Guerra /

A Bruxelles è cominciato il vertice tra i ministri della Difesa dei Paesi membri della Nato e all’ordine del giorno, tra i vari argomenti, spicca la discussione sul Trattato Inf concernente le forze nucleari a raggio medio ed intermedio.

L’esigenza di una discussione tra i massimi esponenti della Difesa dell’Alleanza Atlantica sul trattato siglato nel lontano 1987 nasce da alcune evidenti violazioni perpetrate dalla controparte russa nel corso degli ultimi anni. Violazioni che, però, a detta di Mosca, sono state solo una risposta alle mosse occidentali.





Cosa dice il trattato?

Il Trattato Inf (Intermediate-range Nuclear Forces Treaty) è stato siglato l’8 dicembre del 1987 dal presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e dal Segretario Generale del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica Mikhail Gorbachev a Washington.

Divenuto operativo il primo giugno dell’anno successivo, esso prevedeva che entrambe le parti provvedessero a distruggere tutti i missili balistici e da crociera basati a terra con un raggio d’azione compreso tra i 500 ed i 5500 chilometri e i loro sistemi di lancio (lanciatori di qualsiasi tipo e strutture ed equipaggiamento di supporto) entro tre anni dall’entrata in vigore.

Per capire bene la portata del trattato e le conseguenze che esso ha avuto e sta avendo sulla strategia della difesa in Europa, è bene fare alcune precisazioni.

Innanzitutto il trattato non elimina in toto i missili da crociera, ma solo quelli basati a terra. Quindi i sistemi navali o aviolanciabili, come ad esempio il neonato missile ipersonico russo Kinzhal o i ben noti missili Tomahawk americani lanciabili da unità navali, non rientrano nelle clausole del trattato.

Per quanto riguarda i missili balistici a raggio intermedio, tipo gli SS-20 Saber il cui dispiegamento nell’Europa dell’Est è stato la causa scatenante dell’escalation militare avvenuta nei primi anni ’80 che prende il nome di “crisi degli euromissili”, il Trattato Inf proibisce ad entrambe le parti il possesso, non solo il dispiegamento in Europa, di tali sistemi missilistici. Pertanto anche lo sviluppo di tecnologie missilistiche di questo tipo è proibito.

Qualora un sistema di lancio basato a terra possa essere rapidamente abilitato a utilizzare missili da crociera con raggio d’azione compreso tra i 500 ed i 5500 chilometri, questo rientrerebbe comunque nelle clausole restrittive del trattato e pertanto risulterebbe porsi in violazione dello stesso.

Entrando in vigore il trattato ha così eliminato dagli arsenali delle due superpotenze tutta una serie di sistemi Glbm (Ground Launched Ballistic Missile) e Glcm (Ground Launched Cruise Missile). Essi a quel tempo erano costituiti da:

Per gli Stati Uniti:

 Mgm-31B Pershing II Bgm-109G Gryphon (ovvero i Tomahawk “terrestri” che erano stati dispiegati anche a Comiso) Mgm-31A Pershing IA

Per l’Unione Sovietica:

 Rsd-10 Pioneer (SS-20 Saber in Codice Nato)R-12 Dvina (SS-4 Sandal)R-14 Chusovaya (SS-5 Skean)Otr-22 Temp-S (SS-12/22 Scaleboard)Otr-23 Oka (SS-23 Spider)Le accuse americane

Gli Stati Uniti accusano la Russia di avere infranto il Trattato Inf in merito al dispiegamento nell’Oblast di Kaliningrad del missile da crociera 9M729 (SS-C-8 in codice Nato) lanciabile da una variante della piattaforma mobile del sistema Iskander, la N, che molto probabilmente è un adattamento della K che utilizza i missili da crociera 9M728.

Il missile è una variante del missile navale 3M-14 Biryuza (SS-N-30A), a sua volta appartenente alla famiglia del ben noto Kalibr (3M-54) utilizzati entrambi durante la campagna siriana.

Secondo le stime occidentali avrebbe una gittata massima che cadrebbe tra i 500 ed i 5mila chilometri e avendo anch’esso, come il 9M728, capacità atomica, violerebbe quindi le clausole del Trattato. Non si sa molto del missile fabbricato dalla Novator ma a quanto sembra è dotato di motore a propellente solido e presumibilmente utilizza un sistema di guida inerziale con sensori doppler e correzione della navigazione tramite collegamento satellitare alla rete Glonass e Gps. La guida terminale potrebbe essere radar attiva, cosa che gli darebbe un’alta precisione con un Cep (Circular Error Probable) paragonabile a quello del missile 9M728, ovvero compreso tra i 5 ed i 10 metri.

La Russia avrebbe dispiegato già due battaglioni di questo sistema d’arma, come riportato da fonti americane lo scorso anno: il primo nella zona del poligono di Kasputin Yar il secondo in un’altra regione del Paese, che potrebbe essere più occidentale se non addirittura in quella di Kaliningrad.

