Si è iniziato a parlare di trattative nella mattina di ieri. In una domenica caratterizzata da molta tensione, sia sul campo che nelle varie cancellerie politiche, intorno alle 12:00 si è avuta notizia di una conversazione telefonica tra il presidente ucraino Zelensky e quello bielorusso Alexandar Lukashenko. Erano due anni, come poi ha sottolineato Zelensky, che i due non avevano contatti. Dunque è stato quello il segno di un qualcosa che, a livello diplomatico, si era mosso. Domenica sera la conferma: a partire da oggi, in una località al confine tra Ucraine e Bielorussia, delegazioni di Kiev e delegazioni di Mosca si siederanno attorno a un tavolo.
Chi è presente in Bielorussia
Non si tratterà di un incontro diretto tra i principali responsabili politici di Russia e Ucraina. Putin è rimasto al Cremlino e Zelensky in qualche ufficio di una Kiev con i russi a 20 km dal centro. I due governi hanno inviato due delegazioni incaricate di negoziare. Capo delegazione russo è stato scelto Vladimir Medinsky. Si tratta di un ex ministro della Cultura, per otto anni ha ricoperto questo incarico nei governi di Medvedev, lasciando il posto poi quando l’ex delfino di Putin è stato spostato ad altro incarico. Una carriera, quella di Mendinsky, tutta incentrata nel mondo accademico e della cultura. Poca l’esperienza a livello diplomatico, ma attorno a sé avrà alcuni importanti collaboratori di Sergej Lavrov, ministro degli Esteri. Mendinsky è giunto in Bielorussia ieri pomeriggio, quando sembrava che i negoziati dovessero decollare da un momento all’altro.
Probabilmente con la sua delegazione è arrivato prima a Gomel, città bielorussa non lontana dal confine. Ma da Kiev non hanno gradito. La Bielorussia è parte in causa nel conflitto e dunque sono partite proposte per territori più neutri. Da qui il prolungarsi dell’attesa per il via alle trattative. Del resto ci sono da pianificare i protocolli di sicurezza, c’è da gestire un importante apparato logistico che ruota dietro incontro di questo genere. Alla fine si è deciso si spostare i colloqui lungo il confine tra Bielorussia e Ucraina, non lontano dalla centrale nucleare di Chernobyl. Kiev ha accettato questa soluzione. Ma si era fatta sera e allora si è optato per l’inizio dei negoziati direttamente lunedì mattina. Alle 12:00, orario di Mosca, alle 10:00 in Italia. Mendinsky è arrivato, assieme alla delegazione ucraina, nella località prescelta di buon mattino. Ai microfoni dei giornalisti delle agenzie russe ha dichiarato che Mosca è pronta a un accordo e che le trattative andranno a oltranza.
Per gli ucraini la delegazione è guidata il ministro della Difesa Oleksii Reznikov. Assieme a lui c’è anche David Arakhamia. Un nome non secondario quest’ultimo a livello politico. É il capo del partito Servitore del Popolo del partito del presidente. Con loro altri diplomatici e funzionari di Kiev.
⚡️⚡️ Ukrainian delegation in choppers arrive in Belarus to hold talks with Russia — RIA pic.twitter.com/RIutGeDQ2T
— Ragıp Soylu (@ragipsoylu) February 28, 2022
Tra scetticismo e ottimismo
In una fase in cui a Mosca sono state attivate le forze di deterrenza della federazione, la semplice prospettiva di una trattativa è comunque un buon segno. Ma non manca anche lo scetticismo. Ieri lo stesso presidente Zelinsky si era detto pessimista: “Trattino pure, ma non ci credo molto” ha detto su Telegram. Non proprio un buon auspicio. Da Kiev si vuole provare ogni strada anche per il timore di passare dalla parte di chi non vuole d’accordo. Gli ucraini infatti sospettano che sia Mosca a premere per proseguire la guerra. In poche parole, entrambe le parti già in fase preliminare delle trattative hanno avviato reciproci sospetti. Il campo non è dei migliori per giungere a un accordo. Eppure qualche segnale di ottimismo sul campo è trapelato. Le offensive russe sono diminuite, secondo l’esercito ucraino. E a Kiev la gente è potuta uscire dai rifugi. Finito il coprifuoco, i cittadini hanno potuto fare la spesa senza, per la prima volta dopo tanti giorni, il rumore delle armi di sottofondo.
Pictures of the delegations of #Ukraine and #Russia arriving for negotiations, earlier today pic.twitter.com/vsGPzbRgAk
— Michael A. Horowitz (@michaelh992) February 28, 2022
Anche a Donetsk risulta esserci meno tensione. Il governo dell’autoproclamata repubblica russofona ha decretato la fine dello stato di mobilitazione. Qualcosa si muove dunque. Ma, in un momento come quello attuale, un singolo dettaglio può far tornare subito lo scetticismo. A Kiev fanno notare che i russi hanno lasciata aperta un’unica direttrice di traffico: è quella che porta a Vasylkiv, a sud della capitale. Il ministero della Difesa russo ha confermato e ha lanciato un appello ai civili: “Lasciate la città, potete prendere la strada per Vasylkiv che è al sicuro”.
Ominous. Russian Defence Ministry says that residents of Kyiv can leave on Vasylkiv road, which they say is safe. a) doesn’t augur well re their plans for city b) people also remember Russian safe corridors in Syria. https://t.co/Y0LYOuDNBu
— Oliver Carroll (@olliecarroll) February 28, 2022
Il sospetto è che la porta di uscita lasciata aperta nasconda la volontà di Mosca di riprendere a breve le ostilità. Intanto Zelinsky, proprio nei minuti in cui le trattative stavano iniziando, su Telegram ha lanciato un nuovo video in cui, tra le altre cose, ha chiesto un’adesione “con procedura di urgenza” dell’Ucraina all’Unione Europea. Non proprio un elemento capace di ridurre le tensioni.
Tre round in attesa della fumata
In mattinata si sono svolti i primi due round di colloqui. Presente, nella località tenuta segreta dove si stanno svolgendo i negoziati, anche il magnate russo Roman Abramovich. A spingere per la sua presenza i delegati ucraini e i diplomatici israeliani, tra i più attivi assieme ai turchi nel provare a mettere assieme i pezzi del puzzle del negoziato. Abramovich gode di popolarità, essendo stato fino a pochi giorni fa patron del Chelsea, e di credito tra russi, israeliani e ucraini. Potrebbe essere l’uomo dei colloqui che non ti aspetti. Intanto verso le 15:00 un piccolo “giallo”. Da Kiev è stata annunciata la fine dei negoziati. Da Mosca è arrivata la smentita: “Solo una pausa”, si sono affrettati a ribadire fonti diplomatiche russe. Alla fine è saltato fuori che si trattava solo di una pausa. Poco dopo è ripreso il terzo round dei negoziati. Si aspetta di sapere se uscirà fuori una fumata bianca o nera.