresentare un deterrente nucleare ritenuto in grado di dissuadere anche gli stessi alleati dallo sviluppare armi nucleari fatte in casa. Le basi italiane di Ghedi ed Aviano dovrebbero ospitare complessivamente dalle 30 alle 50 bombe nucleari B61. Le sei basi della Nato (Belgio (Kleine Brogel AB), Germania (Buchel AB), Italia (Aviano e Ghedi AB), Paesi Bassi (Volkel AB), e Turchia (Incirlik AB) ospitano circa 180 bombe nucleari americane B61 Mod-3,-4,-7,-10. La bomba nucleare B61-12 è stata progettata per essere trasportata dal caccia tattico F-35. Le 180 testate B61 dislocate nelle sei basi in Europa, saranno riconvertite alla versione Mod-12 entro i prossimi tre anni (dagli 8 ai 12 miliardi di dollari, fondi già stanziati).Per approfondire: Perché il golpe è fallitoI recenti episodi in Turchia, hanno spinto il governo statunitense a stanziare ulteriori fondi per fortificare le strutture che ospitano le testate nucleari. In cima alla lista le basi di Aviano ed Incirlik. Quello turco, è il più grande sito di stoccaggio di armi nucleari statunitensi in Europa. Secondo la Federation of American Scientists, nella base di Incirlik si trovano 25 sotterranei, ognuno dei quali può contenere fino a quattro bombe per una capacità massima di 100 bombe.È opinione abbastanza comune ritenere che il sito turco ospiti un quarto dell’intera riserva nucleare B61 degli Stati Uniti in Europa. La B61-12 rappresenta un unicum nel panorama delle armi tattiche. Con una precisione di 30 metri dall’obiettivo richiede solo una testata da 50 kilotoni (una potenza più accettabile e con minori effetti collaterali). Ciò significa maggiore accuratezza ed un nuovo impiego sul campo di battaglia.Il rendimento detonante di una testata da 50 kilotoni, in un raggio di 30-68 metri, è assolutamente necessario per polverizzare ogni tipo di bunker fortificato. Le B61 introducono il concetto noto come Dial-a-yield. Ogni bomba ha una potenza regolabile: da un massimo equivalente di 50.000 tonnellate di TNT ad un minimo di 300. L’impiego sul campo di battaglia, quindi, può essere personalizzato a seconda dell’effetto desiderato e dell’obiettivo.Per approfondire: Così i servizi segreti turchi hanno sventato il golpeGli upgrade saranno completati entro la fine del 2018, pena il deterioramento delle testate più obsolete (quelle cioè dislocate in Europa) per un totale di 500 testate Mod-3, 4, 7 e 10 da riconvertire. Sappiamo che per poche ore, durante la fase iniziale dell’epurazione di Erdogan, la base di Incirlik è stata messa offline dalle forze Turche.La principale base di proiezione delle forze aeree Usa contro lo Stato islamico ospita bombe all’idrogeno, ognuna in grado di produrre una resa esplosiva dalle quattro alle undici volte più potente della bomba sganciata su Hiroshima. Ogni asset nucleare è custodito in bunker corazzati sotterranei con vigilanza armata 24 ore su 24. Per attivare una bomba nucleare, come la B61 ad esempio, l’operatore dovrebbe possedere il Permissive Action Links. Quest’ultimo è ritenuto abbastanza affidabile ed a prova di manomissione, ma i PAL possono essere comunque aggirati con le giuste competenze.È anche vero che compromettere un depositi di armi nucleari Usa non è una faccenda facile. Per alcuni, il concetto politico della condivisione nucleare è un retaggio della guerra fredda, considerando le opzioni strategiche sempre disponibili (sottomarini, silos) che non richiedono una procedura logistica ben identificata. Ricordiamo che le B61 nascono come bombe stupide, cioè a caduta libera e sono state progettati alla fine degli anni ’60. Sebbene oggi possano essere lanciate da diverse piattaforme, come Tornado, F-16 e F-35, appare altamente improbabile il loro utilizzo in una guerra nucleare. La resa esplosiva relativamente piccola, renderebbe più facile l’impiego di un’arma atomica intelligente, ma sarebbe comunque inaccettabile. Sarebbe opportuno rilevare, infine, che nonostante in Europa vi siano dei depositi di bombe all’idrogeno, circa 180, queste non hanno scoraggiato le crisi con la Russia. I depositi nucleari in Europa, rappresentano una mentalità antiquata che non riflette il mondo in cui viviamo e non tiene conto dell’imminente asset ipersonico. Ipotizzare, oggi, di decapitare l’asset strategico del nemico durante il first strike, eliminando i centri di comando pesantemente difesi e costruiti in profondità con le B61, sarebbe inconcepibile così come il loro utilizzo localizzato per “sedare” una crisi.

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