Dal 2012 è un’altra importante spina nel fianco per l’esercito siriano posta lungo l’autostrada M5, la stessa che in tempo di pace costituiva la più importante arteria tra Damasco ed Aleppo; il riferimento è alla sacca islamista situata tra Homs ed Hama, rispettivamente terza e quarta città della Siria, non molto estesa ma ben fortificata. Dopo la liberazione della regione della Ghouta orientale e, di conseguenza, la definitiva messa in sicurezza di Damasco, il governo siriano potrebbe adesso puntare l’attenzione su un’altra sacca jihadista e questa volta molti segnali portano proprio tra Homs ed Hama.
La presenza ribelle – islamista nella zona
Fino al 2014 Homs è stata considerata la capitale della “rivoluzione” e questo perché, con Damasco ed Aleppo non capitolate alle sigle jihadiste, è stata la più grande città siriana fuori dal controllo di Assad. Riprendere Homs, dopo aver messo in sicurezza le zone governative delle due prime metropoli siriane, è apparsa quindi come vera e propria priorità: non solo la città ha un gran valore culturale in Siria, ma la sua posizione centrale permette il controllo di una vasta porzione del paese. E’ per questo che tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 da Damasco è scattato l’ordine di avanzare nella provincia di Homs e, successivamente, all’interno della città; dopo mesi di intense battaglie, le sigle islamiste hanno accettato la resa ed hanno lasciato anche il centro storico, ridando quindi il controllo ai governativi.
Pur tuttavia, la presenza delle sigle jihadiste non è mai del tutto andata via dalle zone attorno Homs; fino all’aprile del 2017, il quartiere periferico di Al Waer era ancora in mano islamista ma, soprattutto, poco più a nord della terza città siriana è presente ancora oggi la sacca sopra menzionata. La porzione di territorio controllata dagli islamisti è a cavallo del confine tra le province di Homs ed Hama ed impedisce il diretto collegamento tra le due città: Al Rastan, Talbisah ed Houla sono soltanto alcune delle roccaforti jihadiste all’interno della sacca. Non molto estesa, questo territorio in mano islamista è però minaccioso sia per la stessa Homs che per Salamiyah, importante centro e snodo divenuto fondamentale nella strada provvisoria che collega Damasco con Aleppo.
Le prime operazioni contro la sacca islamista
Nella giornata di lunedì, alcuni raid da parte dell’aviazione siriana hanno preannunciato l’inizio delle ostilità volte a recuperare terreno a danno dei jihadisti presenti tra Hama ed Homs. Successivamente si ha avuto notizia di prime avanzate anche via terra: almeno quattro villaggi, sia a nord che a sud della sacca, sono stati conquistati dall’esercito siriano il quale ha anche leggermente allargato il perimetro di sicurezza a nord della strada che conduce da Homs a Salamiyah. Come detto in precedenza, la fine della battaglia per la conquista della Ghouta ha liberato numerosi mezzi e uomini per attaccare gli ultimi territori rimasti nelle mani delle sigle jihadiste. Liberare il nord di Homs significherebbe tornare a collegare la terza città siriana con Hama e, al contempo, mettere definitivamente in sicurezza la parte centrale della Siria.
Da Damasco comunque, stando ad alcune dichiarazioni rese da vertici militari alla tv di Stato, arriva anche molta cautela: le operazioni iniziate martedì sarebbero infatti soltanto un’anticipazione e non sarebbe ancora arrivato il tempo della battaglia definitiva. Le truppe sono ancora provate dalle azioni compiute nella Ghouta orientale, serve tempo sia per pianificare una nuova grande operazione militare e sia per tentare, con le mediazioni russe e turche, una via politica per risolvere anche questa situazione. Di sicuro però, anche per questa sacca “storica” in mano jihadista il governo siriano vuole arrivare in tempi brevi alla definitiva resa dei conti.