L’area dell’incidente è lontana dal Nagorno, lontana dal fronte in cui in queste ore si sta combattendo per la regione contesa. Per questo, non appena battuta dalle agenzie, la notizia dell’abbattimento di un elicottero russo in territorio armeno ha destato molto più di una semplice perplessità. Le conferme però non sono tardate ad arrivare. E adesso, nello scenario già infuocato del Caucaso, si aggiunge anche questo episodio le cui conseguenze, politiche e militari, sono ancora da definire.
Il luogo dell’abbattimento
Tutto è avvenuto nel villaggio di Yeraskh. Si tratta di una località armena molto vicina al confine con la repubblica autonoma azerbaigiana del Nakhchivan, l’enclave cioè posta tra l’Armenia e la Turchia e staccata dal resto del territorio nazionale. Nel tardo pomeriggio di questo martedì, gli abitanti della zona hanno avvertito una forte esplosione che ha destato non pochi sospetti. Scattato l’allarme, i soccorritori poco dopo hanno trovato i resti di un aereo militare in fiamme nelle campagne circostanti Yeraskh. Si trattava di un elicottero d’attacco Mi-24, in dotazione all’esercito russo. Poco distanti dal mezzo vi erano i cadaveri di due membri di un equipaggio, un terzo componente invece sarebbe stato trovato in vita, come riferito da Sputnik, e trasferito in un ospedale della zona.
Sui social sono state pubblicate alcune foto dell’elicottero in fiamme e distrutto dopo l’impatto al suolo. Per diverse ore nella zona hanno operato soccorritori armeni, sia delle forze di sicurezza che delle locali squadre dei Vigili del Fuoco. Tuttora, nonostante il buio della serata calato su questo lembo di territorio armeno, sarebbero in corso ancora le ricerche di altri rottami e pezzi dell’elicottero sparsi in un raggio di diversi chilometri dopo lo schianto.
La conferma del ministero della Difesa russo
Dopo i primi lanci di agenzia e le foto sui social, le prime conferme ufficiali di quanto accaduto sono arrivate direttamente da Mosca. Il ministero della Difesa russo ha infatti emanato una nota in cui si è fatto riferimento alla perdita di un Mi-24, schiantatosi in Armenia quando erano le 17:30 (ora locale). Gli stessi responsabili del dicastero russo hanno confermato inoltre che l’elicottero stava scortando un convoglio della 102ma base militare russa attraverso il territorio dell’Armenia, nello spazio aereo vicino all’insediamento armeno di Yeraskh. Dunque si trattava un’operazione di routine, a supporto di un normale spostamento di truppe russe stanziate all’interno di una delle basi di Mosca in Armenia.
Le scuse da parte di Baku
Subito i sospetti sono andati sulle forze dell’Azerbaigian. Fonti locali hanno riferito che a sparare il missile in grado di centrare ed abbattere l’elicottero russo erano stati proprio gli azerbaigiani appostati sulle colline a ridosso del confine armeno. Indiscrezioni del genere sono filtrate anche dallo stesso ministero della Difesa russo. Poche ore più tardi Baku ha ammesso le proprie responsabilità: “L’abbattimento – ha spiegato una fonte azerbaigiana all’agenzia Sputnik – è stato frutto di un errore”. Molto probabilmente l’elicottero è stato scambiato per un mezzo armeno in avvicinamento al territorio azerbaigiano. Da qui la decisione da parte dei militari di Baku di aprire il fuoco, centrando il bersaglio e provocando la perdita ai russi di un proprio mezzo e di due uomini.
A colpire l’elicottero, si è appreso poi da fonti russe, è stato un Manpads sparato da una distanza di poco più di un chilometro dal confine con l’Armenia. Difficile adesso prevedere se l’episodio avrà o meno conseguenze. L’ammissione di colpe da parte azerbaigiana potrebbe gettare acqua sul fuoco, anche se al Cremlino ovviamente da ore si sta valutando con attenzione l’evolversi della situazione.