L’Isis non è affatto morto, pur se indebolito. E all’interno della principale organizzazione jihadista ci sono parecchi movimenti che indicano una riorganizzazione dello Stato Islamico, anche alla luce degli ultimi eventi internazionali. Una recente inchiesta del Foreign Policy ha svelato che l’Isis ha sviluppato una propria visione della guerra in Ucraina e, da qui, sta provando a dare nuove direttive alle cellule terroristiche sparse in medio oriente e non solo.

La guerra in Ucraina come guerra civile tra “infedeli”

Foreign Policy ha spulciato tutti i vari documenti emersi dai media più vicini all’Isis. I terroristi infatti non si limitano a comunicare tra di loro, ma ad esprimere all’esterno le proprie considerazioni sfruttando internet. Un modo per indicare, ai vari simpatizzanti della causa jihadista sparsi nel globo, la strada ideologica da percorrere e alimentare la propaganda. Al Naba ad esempio è considerata una vera e propria newsletter curata direttamente da affiliati all’Isis. Al suo interno sono emerse già dal marzo 2022 le considerazioni dello Stato Islamico sulla guerra in Ucraina.

Per i combattenti islamisti, il conflitto sembra quasi una benedizione. Viene infatti percepito come una guerra tutta interna ai “crociati ortodossi”. “O Allah, rendi le loro guerre sanguinose e semina discordia nei loro cuori – si legge in un articolo apparso su Al Naba lo scorso anno e riportato dal Fp – riversa su di loro la tua ira e il tuo tormento”. Anche in altri media vicini all’Isis la chiave di lettura è la stessa: la guerra in Ucraina ha portato gli “infedeli” a uccidersi tra di loro ed è il segno della punizione divina per le guerre scatenate dall’occidente contro i musulmani.

Mosca nemico al pari degli Usa

Interessante notare come nel mondo jihadista Russia e Stati Uniti vengano considerate alla stessa stregua. Non c’è differenza tra le due potenze, entrambe percepite come attori principali di un occidente da combattere con tutti i mezzi. Mosca e Washington, in poche parole, stanno dando vita in Ucraina a una guerra per procura tutta interna al mondo che l’Isis considera infedele. Lo si evince chiaramente, come sottolineato sempre sul Fp, da alcuni articoli apparsi su Voice of Khurasan. Quest’ultimo è un’organo di informazione gestito dalla fondazione Al Azaim, la quale cura la propaganda dell’Isis Khorasan (Isis-K), ossia la cellula afghana dello Stato Islamico.

Nel marzo del 2022, in un articolo su Voice of Khurasan è apparso un riferimento alle vicende belliche ucraine. In particolare, è stato ribadito che combattere in Ucraina per un musulmano non corrisponde a partecipare alla guerra santa. E questo a prescindere se si è schierati al fianco di Kiev o di Mosca. Un modo per ribadire quindi come il conflitto esistente in Europa riguarda unicamente il “mondo infedele” e non quello musulmano. Questo però, secondo l’Isis-K, non vuol dire rimanere inattivi. Anzi, sempre sull’organo di stampa della fondazione Al Azaim nei mesi successivi sono emersi inviti a colpire Usa e Russia proprio perché “distratte” dall’Ucraina.

“La guerra scoppiata tra i non credenti – si legge nell’agosto 2022 su Voice of Khurasan – è un grande segno di Allah l’Onnipotente. Le vittime questa volta non sono i musulmani della Cecenia, né dell’Afghanistan né della Siria, ma i residenti delle pacifiche terre d’Europa”. Il riferimento sia alla Cecenia che alla Siria e all’Afghanistan non è casuale: si tratta di aree dove i gruppi islamisti sono stati impegnati in passato contro i russi, come nel caso ceceno, e contro gli statunitensi. Dunque, Mosca e Washington sono state messe anche in questo caso sullo stesso piano. “L’America – viene ribadito – è stata un furioso nemico dell’Islam per tutto il secolo scorso e la Russia non si è dimostrata diversa”.

L’Isis-K contro la Russia

Negli ultimi mesi poi, dagli stessi organi di informazione è aumentata l’attenzione nei confronti della Russia. Circostanza spiegabile con i tentativi di Mosca di stringere accordi con i talebani, nemici dell’Isis-K. La galassia jihadista afghana quindi, vede nel Cremlino non solo l’attore responsabile, al pari di Washington, della morte di milioni di musulmani nelle guerre passate. Ma anche il principale protagonista del tentativo di dare credito internazionale al governo talebano, insediatosi a Kabul nell’agosto 2021 a seguito del ritiro Usa.

Nello scorso mese di aprile, su Voice of Khurasan è stato pubblicato un articolo in cui vengono criticati aspramente tutti i musulmani impegnati in Ucraina. Con riferimento quindi ai tatari di Crimea schierati con Kiev e ai ceceni al fianco di Mosca. Nell’articolo, i primi vengono considerati “servi di un regime nazista” guidato da Volodymyr Zelensky. I ceceni dal canto loro, sono accusati di essere al soldo del leader Ramzan Kadyrov, considerato “volgare e ipocrita”. L’esortazione per entrambi i gruppi è quella di unirsi e di lottare contro obiettivi russi, attaccando le truppe di Mosca stanziate in Siria al fianco del presidente Bashar Al Assad.

L’autore dell’articolo, rimasto anonimo, ha anche richiamato alla creazione, da parte del fondatore dell’Isis Abu Bakr Al Baghdadi, del Caucasus Wilayah. Ossa della cellula dello Stato Islamico incaricata di attaccare i russi nel Caucaso. E infatti, in un altro passaggio dell’articolo, è emerso l’invito ad attuare attentati in Cecenia, nel Daghestan “e in tutta la Russia meridionale”. Minacce esplicite che, secondo il Fp, non sono state scritte soltanto per alimentare propaganda ma, al contrario, per dare precise indicazioni a tutti i combattenti jihadisti.

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