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Se si vuole evitare un bagno di sangue ad Aleppo, l’unica strada è la resa dei gruppi terroristici che oramai non hanno più alcuna possibilità di prendere la città; è questa la convinzione che, giorno dopo giorno, avanza come una mera verità oggettiva: combattere casa per casa implicherebbe un allungamento del conflitto, una perdita di uomini imponente in ambo le parti in lotta ed ovviamente rischi sempre maggiori per la popolazione civile rimasta intrappolata nelle sacche “ribelli”.[Best_Wordpress_Gallery id=”311″ gal_title=”Civili Aleppo”]Per questo motivo, in maniera più o meno segreta, vengono condotte trattative affinché i terroristi accettino le condizioni del governo le quali prevedono, in cambio dell’uscita da Aleppo, il loro trasferimento in tutta sicurezza e con la scorta di mezzi dell’Onu verso Idlib e le altre zone controllate dalle sigle affiliate ad Al Nusra. E pare che questa proposta inizia a far breccia tra i terroristi; in particolare, nelle scorse ore un documento redatto sia in arabo che in inglese delle forze di sicurezza siriane parla di un contingente di 150 uomini armati della formazione ‘Arhar Sham’ in procinto di salire su alcuni dei pullman messi a disposizione dall’esercito di Damasco. A confermare questa notizia, è anche un video che mostra decine di terroristi disarmati lasciare la seconda città siriana; dunque, non sarebbe solo propaganda delle autorità fedeli al presidente Bashara Al Assad, il ritiro di una prima formazione terroristica dal campo di guerra aleppino dovrebbe essere un dato assodato, oltre che un primo importante precedente proprio alla vigilia della tregua di otto ore dei bombardamenti annunciata dai comandi russi e siriani.Proprio nelle scorse ore, da Mosca hanno fatto sapere che tramite l’Onu esistono al momento trattative con Arabia Saudita, Turchia Qatar affinché i terroristi lascino l’area; con il primo ritiro di 150 jihadisti da Aleppo, adesso si spera che a ruota anche le altre formazioni accettino le condizioni di Damasco e pongano fine ai combattimenti in una città oramai stremata e ridotta ad un gigantesco cumulo di macerie.LEGGI ANCHE: Perché gli Usa non vogliono liberare AleppoLa tregua, come già specificato in precedenti articoli, oltre a creare un corridoio umanitario per i civili serve anche per accelerare proprio le trattative in corso con le varie sigle salafite; russi e siriani partono da una situazione di vantaggio determinata dal fatto che i quartieri non controllati dai lealisti sono circondati e nessun combattente al suo interno può ricevere aiuti e rifornimenti, dando quindi la possibilità ai miliziani di evitare di andare verso morte sicura e raggiungere invece un altro campo di battaglia. Dall’altro lato inoltre, la Turchia avrebbe oramai abbandonato al loro destino i gruppi all’interno di Aleppo, preferendo invece “rifocillare” formazioni definite più moderate per farle avanzare nella zona nord della provincia aleppina, lì dove domenica scorsa è stata catturata la città di Dabiq strappandola all’Isis che, per la verità, sembra indietreggiare senza porre resistenza; se Ankara pare aver rinunciato ad Aleppo, stessa cosa non si può dire per Arabia Saudita e Qatar che però, anche dinnanzi ai mediatori dell’Onu, non possono che prendere atto dell’impossibilità dei gruppi da loro armati di poter scalzare l’esercito siriano e questo dovrebbe convincere gli emissari di questi due stati a cedere ed a far pressione affinché anche Al Nusra e soci si decidano ad andare ad Idlib.olycom_20161011112414_20921598Fonti del Ministero della Difesa russo hanno già parlato di trattative in corso per l’uscita dei terroristi da Aleppo nel comunicato in cui è stata annunciata la tregua di giovedì, successivamente da Mosca si è esplicitamente parlato di Turchia, Arabia Saudita e Qatar; Sergey Rudskoy, uno dei generali russi maggiormente impegnati sul fronte siriano, nell’annunciare la tregua ha espresso rammarico per il comportamento degli Stati Uniti: “Non hanno separato i gruppi terroristici da quelli moderati, come richiesto”, facendo intendere che l’opera di mediazione con l’Onu è scattata proprio dopo il mancato apporto degli Usa sulla vicenda aleppina.[Best_Wordpress_Gallery id=”312″ gal_title=”Elmetti Bianchi”]Con i primi terroristi che escono da Aleppo, il fronte salafita e ribelle presente all’interno dei quartieri orientali inizia adesso a sciogliersi; le prossime ore saranno decisive: se durante la tregua altre sigle presenti nella seconda città siriana accetteranno di deporre le armi, già da giovedì la situazione ad Aleppo potrebbe evolversi in maniera insperata fino a poche settimane fa.cristiani_sotto_tiroLa conquista di questa metropoli, permetterebbe a Damasco di poter mettere sul piatto delle trattative il controllo della capitale economica del Paese, così come potrebbe nell’immediato liberare diversi uomini e mezzi da porre quindi in altre aree della Siria; questo genere di trattative hanno già funzionato per Homs e per la stessa Damasco: proprio in queste ore, presso il quartiere meridionale di Al Moadamyeh, i terroristi stanno deponendo le armi e stanno raggiungendo la provincia di Idlib, circostanza anche questa importante visto che la capitale siriana adesso non è più minacciata nelle vicinanze del suo perimetro urbano meridionale, permettendo quindi anche il rientro a casa di numerosi sfollati.

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