Non solo Fratelli d’Italia: il tema del blocco navale sulle coste libiche si sta diffondendo in Europa. Almeno da quando Giorgia Meloni prima e Viktor Orban poi hanno deciso di farne una bandiera. I partiti della destra sovranista e conservatrice che concordano sul provvedimento, da poche ore, sono diventati tre: uno italiano, uno ungherese e Diritto e Giustizia, che opera in Polonia.

L’incontro che il leader di Fratelli d’Italia ha avuto oggi a Varsavia con Jarosław Kaczyński ha fatto registrare la terza adesione. Fidesz  aveva già dato il suo assenso mesi fa, quando Giorgia Meloni si era recata in Ungheria durante la campagna elettorale per le elezioni politiche nel nostro Paese.

Il gruppo di Visegrad, per farla breve, non si metterà di traverso, anzi, quando l’Ecr tenterà di far passare la misura nel consesso sovra istituzionale europeo. Quella è la strada che Conservatori e Riformisti hanno individuato. Ma la proposta, che non dovrebbe dispiacere al fronte sovranista, potrebbe essere condivisa anche al di fuori del recinto dell’Acre.

La strategia è semplice: l’asse franco tedesca di Emmanuel Macron e Angela Merkel ha più volte rimproverato i paesi dell’Est Europa di aver di fatto chiuso le frontiere. La politica più restrittiva che possa esistere. Né i sovranisti né i conservatori si trovano nella posizione di poter chiedere a Visegrad di contribuire a una redistribuzione: ne andrebbe della credibilità delle istanze che sostengono. Inutile notare come prima di poter avanzare pretese di sorta, bisogna che queste forze si affermino come maggioritarie elettoralmente.

Ma una soluzione, per tamponare l’immigrazione di massa, deve essere trovata. Sia per modificare l’attuale gestione dei fenomeni migratori sia per presentarsi all’appuntamento del 26 maggio con un progetto credibile. Questo è la dietrologia politologica. Poi c’è la sostanza, cioè impedire che le navi che trasportano migranti possano uscire dalle coste della Libia. Il che dovrebbe sì essere condiviso da e a Bruxelles, ma pure dal e col governo della nazione nordafricana interessata. Tutto verrebbe lasciato nelle mani delle missioni internazionali. Non sembra essere un caso che anche il Viminale ci stia ragionando.

La Lega di Matteo Salvini, il Rassemblement National di Marine Le Pen, l’Afd e le altre componenti dell’universo che il leader del Carroccio dovrebbe rappresentare non hanno ancora sposato con completezza il provvedimento caldeggiato. Pure perché l’etichetta posizionata sul “prodotto”, per così dire, porta il marchio dei Conservatori e Riformisti. Ma volendo cercare un tema che possa fare da apripista per l’apertura di un dialogo tra i due poli, va segnalato come sul blocco navale, in fin dei conti, si potrebbe scendere a patti.

La redistribuzione non è all’ordine del giorno: Visegrad non ne vuole sapere. Chi vuole avvicinare quelle nazioni deve porre l’accento sul blocco navale. Giorgia Meloni sembra, tatticamente, averlo capito prima di altri.

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