I miliardi di dollari dirottati nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie stanno dando i loro frutti. La Cina oggi è all’avanguardia in quasi tutti i settori più caldi, dall’intelligenza artificiale al 5g, e dove non è ancora al comando è a un passo dal mettere la freccia per il sorpasso. Il sempre maggiore interesse mostrato dal governo cinese in questi ambiti ha insospettito gli Stati Uniti, in passato giganti inattaccabili ma adesso preoccupati che Pechino possa presto scavalcarli da un momento all’altro. L’amministrazione Trump, per ostacolare la corsa della Cina al 5g, ha inasprito la guerra dei dazi. Ma cosa farà Washington in vista della prossima e imminente sfida con il Dragone, ossia quella che mette in palio la leadership della rivoluzione quantistica? Difficile dirlo, anche se, come nel caso del 5g, la Cina sembra avvantaggiata.

La tecnologia quantistica

Il Washington Post ha dedicato un lungo reportage riguardante la competizione a distanza di Cina e Stati Uniti sul terreno scivoloso della tecnologia quantistica. In poche parole, chi riuscirà a maneggiarla in modo efficiente per primo potrà godere di enormi vantaggi geopolitici, militari ed economici. Già, perché questa tecnologia permetterà ai vari governi di elaborare le informazioni in un modo ancor più rivoluzionario, tale da consentire la progettazione di reti di comunicazioni impermeabili alle minacce degli hacker, computer potentissimi e anche sensori capaci di vedere dietro gli angoli e attraverso lo smog.

Ma che cos’è la tecnologia quantistica? Un settore emergente che sfrutta le diverse proprietà di atomi, fotoni ed elettroni al fine di costruire strumenti in grado di elaborare le informazioni in modo potenziato. Per quanto riguarda la tecnologia quantistica in generale – una categoria che include dispositivi di crittografia e di comunicazione – la Cina l’anno scorso ha depositato il doppio dei brevetti degli Stati Uniti. Gli americani mantengono però la vetta dei brevetti relativi al settore dei computer quantistici, grazie agli investimenti dei vari Google, Microsoft e Ibm. Ma la Cina è all’opera per ridurre il divario. E ci sta riuscendo.

I vantaggi militari e politici

La partita si gioca nei laboratori della University of Science and Technology of China di Shanghai ed Hefei, dove un team di 130 ricercatori sta portando avanti un programma rinominato “father of quantum” e foraggiato dai centinaia di milioni messi a disposizione dal governo. Gli scienziati lavorano sulle particelle quantistiche, i cosiddetti qubit o bit quantistici, i quali possiedono una flessibilità tale che consente loro di elaborare le informazioni in modi alternativi rispetto ai semplici bit usati nella tecnologia odierna. La Cina ha intenzione di sfruttare questi qubit per proteggere le proprie comunicazioni da eventuali attacchi hacker, ma soprattutto ambisce a lanciare una rete nazionale in fibra ottica che trasmetterà le informazioni affidandosi proprio a bit quantistici.

Nel giro di due o tre anni, gli analisti americani sono convinti che la Cina possa diventare un buco nero, una fortezza impossibile da hackerare. Ma ci potrebbero essere anche altre ed evidenti ripercussioni in ambito militare, perché grazie alla rivoluzione dei quanti Pechino potrebbe presto disporre di computer quantistici capaci di decifrare ogni crittografia esistente e di sensori che consentirebbero ai militari di colpire i bersagli ovunque essi si trovino. Al momento, tuttavia, gli Stati Uniti sono in vantaggio sulla Cina per quanto concerne i computer quantici. Ma di questo passo Washington dovrà alzare bandiera bianca molto presto.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.