Quella su Al Baghdadi assomiglia sempre più ad una vera e propria saga: più volte dato per morto, per catturato oppure per detronizzato dal ruolo di leader dello Stato Islamico, pur tuttavia la sua sorte non è mai stata del tutto scoperta. I russi nel giugno del 2017 hanno rivendicato l’uccisione del califfo: in una conferenza stampa, a Mosca sono stati illustrati i dettagli del bombardamento che avrebbe distrutto il compound di Raqqa dove si nascondeva Al Baghdadi. Si trattava della terza o quarta volta che, tra siriani, iracheni, russi ed americani, si parlava dell’uccisione del terrorista. Le dovizie di dettagli e la sicurezza quasi assoluta con la quale la Russia ha annunciato la morte di Al Baghdadi, sembravano però circa un anno fa in grado di togliere ogni dubbio in tal senso.
Poi nel settembre scorso, un messaggio audio dato per autentico è stato attribuito allo stesso Al Baghdadi, con l’Isis che ha potuto annunciare il fatto che il leader fosse ancora in vita ed al timone dell’organizzazione. Adesso un altro giallo: un sito arabo ha riferito di un’operazione americana svolta in Siria per la cattura di Al Baghdadi. Non se ne conoscono gli esiti, né ulteriori informazioni sono trapelate da Washington o da altre cancellerie internazionali.
La presunta operazione americana nella provincia di Al Hasakah
Tutto sarebbe avvenuto nelle scorse ore: secondo il quotidiano arabo “al Etihad Press”, il 17 maggio forze speciali Usa sarebbero intervenute in Siria dopo aver scovato il nascondiglio di Al Baghdadi. L’operazione, in particolare, sarebbe avvenuta ad Haul e quindi a pochi passi del confine siro – iracheno. La zona, del resto, comprende l’unico spicchio di territorio dove ancora il califfato può vantare possedimenti territoriali ed è vicina l’area controllata dalle forze Sdf, la coalizione curdo – araba supportata da Washington. La presenza americana in questa zona della Siria è conclamata, dunque l’ipotesi che forze speciali abbiano agito nei pressi della frontiera con l’Iraq potrebbe essere verosimile. Il problema però è che, all’indiscrezione del quotidiano arabo, non è seguita alcuna conferma da parte Usa.
La provincia di Al Hasakah è sotto l’influenza di Washington, almeno per il momento: questo perché all’inizio del conflitto i curdi, presenti in questa zona del paese, hanno guadagnato terreno e gli americani a guerra in corso hanno deciso di appoggiarli in funzione anti Isis. Il problema però riguarda un’avanzata curda andata ben oltre i confini ante guerra, con le bandiere dell’Sdf issate anche in città a maggioranza araba. Una circostanza che alimenta già oggi le tensioni e che, anche a guerra finita, potrebbe provocare ulteriori violenze. Intanto su questa operazione anti Al Baghdadi si sa poco o nulla: nessuno smentisce, ma nessuno conferma.
Anche l’Iraq sulle tracce di Al Baghdadi
In questi giorni, anche prima delle indiscrezioni trapelate su Al Etihad Press, da Baghdad hanno fatto sentire la propria voce alcuni esponenti delle forze di sicurezza in merito la caccia ad Al Baghdadi. In particolare, come riportato da AgenziaNova, il direttore per l’Intelligence e l’antiterrorismo presso il ministero dell’Interno iracheno, Abu Ali al Basri, ha parlato di azioni congiunte con gli alleati per la cattura del leader dell’Isis. “In base alle ultime informazioni in nostro possesso – si legge – Al Baghdadi è stato localizzato nel villaggio di Hijin, in Siria, 18 chilometri dalla frontiera siro-irachena, nel governatorato di Deir Ezzor”; Al Basri ha anche aggiunto che queste informazioni sono state condivise con Russia, Iran e Siria per iniziative congiunte.
In effetti, proprio negli ultimi giorni l’aviazione di Baghdad ha bombardato zone vicine la frontiera tra Iraq e Siria, ma non è dato sapere se l’obiettivo fosse per davvero il califfo. L’Isis nel paese mesopotamico è ancora uno spauracchio in quanto, nonostante la sconfitta militare, i terroristi continuano ad imperversare in alcune zone del paese. Ecco il motivo dell’interessamento sulle sorti di Al Baghdadi ed i bombardamenti accentuati nelle regioni di confine con la Siria. Del califfo però nessuna traccia, nessuna conferma: sulla sua sorte il giallo sembra sempre più infittirsi.