Sostituire i curdi, fuggiti dalla loro terra, con le milizie filo-turche siriane. Secondo le fonti locali, ma anche agenzie legate alle Nazioni unite, quello che sta avvenendo ad Afrin è una vera e propria sostituzione etnica attuata con la complicità della Turchia.
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L’operazione Ramoscello d’ulivo cambia dunque i suoi connotati. non c’è più la “messa in sicurezza” del confine tra Siria e Turchia, ma uno scopo molto più strategico: fare in modo che quella provincia sia demograficamente legata al governo turco. L’offensiva di Akara ha provocato la fuga di migliaia di civili curdi che non sono più in grado di tornare alle loro case. Molti sono morti. La maggior parte costretta a vivere nei campi profughi. La sopravvivenza inizia a farsi dura e, secondo le agenzie dell’Onu, non arrivano cibo né medicine.
E nel frattempo, con i curdi cacciati dalla loro terra, i miliziani dei gruppi legati alla Turchia, e che hanno messo a ferro e fuoco la Siria, stanno rimpiazzando la popolazione locale. L’interesse dell’offensiva turca era quello di espellere le milizie curde delle Ypg da Afrin per impedire loro di completare il loro controllo sulla Siria settentrionale. Risolto questo problema, ora l’obiettivo è dare la provincia in mano a gruppi di etnica araba fedeli a Recep Tayyp Erdogan.
Le notizie per ora sono poche e le fonti (tra cui il famigerato Osservatorio siriano per i diritti umani) impongono cautela. Ma è importante mostrare come esista anche questa realtà. Secondo l’Osservatorio e l’agenzia curda Anha, circa 150 famiglie evacuate dalla sacca jihadista della Ghouta orientale, riconquistata dalle truppe di Damasco, sono stati recentemente trasferiti a Afrin. Qui, dopo un lungo viaggio in pullman, alle famiglie dei ribelli sono state offerte le case delle che erano fuggite dall’assedio. Tra i beneficiari delle abitazioni, anche le famiglie dei membri della Legione Al Rahman, compreso il suo leader, Abdul Nasr Shamir. Questa milizia, che ha tenuto in scacco la popolazione della Ghouta e ha seminato il panico a Damasco, fa parte dell’esercito siriano libero ed è a tutti gli effetti un gruppo terroristico.
Ma non è tutto. Nel cantone di Afrin, come riporta l’agenzia Rudaw, sono state trasferite anche le famiglie (e i terroristi) della città di Dumayr, a nord est di Damasco. I membri di Jaish al-Islam insieme alle loro famiglie sono stati trasportati in autobus a Jarabulus, che è già da tempo sotto il controllo dei ribelli sostenuti dalla Turchia. Secondo l’agenzia siriana Sana, sono circa 1.500 combattenti e 3.500 familiari.
Tutto questo mentre centinaia di famiglie curde non possono tornare ad Afrin, né possono raggiungere la città di Aleppo. Solo pochi lo hanno fatto, secondo l’Ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), ed è stato fatto pagando i trafficanti e percorrendo strade piene di campi minati. Sono almeno 137mila le persone sfollate da Afrin verso località della provincia di Aleppo e Hasakah. Le agenzie delle Nazioni Unite sono state in grado di distribuire un numero limitato di razioni di cibo e altri strumenti, ma non hanno ancora accesso ad Afrin,.
Nel frattempo, sono sempre più numerose le notizie di violenze e rappresaglie ad opera delle milizie terroriste filo-turche. A farne le spese, non solo i miliziani curdi e le loro famiglie, ma anche gli yazidi. Come scrive l’Independent, gli yazidi, oggetto di massacri, stupri e schiavitù da parte dei terroristi dello Stato islamico, stanno ora affrontando un’altra tragedia. Le milizie sostenute dalla Turchia stanno attuando una politica di conversione forzata all’islam sotto minaccia di morte.
Gli islamisti che hanno occupato i villaggi yazidi nella regione di Afrin, hanno distrutto i luoghi di culto yazidi e cambiano i nomi dei luoghi per islamizzarli. Un testimone yazida racconta che uno dei miliziani del Free syrian army (Fsa) gli ha detto: “Qui non è più Qastel Jindo. Adesso è al-Quds. Gli daremo il nome della capitale della Palestina. Queste aree sono state occupate dagli infedeli e ora sta tornando ai loro proprietari originali e nomi originali … Siamo venuti qui per riconquistare le nostre terre e decapitarvi“.