Torture, omicidi, sequestri di persona. Ma anche repressioni di proteste, detenzioni arbitrarie e connivenza con un progetto politico di centralizzazione autoritaria delle decisioni. Di queste e altre accuse il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, è stato colpito su esplicita segnalazione dell’economista, attivista per la democrazia in Africa e candidato al Nobel per la Pace David Steinman.

Steinman, riporta il Daily Mail, ha recentemente dichiarato che Tedros dovrebbe essere incriminato alla Corte penale internazionale dell’Aja per la sua condotta politica da Ministro degli Esteri di Addis Abeba (2012-2016) in una fase in cui il governo del suo partito, il Fronte di Liberazione del Popolo Tigrino, guidato da Haile Mariam Desalegn, si rese responsabile di un durissimo giro di vite contro le proteste e i tentativi di secessione o di ricerca dell’autonomia politica interni al territorio nazionale.

Secondo Steinman, da titolare degli Esteri Tedros avrebbe fatto parte di un ristretto comitato di controllo sulle forze di sicurezza che ha glissato o addirittura ignorato il fatto che le problematiche sociali, politiche e etniche portavano i militari di etnia tigrina a calcare la mano contro i manifestanti o i ribelli di altre etnie (Amhara, Konso, Oromo e Somali). In particolare la regione dell’Oromia, la più grande dell’Etiopia, fu teatro di proteste di massa dal novembre 2015 e quella dell’Amhara dal giugno 2016 la seguì. In entrambi i casi le forze di sicurezza del governo colpirono manifestanti e proteste in larga parte pacifiche causando, secondo Human Rights Watch, oltre 500 morti.

Le accuse arrivano a poche settimane di distanza dallo scoppio delle dure schermaglie tra il nuovo governo centrale etiope, guidato da Abiy Ahmed, e il citato Flpt, che dopo l’estromissione dal governo nel 2019 ha voluto consolidare la sua roccaforte regionale nel Nord-Ovest dell’Etiopia, nella consapevolezza che la minoranza tigrina (6 milioni di abitanti su 110 milioni di etiopi), persi i controlli dei gangli vitali dello Stato occupati dopo la rivolta contro la dittatura militare conclusasi nei primi Anni Novanta, difficilmente avrebbe potuto riconquistarli. Gli scontri, degenerati presto in guerra aperta, hanno visto il governo etiope catturare la capitale tigrina di Mekelle il 28 novembre scorso e il Flpt dichiarare che la guerra sarebbe continuata.

l capo dell’esercito etiope, Berhanu Jula, ha affermato addirittura che Tedros sarebbe impegnato nel fornire armi ai ribelli tigrini. Accusa, questa, priva di prove concrete a sostegno se non il ricordo di quando Tedros, da giovane medico e esule, sosteneva i ribelli nella madrepatria durante gli Anni Ottanta. Ben più dure le bordate dell’economista statunitense Steinman, che richiamano a episodi recente, mai chiariti e ben nascosti dalla biografia ufficiale di Tedros, divenuto figura di rilevanza globale in questo 2020 per l’esposizione mediatica e politica legata al contrasto al Covid-19.

Una simile spinta a indagare nel passato politico di Tedros non si vedeva dai tempi della sua nomina alla guida dell’Oms, nel 2017. Allora l’Apu (Amhara Professionals Union), un gruppo di pressione con sede negli Stati Uniti che si sforza di fare pressione per promuovere la causa del popolo Amhara di fronte alle cancellerie internazionali, in una lettera aperta pubblicata ad aprile intitolata “Il dottor Tedros Adhanom è un individuo sospettato di crimini contro l’umanità”» elencò diversi casi di possibili connivenze tra il medico-politico e le repressioni, ma anche condotte ben più subdole, come il rifiuto di regolamentare la Khat, una sostanza psicotropa che avrebbe “devastato i giovani amhari” tanto da essere invece stata bandita nella regione del Tigré.

Non esistono, tuttora, processi aperti contro Tedros nè pistole fumanti che certifichino queste accuse. Il direttore dell’Oms è sicuramente uomo ancora influente nel suo Paese natale, rampante “tigre” economica e politica ritrovatasi preda delle sue contraddizioni interne nel contesto di un equilibrio sempre più teso in Africa Orientale. Tedros, come Abiy, è nell’occhio del ciclone per la rilevanza della sua posizione, uno direttore dell’Oms, l’altro giovane premier Premio Nobel per la Pace, e entrambi hanno assunto il ruolo di figure divisive per gli stessi connazionali. Nel mosaico etnico e politico etiope, perturbato dall’escalation di violenze, accuse sotterranee e colpi bassi sono all’ordine del giorno. Staremo a vedere se le accuse di Steinman, le uniche veramente circostanziate, avranno seguito in un’indagine penale: le altre sembrano piuttosto voci ostili alla figura di Tedros fatte circolare per cause politiche interne all’Etiopia.





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