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Il califfo Abu Bakr Al Baghdadi è morto in un conflitto a fuoco nel governatorato di Idlib.

Questo l’annuncio del Pentagono seguito da un tweet del presidente Donald Trump che ha detto che  era appena successo “qualcosa di veramente grosso”.

Attendendo le informazioni che dovrebbe dare lo stesso presidente, probabilmente in conferenza stampa alla Casa Bianca, circolano già le prime indiscrezioni su come sia avvenuta questa morte. Secondo alcuni si tratta di un raid chirurgico della Coalizione nel settore di Idlib, dove pare che fosse nascosto al Baghdadi. Altri, invece, parlano di un conflitto a fuoco da cui il leader dell’Isis si sarebbe sottratto immolandosi con una cintura esplosiva. Fonti discordanti, voci che circolano tra le fonti dei vari media che stanno dando la notizia. Ma quello che a questo sembra acclarato è che per Trump potrebbe essere davvero l’inizio ufficiale del disimpegno: almeno in quell’area del Medio Oriente. Intanto, come riporta la Cnn, che cita funzionari di alto profilo della Difesa americana, sono in corso i primi test biometrici e del Dna per capire se i resti del cadavere appartengano effettivamente ad al Baghdadi.

L’annuncio è un altro importante segnale di qualcosa che sta cambiando, o è già cambiato, nella guerra di Siria. Lo Stato islamico, guidato da al Baghdadi, è da sempre la ragione formale dell’intervento militare statunitense e della Coalizione internazionale in Siria e prima ancora in Iraq. E ogni sua “morte” è stata il simbolo di un cambio di passo.

Lo è ancora di più oggi, dal momento la notizia arriva dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato di voler abbandonare parte (o tutta) la Siria con la giustificazione politica di Trump (“mai più guerre infinite e tribali”) ma anche strategica di voler terminare alcuni conflitti per dedicarsi a quella “ritirata strategica” utile a far concentrare il Pentagono su altri settori. E la e tempistica, anche in questo caso, è estremamente favorevole al presidente degli Stati Uniti, specialmente dopo le critiche feroci riguardo al semaforo verde rispetto all’avanzata della Turchia contro i curdi e il tacito accordo che sarebbe stato Vladimir Putin il vero controllore di quell’area del Medio Oriente.

La conferma di Siria, Iran e Iraq

Prime conferme arrivano anche dal campo “avversario”. Secondo l’agenzia Reuters, fonti iraniane e irachene hanno dichiarato di aver ricevuto conferma dalla Siria della morte del califfo al Baghdadi. Il sito iracheno Shafaaq riporta fonti della sicurezza siriane hanno effettivamente confermato all’intelligence di Baghdad della morte del fondatore dell’Isis. “Le nostre fonti interne alla Siria hanno confermato all’intelligence irachena incaricata di dare la caccia ad al Baghdadi che è stato ucciso insieme alla sua guardia del corpo a Idlib dopo che è stato scoperto il suo covo mentre tentava di portare la sua famiglia verso il confine turco”. La televisione di Stato irachena, al Iraqiya, parla di un video del raid che ha portato alla morte del Califfo.

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