Le accuse americane di violazione del trattato sono però precedenti al 2017. Già il 29 luglio del 2014 il capo ufficio stampa della Casa Bianca Josh Earnest aveva rilasciato una dichiarazione che accusava la Russia di aver violato il Trattato Inf dopo che l’intelligence aveva raccolto informazioni a riguardo. Accusa che è stata ufficializzata sei mesi dopo che, in via riservata, Washington aveva informato gli alleati della Nato del programma di test del nuovo missile russo (in opera sin dal 2008) che violava l’accordo.

Le accuse russe

La Russia sostiene che lo sviluppo ed il dispiegamento del missile 9M729 sia la risposta ad una prima violazione del Trattato Inf da parte americana.

Secondo Mosca, infatti, Washington avrebbe violato gli accordi schierando in Europa un sistema di lancio per missili facilmente riconvertibile all’utilizzo di Glcm.

Si tratta del Vls (Vertical Launch System) Mk 41 che va ad equipaggiare l’Aegis Ashore, ovvero il sistema antimissile americano che è stato dispiegato in Romania e che presto sarà operativo anche in Polonia.

Il Mk 41 nella sua versione navale, infatti, è in grado di lanciare i missili da crociera Bgm-109 Tomahawk oltre che i missili Standard adibiti anche all’intercettazione dei vettori balistici e da crociera avversari (come il Rim-156 SM-2, Rim-161 SM-3 e Rim-174 SM-6). Questo sistema è montato sugli incrociatori classe Ticonderoga e sui cacciatorpediniere classe Arleigh Burke della Marina Americana ed equipaggia anche fregate e caccia delle marine di Germania, Corea del Sud, Turchia, Giappone, Australia, Canada, Danimarca, Olanda, Norvegia, Spagna, Nuova Zelanda e Tailandia.

La possibilità di lanciare da terra i missili Tomahawk dal complesso Aegis Ashore, rappresenterebbe quindi, grazie alla loro gittata compresa tra i 1250 ed i 2500 chilometri a seconda della versione, una prima e aperta violazione del Trattato Inf secondo la Russia.

Chi ha ragione?

Stabilire un confine netto tra la ragione ed il torto in questi casi è sempre difficile a causa sia dell’opinabilità delle accuse sia dell’incertezza di fondo che regna sull’utilizzo di sistemi d’arma versatili come possono essere l’Iskander russo o l’Aegis Ashore americano.

Quello che possiamo fare è fornire un’analisi tecnica tenendo conto delle possibilità intrinseche di entrambi i sistemi per poter dare al lettore una propria idea che vada al di là della propaganda di entrambe le parti.

Se è pur vero che il Vls Mk 41 dell’Aegis Ashore non è stato mai testato con i missili Tomahawk e non ha, come ha riferito lo stesso ex vice segretario per la politica del Dipartimento della Difesa americano Brian McKeon “elementi essenziali per lanciare un missile da attacco terrestre” come software, hardware di controllo del fuoco ed equipaggiamento di supporto non essendo stato progettato per questo scopo, è anche vero che il sistema, venendo utilizzato in ambito navale anche per il lancio dei missili da crociera, potrebbe essere rapidamente convertito per il loro impiego.

A riprova di questa possibilità portiamo il caso giapponese. Nel corso della crisi nordcoreana a Tokyo si ventilava l’ipotesi di dotarsi di Tomahawk per effettuare un attacco di rappresaglia sulla Corea del Nord in caso di attacco missilistico.

In questo caso i Tomahawk sarebbero stati in prima istanza montati sui cacciatorpediniere Aegis della flotta nipponica classe Atago e Kongo. Entrambe le classi di navi sono infatti dotate, come accennato prima, dei sistemi Vls Mk 41 ma, per rispettare gli strettissimi vincoli costituzionali nipponici, privati della capacità di lanciare armamenti offensivi come i Tomahawk.

Pertanto se il Giappone aveva preso in considerazione questa soluzione, al netto delle considerazioni di diritto costituzionale nipponico, è ragionevole presumere che il sistema Mk 41 possa essere ricondizionato per lanciare i Tomahawk in tempi ragionevoli, fattore che spiega i timori russi.

Allo stesso modo però, la possibile riconversione di un sistema di lancio – vera o presunta – non giustifica una palese violazione del Trattato Inf con lo sviluppo di un nuovo missile da crociera come il 9M729 russo.

Quello che però ci sentiamo di dire, senza timori di essere tacciati di partigianeria, è che il dispiegamento in Europa del sistema antimissile Aegis nel quadro della difesa Bmd successivo all’uscita unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo sui sistemi Abm (Anti Ballistic Missile) nel 2001 ha causato una concatenazione di eventi che hanno portato all’attuale situazione di crisi che potrebbe essere ulteriormente esacerbata se, a Bruxelles, nelle prossime ore si deciderà di stracciare il trattato Inf e di ritornare agli “euromissili” lanciando così – questa volta apertamente – una nuova corsa agli armamenti che ci vedrà direttamente coinvolti.  

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