Dalla tribuna d’onore dello Stamford Bridge di Londra ai tavoli di pace per l’Ucraina. Strana parabola quella di Roman Abramovich, ex presidente del club calcistico del Chelsea ora riciclatosi per necessità a negoziatore d’élite. Nelle ultime ore l’oligarca russo avrebbe effettuto diversi spostamenti aerei tra Istanbul, sede dei nuovi negoziati tra le delegazioni russe e ucraine, Mosca, tana di Vladimir Putin e del suo cerchio magico, e Kiev, capitale assediata dalle forze del Cremlino nonché rifugio di Volodymyr Zelensky.
La stampa inglese ha riferito che Abramovich sarebbe saltato da una città all’altra per trasmettere messaggi e pizzini ai vari protagonisti del conflitto. Il ricchissimo magnate avrebbe consegnato al presidente russo una nota scritta da Zelensky e contenente i termini richiesti dall’Ucraina per la pace. Pare che, dopo averl letto la nota, Putin sia esploso di rabbia, diventando una furia.
Secondo quanto riportato dal Times, lo Zar avrebbe così risposto ad Abramovich, riferendosi alla controparte ucraina: “Digli che li bastonerò”. Il buon Roman sarebbe quindi tornato a Istanbul dove avrebbe incontrato Rustem Umerov, politico ucraino negoziatore di Kiev. I due si sarebbero incontrati in un hotel di lusso per un faccia a faccia architettato da Ibrahim Kalin, niente meno che portavoce del presidente turco Recep Tayyp Erdogan. I colloqui andranno avanti per tutta la settimana per accontentare tutte le parti in causa.
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“Accordo vicino”
Abramovich, come tanti altri magnati e ricchi imprenditori russi particolarmente vicini a Putin, è finito nel mirino delle sanzioni di Unione europea e Regno Unito. Ha provato a salvare il salvabile vendendo le proprietà londinesi, il Chelsea e spostando i suoi yacht e jet lontani dalle aree sanzionate. Fatto sta che Abramovich sarebbe subito entrato nei negoziati nelle vesti di facilitatore, al punto che Zelensky avrebbe chiesto a Joe Biden di sospendere le misure contro l’oligarca.
Adesso siamo nella fase più critica, come hanno confermato le fonti turche. “L’accordo è vicino”, ripete il portavoce di Erdogan. In realtà la situazione potrebbe essere un po’ più complessa, visto che alcune questioni, tra cui la smilitarizzazione dell’Ucraina, la distanza di Kiev dalla Nato e lo status protetto per la lingua russa, avrebbero riscontrato il semaforo verde, mentre altri nodi dovrebbero ancora essere sciolti. Sul tavolo ci sarebbero ancora alcuni temi chiave, come quello relativo al futuro della Crimea e del Donbass.
Trattative, negoziati e mediazioni
Da Instabul, circolano voci secondo cui Crimea e Donbass potrebbero essere controllati da Mosca con un contratto di locazione a lungo termine. Per capirci, sulla falsa riga di quanto fatto a suo tempo dalla Gran Bretagna con Hong Kong nel periodo compreso tra il 1898 e il 1997.
Quest’idea ha convinto Putin? La soluzione sarebbe stata presa in considerazione dal presidente russo, anche se il capo del Cremlino viene descritto come adirato tanto per gli insuccessi raccolti dai suoi soldati in Ucraina quando per un presunto odio nei confronti di Zelensky. Non è detto, quindi, che l’intesa vada in porto secondo queste condizioni.
Di sicuro Abramovich continuerà a fare la sua parte, spostandosi da Kiev a Mosca. Anche perché l’oligarca sembra esser molto determinato a porre fine al conflitto. Soprattutto dopo aver visto gli orrori accaduti in Ucraina, terra di origine della sua cara madre Irina. I negoziati, intanto, proseguono.