Al Shabaab ha alzato il tiro ed ha provato a colpire due obiettivi di alto livello: i contingenti militari americani ed italiani presenti in Somalia. L’altroieri, infatti, due auto imbottite di esplosivo hanno provato ad entrare nella base di Baledogle, dove le forze speciali di Washington addestrano i commandos somali. L’attacco è però fallito grazie alla pronta reazione del personale militare e i due veicoli sono esplosi al di fuori dei confini della base uccidendo gli assalitori. Secondo quanto riferito dal gruppo estremista il perimetro della base sarebbe stato violato e ci sarebbero stati intensi scontri a fuoco con i difensori. La missione americana in Somalia ha smentito questa versione dei fatti. Un convoglio italiano che scortava un team di addestratori militari dell’Unione Europea è stato invece attaccato, nella capitale Mogadiscio, da un’autobomba. Nessuna perdita è stata registrata tra gli assaliti.

Una minaccia costante

Al-Shabaab continua a rappresentare una costante fonte di minacce ed instabilità per l’esecutivo di Mogadiscio, che cerca, tra molte difficoltà, di estendere il proprio controllo territoriale su aree sempre maggiori della Somalia. In questi giorni la Missione dell’Unione Africana nel Paese (Amisom) e le Nazioni Unite stanno sviluppando una roadmap che guidi le attività del contingente militare dal 2019 al 2021. L’Amisom supporta il governo nazionale nella sua lotta contro i  jihadisti ed è stata oggetto, nel corso degli anni, di numerosi e gravi attentati da parte di Al Shabaab che hanno provocato, tra il marzo del 2017 ed il dicembre del 2018, tra i 1.483 ed i 1.884 morti. I radicali islamici dominano su porzioni significative delle aree rurali centromeridionali del Paese e ci si aspetta che possano espandere la propria influenza dopo il ritiro dell’Amisom, previsto per il 2021. Il governo somalo dovrà prendersi carico della sicurezza della nazione dopo quella data ed ha già iniziato ad implementare una serie di riforme per migliorare il morale delle truppe. I salari vengono ora pagati direttamente ai soldati, senza più passare dai comandanti intermedi che ne ritardavano l’erogazione e talvolta si appropriavano di una parte degli stessi. Una lunga lista di soldati fantasma, morti da tempo o non più in servizio, è stata inoltre espunta dall’elenco degli uomini in servizio. I combattenti di una milizia filo-governativa, infine, verranno integrati nell’esercito nazionale.

Le prospettive

Le aspettative della comunità internazionale per una Somalia unita e pacificata sono e saranno di difficile realizzazione. Non è chiaro se il governo centrale sarà in grado, al ritiro delle forze Amisom nel 2021, di poter gestire efficacemente la situazione di sicurezza a Mogadiscio e dintorni. Ci vorranno probabilmente più generazioni per provare a ricostruire una parvenza di Stato, dopo i decenni di anarchia seguiti alla caduta del regime di Siad Barre nel 1990. I radicali islamici hanno tratto e continueranno a trarre vantaggio da questo stato di cose e sono inoltre consapevoli che i partner occidentali, dagli Stati Uniti alle nazioni europee, non invieranno di certo contingenti militari sul campo per provare a contrastarli.  Al-Shabaab deve semplicemente attendere il momento giusto e mantenere la propria attività di guerriglia su un’intensità medio alta. L’intera regione del Corno d’Africa potrebbe però essere destabilizzata da un peggioramento della già precaria situazione somala e pertanto è possibile che le altre nazioni della regione possano mantenere una qualche forma di tutela e supporto nei confronti di Mogadiscio.

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