L’occupazione di Afrin da parte delle milizie appoggiate dalla Turchia mostra il vero volto della galassia ribelle siriana e, in particolare, dell’Esercito siriano libero. In questi giorni, infatti, i ribelli hanno affisso alcuni manifesti in cui hanno chiesto alle donne curde di indossare il velo e di non partecipare alla vita pubblica. Lo riporta Patrick Cockburn su l’Independent.
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I manifesti sono stati tolti dalla polizia militare turca in seguito a diverse proteste dei curdi. Il reporter britannico è riuscito a raccogliere alcune testimonianze delle donne curde: “Solo perché indosso i jeans, sento parole come ‘puttana’, ‘miscredente’, ‘cane di Assad’, pronunciate da estranei per strada”.
Le donne curde, sebbene siano sunnite, sono molto secolari e, quindi, non vincolate alle leggi della sharia. Nel corso della guerra in Siria, inoltre, hanno saputo guadagnarsi sempre di più un ruolo indipendente all’interno della società. Un ruolo che è stato conquistato a suon di colpi di kalashnikov e di guerra senza quartiere ai terroristi dello Stato islamico.
Ma ora tutto questo rischia di scomparire nel distretto controllato dall’Esercito siriano libero per conto di Recep Tayyip Erdogan. Già nei primi giorni dell’occupazione, si sono registrati molti soprusi. Saccheggi, furti e devastazioni e annientamento di tutto ciò che potesse ricordare la presenza curda nella regione.
Aval Adnan, responsabile dell’intelligence curda, ha inoltre raccontato a Lorenzo Cremonesi del Corriere: “Abbiamo prove incontrovertibili sul fatto che i militari turchi stiano utilizzando pericolosi militanti di Isis inquadrati nelle milizie che combattono contro di noi ad Afrin. Abbiamo mostrato ad alcuni tra i 5mila jihadisti chiusi nelle nostre carceri i filmati delle ultime battaglie e loro hanno riconosciuto con certezza almeno 27 loro compagni di Isis con le unità turche”.
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Ma il problema nel cantone di Afrin non sono solamente i miliziani “ripuliti” dell’Isis. Sono gli stessi combattenti dell’Esercito siriano libero. Lo racconta un’altra fonte dell’Independent: “I miliziani chiedono agli abitanti curdi di Bulbul di andare in moschea. Le famiglie arabe sfollate da Damasco e Idlib lì pregano anche cinque volte al giorno e chiedono alle nostre donne di indossare l’hijab” . Molti ritengono che queste nuove imposizioni rientrino in un progetto più ampio per compiere una vera e propria pulizia etnica ai danni dei curdi. Che, dopo aver combattuto per sette anni, si trovano ora abbandonati dagli Stati Uniti e nel mirino della Turchia.